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Danilo Taino per il “Corriere della Sera”
merkel schaeuble germania
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Ieri, quando si è capito che il nuovo ministro delle Finanze greco Euclid Tsakalotos era arrivato alla riunione dell’Eurogruppo a Bruxelles a mani vuote, senza niente di scritto, men che meno con il famoso piano che Atene aveva promesso ai creditori e ai greci, nei media e tra i politici che ancora sono a Berlino il concetto più diffuso era che la pazienza ha un limite. Sembra che debbano pazientare ancora, però: gli incontri di Bruxelles tra Atene e i creditori andranno avanti, in attesa di una proposta ferma di Atene.
Resta il fatto che in una parte consistente dell’opinione pubblica tedesca lo stupore per quello che sta accadendo è massimo. L’idea che un governo che ha vinto un referendum sostenendo che in 48 ore avrebbe forzato un accordo con in partner dell’Eurozona si presenti, giusto 48 ore dopo, senza una proposta sembra inspiegabile in Germania. Così, però, è. Il problema sta nel fatto che su questo crinale la disponibilità dei tedeschi a considerare un accordo con la Grecia è destinata a indebolirsi ancora.
SIGMAR GABRIEL E ANGELA MERKEL
Già ieri mattina, i giornali hanno schierato uno sbarramento di commenti e di prese di posizione del quale Angela Merkel non può non tenere conto. Il quotidiano più diffuso, il popolare Bild, offriva alla cancelliera il suo piano in cinque punti.
Questo: immediato ritiro della Grecia dall’euro; esclusione di un terzo programma di aiuti; taglio immediato del debito greco, tanto quelli sono soldi persi; aiuti umanitari alla popolazione per quanto riguarda ospedali, cibo, rifornimenti d’acqua, elettricità; tenere la Grecia nella Ue anche se fuori dall’Eurozona in modo che possa accedere ai finanziamenti comunitari, 35 miliardi già disponibili da ora al 2020. All’intervento della Ue piuttosto che su quello di un programma di aiuti interno all’area euro faceva poi cenno anche il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble.
All’altro capo della galassia mediatica tedesca, tra i giornali cosiddetti di qualità che rappresentano più il sentimento delle élite invece che la pancia del Paese, le opinioni non erano meno nette. La Frankfurter Allgemeine Zeitung , di centrodestra, sosteneva che «l’euro non è il dono degli Dei», cioè che niente è dovuto e niente è scontato.
La Süddeutsche Zeitung , di centrosinistra, aveva un commento sul «perché la Grecia deve abbandonare l’euro» (perché è sì una scelta costosa ma è quella più pulita). L’idea che la Grexit possa fare bene sia alla Grecia sia all’Europa – perché la prima sarebbe libera di fare le sue scelte e l’area euro avrebbe chiaro che deve rivedere alla radice la sua architettura – in Germania è ormai piuttosto diffusa.
Dal punto di vista politico, a parte poche voci dissonanti, sarà molto, molto difficile convincere la Cdu-Csu di Angela Merkel a votare al Bundestag – il parlamento – un nuovo programma di aiuti ad Atene. L’idea diffusa tra i democratici-cristiani è che un accordo non verrebbe rispettato, tra pochi mesi il governo greco direbbe che l’austerità non ha funzionato e chiederebbe altro denaro.
Tra i socialdemocratici, anch’essi al governo nella Grande Coalizione, le posizioni sono più articolate, con il leader Sigmar Gabriel duro nei confronti di Atene e alcuni esponenti della sinistra – ad esempio Axel Schäfer e gli Judos, l’organizzazione dei giovani – critici nei suoi confronti.
Nel caso di un nuovo programma di aiuti ad Atene, che dovrebbe essere votato dal parlamento, Frau Merkel potrebbe forse contare, per farlo passare, sull’aiuto di una parte dei socialdemocratici e dell’opposizione dei Verdi e della Linke: ma avere contro il proprio partito sarebbe un suicidio politico. La cancelliera cammina su un sentiero stretto stretto.
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