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Paolo Colonnello per "La Stampa"
La promessa di 400 mila euro al presidente della Compagnia delle Opere di Bergamo Rossano Breno, più il versamento in contati di 200 mila euro, più la ristrutturazione gratis della scuola di Cl Imimberg di Bergamo (valore 781 mila euro), più 50 tesseramenti a favore di un politico locale di area ciellina.
Totale: quasi un milione di euro versati dall'imprenditore Pierluca Locatelli in cambio di una firma dell'allora presidente ciellino della Lombardia Roberto Formigoni sotto una delibera che, aggirando ogni tipo di restrizione locale e di buon senso, autorizzava l'apertura di una discarica di amianto vicino a Cremona, con grave rischio di inquinamento idrogeologico.
Le accuse sono contenute nel decreto con il quale ieri il pm Alfredo Robledo ha disposto la chiusura dell'inchiesta per concorso in corruzione nei confronti dell'ex governatore della Lombardia e di altre 18 persone, tra cui l'ex vicepresidente del Consiglio regionale lombardo Franco Nicoli Cristiani e cinque società , compresa la Metropolitana Milanese per violazione della legge 231 sulla responsabilità amministrativa nella mancata prevenzione dei reati. «Si tratta di accuse infondate e ridicole", commenta Formigoni.
L'indagine, nata da una tangente di 100 mila euro versata da Locatelli e trovata nell'abitazione dell'ex vicepresidente del Consiglio regionale Nicoli, detto "bubble gum" per la preferenza delle banconote rosa da 500 euro, si è allargata a mano a mano ad una serie di imprenditori fotografando l'altra faccia del "sistema" lombardo, legato a tangenti o favori di varia natura in cambio di appalti e delibere compiacenti.
Vicenda che coinvolge persino l'Expo attraverso l'accertamento della promessa di una tangente da 500 mila euro e di una serie di benefit (un'auto di grossa cilindrata dotata di scheda carburante e telepass) per ammorbidire i controlli su un appalto di bonifica delle interferenze sul sito dell'esposizione universale del valore di 97 milioni e 295 mila euro.
Corruzione, quest'ultima, che riguarda una società delle coop rosse, la Cmc. I permessi definitivi per la discarica di amianto sarebbero arrivati invece attraverso l'Autorizzazione Integrata Ambientale, la cui delibera venne firmata da Formigoni in persona e dall'assessore all'Ambiente Marcello Raimondi. In cambio, i due politici avrebbero ottenuto soldi a pioggia dagli imprenditori per finanziare Comunione e Liberazione e i capi della Compagnia delle Opere di Bergamo, «i quali agivano in nome e per conto dei pubblici ufficiali Formigoni e Raimondi».
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