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CON TSAKALOTOS AL POSTO DI VAROUFAKIS IL RISULTATO NON CAMBIA - IL NEO MINISTRO DELLE FINANZE GRECO SI PRESENTA A MANI VUOTE ALLE RIUNIONI DELL’EUROGRUPPO: NESSUN PIANO, ZERO PROPOSTE

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Francesca Basso per il “Corriere della Sera”

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Cautela e diffidenza. Sono i due termini che tornano di più in chi cerca di descrivere il clima in cui si sono svolte le due riunioni, quella dei ministri finanziari e quella dei capi di Stato e di governo dell’eurozona (cioè dei Paesi che hanno adottato la moneta unica), che hanno dovuto riprendere il dialogo con la Grecia, dopo la vittoria schiacciante del a «No» al referendum di domenica scorsa.

 

Cautela e diffidenza perché Atene anche questa volta si è presentata senza proposte scritte e ha promesso che lo farà nelle prossime ore, lasciando sorpresi gli interlocutori che si aspettavano un piano concreto data la situazione drammatica in Grecia, con le banche chiuse e il rischio collasso dell’economia.

 

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Un faccia a faccia non facile, anche se uno dei protagonisti, il ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis che era riuscito a inimicarsi gli altri diciotto ministri, è stato sostituito da Euclid Tsakalotos. Al premier greco Alexis Tsipras non sono stati fatti sconti anche se si è presentato rafforzato politicamente sul fronte interno dall’esito del referendum. Gli hanno fatto capire che un’eventuale uscita dall’euro è sul tavolo se non verranno presentate proposte entro venerdì mattina. Domenica ci sarà il vertice decisivo.

 

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Nei giorni scorsi il presidente francese François Hollande ma anche il ministro delle Finanze Michel Sapin avevano tentato di ricostruire i ponti con Atene dopo che diversi leader europei, a partire dal presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, avevano indicato il referendum come un voto sulla permanenza o meno nell’eurozona.

 

Ieri sia il presidente Juncker sia il commissario agli Affari economici, il francese Pierre Moscovici, hanno invece ribadito l’impegno a mantenere la Grecia nell’euro. La sua uscita sarebbe «un fallimento collettivo terribile», ha detto Moscovici, ma da Atene servono «proposte concrete e buone» ai partner europei per «riforme credibili, tangibili ed efficaci»: «La palla è ancora nel campo delle autorità greche».

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Anche per il ministro delle Finanze spagnolo, Luis De Guindos, che corre per la poltrona di presidente dell’Eurogruppo sfidando il falco dell’austerity Jeroen Dijsselbloem, la Grexit è uno scenario che «nessuno vuole» ma ha ricordato che non c’è tempo e che «ogni programma ha delle condizioni, la cosa importante è che si seguano le regole».

 

In sintesi è la posizione italiana che sta dietro alle parole del premier Matteo Renzi: «L’Europa così non va — ha detto —. Mi preoccupa di più il futuro di un’Unione solo economica e non politica che l’emergenza greca che credo si possa risolvere nelle prossime ore». E’ il problema delle regole che l’Unione Europea decide di darsi e di rispettare.

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Le posizioni più rigide si sono confermate quelle della Germania e dei Paesi del Nord Europa. La cancelliera tedesca Angela Merkel al suo arrivo al summit è stata diretta: «Dopo la fine del secondo programma di aiuti e dopo il No molto chiaro al referendum non ci sono ancora le condizioni per cominciare oggi le trattative nel quadro del programma Esm».

 

A spingere sulla necessità politica e non solo economica di una soluzione «pacifica» è stato anche il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, che ha sentito telefonicamente la cancelliera tedesca Merkel, il presidente francese Hollande e il premier greco Tsipras. Ai tre ha sottolineato che «c’è un mutuo e collettivo interesse perché la Grecia resti nella zona euro».

Juncker e Tsipras  Juncker e Tsipras