RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
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A quattro mesi dalle elezioni presidenziali, Biden è in una situazione traballante e non solo per la demenza senile che lo azzoppa. Nonostante la raccolta fondi organizzata da Barack Obama e Bill Clinton sia andata a gonfie vele, “Sleepy Joe” ha un problema finanziario.
Le donazioni dei cittadini non sono così munifiche come si aspettava il quartier generale democratico. A confortarlo, c’è l’orientamento di voto dell’ala più moderata del partito repubblicano: i meno cowboys del “Grand old party” non sembrano così entusiasti di dare il voto a Donald Trump e alla sua “Maga”-gang di sciroccati.
donald trump vs joe biden immagine creata con midjourney 1
Il tycoon sta valutando le sue mosse e non ha ancora deciso se presentare il suo programma prima o durante la convention repubblicana. Idem con chips per la scelta del suo vicepresidente, che dovrebbe essere il moderato JD Vance.
I due annunci sono i colpi in canna che possono portare nuovi consensi a Trump e fargli compiere quel salto di qualità nei confronti dell’elettorato, con un innegabile effetto sorpresa.
Biden non ha le stesse cartucce da sparare, ma potrebbe giocarsi due assi (sta lavorando per calarli entro agosto) qualora annunciasse la tregua in Medioriente e l’inizio del negoziato per la fine della guerra in Ucraina. I suoi emissari, a partire dalla Cia guidata da Bill Burns, hanno rilevato una disponibilità di Putin alla trattativa, ma è contrario al cessate il fuoco. Il Cremlino, infatti, è convinto che, tacendo i mortai, darebbe la possibilità all’Ucraina di riorganizzarsi e ricevere nuove armi.
Anche sul lato Trump non va tutto a gonfie vele: l’ex presidente ha pagato, in termini di consenso (avrebbe perso, in alcuni Stati, almeno 6 punti), il porno-processo Stormy Daniels, in cui è stato giudicato colpevole di tutti e trentaquattro i capi di accusa.
Dalla sua, il tycoon arancione ha ritrovato il “Wall Street Journal”. L’autorevole quotidiano, conservatore che aveva scaricato Trump dopo l’assalto al Congresso, negli ultimi tempi, abbindolato dalla politica fiscale del Donald a favore dei ricchi, è tornato a dargli una mano attaccando frontalmente (e quasi quotidianamente), Joe Biden.
Lo stesso fanno Fox News e New York Post, quotidiano che incalza la Casa Bianca sui guai del figlio del presidente, Hunter, tra armi, droga e mignotte.
Cosa unisce questi tre media? Il ''WSJ" appartiene al Down Jones di Wall Street, gli altri sono di proprietà dello squalo fuggito dal nosocomio Rupert Murdoch, che ha ufficialmente preso le distanze da Trump ma non ha messo la mordacchia al suo impero editoriale, lasciandolo libero di portare acqua al mulino repubblicano. In soccorso del vecchio Joe Biden c’è la Silicon Valley che, pur di contrastare lo svalvolato Elon Musk ormai su posizioni ultra-trumpiane, farà la sua parte per aiutare il presidente uscente.
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