
DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA…
1. IN CASA CUPIELLO IL PRESEPIO DI RENZI PIACE A POCHI
Eugenio Scalfari per “la Repubblica”
(...)
Ma che cos'è oggi il Pd? Questa è la domanda di fondo che bisogna porsi nel momento in cui la ribellione dell'Europa mediterranea è rientrata di fronte all'accordo della Germania con la Spagna, all'enigma scozzese che, se vincessero i "sì" alla separazione, metterebbe a rischio l'adesione alla Gran Bretagna all'Ue e riguardano la crisi francese che allontana, anziché avvicinarla, la Francia dall'Italia.
Che cos'è il Pd? Anzitutto è un partito post-ideologico.
Abbiamo già affrontato altre volte il tema dell'ideologia.
Dai tempi dell'Urss e del comunismo staliniano per i liberali l'ideologia era una peste da cui liberarsi.
Perfino Albert Camus, che fu certamente un uomo di sinistra, detestava appunto come la peste l'ideologia.
Personalmente credo che l'ideologia sia una forma di pensiero astratto che esprime un sistema di valori e dunque penso che l'ideologia non sia eliminabile a meno che non si elimini il pensiero. Un sistema di valori è un'ideologia, le Idee platoniche sono la teoria ideologica della perfezione; le creature effettivamente esistenti sono imperfette perché relative e l'ideologia platonica è per esse un punto di riferimento. Abolite il punto di riferimento ed avrete un'esistenza day-by-day, la vita inchiodata al presente senza né passato né futuro.
Se torniamo ad un partito politico, la mancanza di ideologia ha lo stesso effetto: lo inchioda sul presente.
Nella Dc, Alcide De Gasperi era un politico con l'ideologia cattolico-liberale; Fanfani aveva un'ideologia cattolico-sociale; Moro un'ideologia cattolico-democratica. Andreotti non era ideologo, come ai suoi tempi Talleyrand. Voleva il potere subito e oggi. Con la destra, con i socialisti, con il Pci, con la famiglia Bontade, contro la famiglia Bontade.
Senza passato e senza futuro.
Ai tempi nostri Berlusconi è stato la stessa cosa. Scrive Giuliano Ferrara sul “Foglio” di giovedì scorso che al cavaliere di Arcore sarebbe piaciuto di governare la destra moderata guidando un suo partito di sinistra. Questo sarebbe stato il suo capolavoro. Del resto la sua azienda lavorava per Forlani e per Craxi: da sinistra per la destra. Non sarebbe stato un capolavoro? Per un pelo non ci riuscì e fu tangentopoli ad aprirgli le porte del potere. E Renzi? Nell’articolo intitolato (non a caso) “L’erede”, Ferrara scrive: «Renzi sta costruendo una sinistra post-ideologica in una versione mai sperimentata in Italia e volete che un vecchio e intemerato berlusconiano come me non si innamori del boyscout della provvidenza e non trovi mesta l’aura che circonda il nuovo caro leader?».
Mi pare molto significativo quest’entusiasmo di un berlusconiano intemerato al caro boy-scout post-ideologico della provvidenza. Ma il Pd? Come reagisce la sua classe dirigente e soprattutto i parlamentari? I parlamentari, salvo qualche eccezione, sono molto giovani e per ora stanno a guardare. Gli interessa soprattutto andare fino in fondo alla legislatura. Ma la classe dirigente renziana ha una univoca provenienza: viene dalla costola rutelliana della Margherita. La documentazione è fornita con molta completezza (sempre sul “Foglio” dello stesso giorno) da Claudio Cerasa.
Non c’è un solo nome renzista che provenga dal Pci-Pds-Ds. Nessuno. Margherita rutelliana. Se non è Andreotti, poco ci manca.
2. RENZI NON È ANDREOTTI. GLI PIACEREBBE
“Il democristiano non pentito” per Dagospia
Eugenio Scalfari e' sempre stato in guerra con Andreotti. Fascista da ragazzo, mentre zio Giulio era al riparo del Vaticano e con De Gasperi. Poi socialista, filo-PCI e Demitiano in sevizio permanente. L'unico breve momento di contatto, forse, il governo delle larghe intese (rapimento Moro).
Ma oggi, nella sua carica anti-renziana, zio Eugenio esagera. Cita un gustoso articolo sul Foglio di Claudio Cerasa ("er Governo Rutelli") per poter dire: 'la classe dirigente renziana ha una univoca provenienza, viene dalla costola rutelliana della Margherita. Non c'è un solo nome renzista che provenga dal PCI-Pds-Ds. Nessuno. Margherita rutelliana. Se non è Andreotti, poco ci manca".
Ma l'errore è blu. Renzi e' fanfaniano nell'animo: per accentramento del potere, toscanità, doppio incarico al governo e al partito.
E' rutelliano per formazione: anticomunismo, rapidità e disinvoltura tattica. Ma, diciamolo, non per la capacità di formare gruppi dirigenti: qui Cerasa ha ragione nel fare l'elenco dei dirigenti PD e al governo di estrazione rutelliana. Anzi, ne mancano: da ultimo, proprio quel Beppe Fanfani, nipote di tanto zio, appena eletto al CSM, e responsabile giustizia nella Margherita.
Ma Rutelli non è democristiano, e tanto meno andreottiano. Zio Giulio si rivolta nella tomba, anche perché il quindicennio rutellian-veltroniano al Campidoglio lo ha mandato in pensione dopo mezzo secolo nella roccaforte romana (gli amici ricordano il discreto sostegno dato a Fini nel 1993, e il crescente distacco nelle elezioni successive).
I democristiani - siamo ancora tanti - soffrono molto a vedere Andreotti associato a Renzi. Il Divo Giulio, per dire, non si sarebbe accodato nelle sanzioni contro Mosca. Si sarebbe opposto all'eliminazione del Senato, quasi fosse una bancarella. Non avrebbe, certo, accettato la liquidazione dei dirigenti pubblici e dei funzionari del Parlamento sull'altare della Boschi. Con la Merkel si sarebbe messo d'accordo, ma davvero.
Non scherziamo.
Il democristiano non pentito
DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA…
DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È…
DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA…
DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE…
DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL…
FLASH – BRUNO VESPA, LA “SPALLA” DEL GOVERNO MELONI: IL GIORNALISTA IN RAI E' PERFETTO PER DARE…