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carlo calenda nel film cuore del nonno luigi comencini
DAGONEWS
Com'è nata l'operazione Calenda che ha fatto infuriare gli ambasciatori e rafforzato l'immagine di un premier-ducetto che calpesta ogni formalità per i suoi interessi? Gli attori in campo sono molti. Venerdì scorso Renzi ha parlato con Gentiloni e con Elisabetta Belloni, diplomatica nonché capo di gabinetto del ministro degli Esteri, per trovare una soluzione al problema Sannino, l'ambasciatore italiano a Bruxelles che il bullo fiorentino vuole sostituire da mesi.
La sua prima scelta per quel posto delicatissimo era Ragaglini, ambasciatore a Mosca. Ma l'ex rappresentante italiano all'Onu andrà in pensione tra due anni, e sa bene che gestire i rapporti con l'Unione Europea è un lavoro che richiede anni di semina prima di dare frutti. Così ha cortesemente rifiutato, e a Palazzo Chigi si sono ritrovati con la rogna di trovare un altro uomo ''forte'' (o, se debole, manovrabile) da spedire a Bruxelles.
I nomi sono fioccati. Nella lista c'era Bisognero, ora a Washington, che però non era il profilo giusto. Diventare ambasciatore in America è l'apice della carriera diplomatica, ributtarsi tra le beghe brussellesi sarebbe stato un ''demansionamento''. Inoltre, non è una feluca di polso come Ragaglini. Perciò si è passati a Sandro Gozi, il prodiano col pallino dell'Europa, e a Maurizio Massari, ambasciatore in Egitto. Entrambi sono stati scartati, troppo deboli.
CESARE RAGAGLINI AMBASCIATORE ITALIANO ALL ONU
Calenda nel frattempo era diventato una spina nel fianco di Renzi: ambiziosissimo e assetato di potere, aveva puntato il posto di Federica Guidi (di cui ora è vice) e voleva diventare al più presto ministro dello Sviluppo Economico. Il suo discorso era: la Guidi è ''figlia'' del patto del Nazareno con Berlusconi. Ora che è saltato, che senso ha tenere una che è per metà teleguidata dal padre, e per l'altra metà fedele a Silvio?
Ma la Guidi ha i suoi santi protettori che non permettono a Matteo di spedirla in cucina. E così ha risolto due problemi (creandone molti altri) spedendo Calenda a Bruxelles. Dietro, naturalmente, non manca lo zampino del ''protettore'' di Calenda: Montezemolo. Il viceministro ha lavorato in Ferrari, poi come assistente di Luchino presidente di Confindustria, per finire piazzato come direttore generale dell'Interporto Campano di Gianni Punzo. Che era fondatore e socio forte di Ntv-Italo, che proprio all'Interporto di Nola ha il suo hub.
Coordinatore del partito-fantasma di Monteprezzemolo, Italia Futura, si candida (e viene trombato) con Scelta Civica, ma è ripescato da Letta che lo premia col posto di viceministro, poi confermato da Renzi. Tramontata la stella di Monti, Calenda si è subito convertito al renzismo e iscritto al Pd.
Ma non si è trattato solo del suo protetto: in questi mesi il premier ha avuto molti incontri con Montezuma, su vari dossier: Alitalia, Unicredit e Confindustria.
Per il vertice di viale dell'Astronomia, il bolognese Montezemolo appoggia il presidente degli industriali della sua città natale, Alberto Vacchi, e spinge Renzi a fare pressione sulle partecipate pubbliche iscritte a Confindustria (tra cui Eni, Enel, Poste, Finmeccanica) a votare per lui. Solo che c'è un problema: il presidente di Eni è una signora che si chiama Emma Marcegaglia, che non sopporta Luchino e non ha alcuna intenzione di votare in favore del suo candidato.
Per quanto riguarda Unicredit, Montezemolo sta approfittando del caos bancario per mantenere un ruolo. Palenzona al momento è azzoppato dal caso Bulgarella, e manda avanti Luchino. Ma il futuro prossimo della banca milanese vede l'uscita dal gruppo del presidente Giuseppe Vita, e lo ''spostamento'' di Ghizzoni, già pesantemente indebolito, sulla sua poltrona (con pochi poteri). Come nuovo amministratore delegato, il nome sarebbe già pronto. E sarà estratto tra i banchieri milanesi.
Elisabetta Belloni
BOMBASSEI MONTEZEMOLO PUNZO DELLA VALLE PRESENTANO ITALO NTV
GIANNI PUNZO DELLA VALLE
Gianni Punzo
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