DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera”
I condannati a livello federale per semplice possesso di marijuana sono stati, negli ultimi 30 anni, solo 6.500.Nessuno di loro è in carcere. Il perdono presidenziale concesso giovedì da Joe Biden può, quindi, apparire un gesto di scarso significato, che si limita a restituire i diritti civili e politici a quei condannati: voteranno e troveranno lavoro più facilmente.
In realtà Biden ha fatto di più chiedendo ai ministri della Giustizia e della Sanità di rivedere la classificazione delle droghe. Ora la marijuana è nello Schedule 1 insieme ad eroina e Lsd, considerata più pericolosa del micidiale fentanyl: «Non ha senso», dice il presidente che, se non ha ancora avviato la depenalizzazione della marijuana (ci sono ancora problemi di spaccio e di consumo dei minorenni), marcia comunque in questa direzione: Biden ha chiesto anche ai governatori di adottare nei loro Stati le misure da lui introdotte a livello federale.
Del resto la cannabis è già stata legalizzata da vari Stati.
Ma il perdono di Biden (che non riguarda lo spaccio e nemmeno la distribuzione gratuita e riguarda solo chi è cittadino Usa) avrà un impatto positivo sul sistema giudiziario e sull'attività di polizia: basti dire che in America il possesso di marijuana è la causa di quasi metà degli arresti.
Che poi, magari, non portano a condanne penali. La Lega per i diritti civili ha calcolato che dal 2010 al 2018 gli arresti per possesso di marijuana sono stati oltre sei milioni. C'è, quindi, la possibilità di decongestionare molto l'attività dei commissariati e dei tribunali. Con un occhio alle elezioni di mid term che si terranno tra un mese, Biden sostiene che ci sarà anche un effetto di riduzione delle discriminazioni: «Bianchi neri e ispanici consumano marijuana nella stessa misura, ma a finire nei guai sono soprattutto le minoranze etniche». Per lui è anche un modo di fare ammenda per antichi errori: da senatore fu l'architetto del crime bill che nel 1994 sanzionò con pene severissime i reati di droga.
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