FARSA ITALIA – I GIORNI DELL’ANARCHIA NEL PARTITO CONTRO RE SILVIO “CHE DELEGA TUTTO” – DIETRO IL SABOTAGGIO DEL CANDIDATO CATRICALÀ IL MALCONTENTO PER I VARI CLAN ROSSI-PASCALE, VERDINI, TOTI – E FITTO È SEMPRE PIÙ CRITICO

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Carmelo Lopapa per “la Repubblica

 

silvio berlusconi e maria rosaria rossisilvio berlusconi e maria rosaria rossi

Pretendono che l’ordine di votare Donato Bruno alla Consulta arrivi dal capo in persona. Senza mediazioni. Senza portavoce. Dentro Forza Italia la rivolta dei gruppi parlamentari rasenta ormai l’ammutinamento e così, prima che il Parlamento riprenda le votazioni per giudici di Consulta e Csm, se Silvio Berlusconi vorrà evitare altre imboscate dovrà formalizzare da Arcore la scelta del nome. «Purché venga allo scoperto lui», è la richiesta.

 

Il partito monolitico è un ricordo lontano. Nel giro di un anno Forza Italia ha subito una repentina metamorfosi: da «monarchia anarchica» a «oligarchia del clan», come l’hanno ribattezzata i veterani berlusconiani di Montecitorio e Palazzo Madama. Da soggetto di plastica a concentrato di correntismo e potentati che neanche la Dc anni Ottanta. Il fatto è che il leader è al tramonto e tutti cercano un posizionamento nel tentativo di sopravvivergli politicamente. O all’ombra della sua corte o, per chi ne è fuori, prendendone sempre più le distanze. Lui è sparito dai radar.

 

DENIS VERDINIDENIS VERDINI

«Fino a un anno fa alzava il telefono e se ti doveva urlare per una intervista o un’uscita non dovuta lo faceva senza remore, in prima persona» racconta quasi con nostalgia un ex ministro. Poi tutto è cambiato. In particolare, raccontano, dopo la valanga giudiziaria fino alla Cassazione dell’agosto 2013 e all’espulsione dal Parlamento di novembre. Risultato: «Adesso, al posto suo fa parlare e trattare altri, la Rossi del partito, Toti delle alleanze, Verdini delle riforme con Renzi, perfino la Pascale di diritti civili» elenca con amarezza chi è ammesso ormai di rado a Villa San Martino.

 

roma   cena pascale berlusconi   roma cena pascale berlusconi

Quanti ex fedelissimi parlamentari caduti nell’ombra, chi ricorda Sandro Bondi, Elio Vito, Michaela Biancofiore? Tutti i 69 deputati e i 59 senatori si sono così frammentati in piccole e grandi fazioni. Non è che non riconoscano più il monarca, ma con l’impallinamento nei giorni scorsi del grand commis Antonio Catricalà (sponsor Gianni Letta) hanno lanciato l’ultimo, pesante avvertimento. Al grido di: «Non accettiamo più imposizioni dal clan», d’ora in poi rispondono solo agli ordini del leader, se si deciderà a darne di persona.

 

Verdini, ma anche i capigruppo Romani e Brunetta si sono precipitati ad Arcore e lo hanno chiamato per riferire in queste ore come la situazione rischi di sfuggire di mano. Ecco perché Berlusconi, guarito dall’uveite, domani non solo tornerà a Roma, ma ha già fatto sapere che intende convocare e tenere a rapporto l’intera delegazione parlamentare. Cosa che potrebbe avvenire già nelle prossime 48 ore.

razzi toti mariarosaria rossirazzi toti mariarosaria rossi

 

Salvo prima risolvere la grana di Consulta e Csm, perché il caos generato dalla fronda interna che ha boicottato il candidato ufficiale per sostenere in blocco Donato Bruno ha finito col paralizzare l’intero Parlamento. Dopo i parlamentari, toccherà ai coordinatori regionali, insomma cercherà di riprendersi in qualche modo il partito entro fine settembre, come spiegava ieri ai suoi interlocutori.

 

Ha incontrato i coordinatori lombardo e veneto, Gelmini e Marin, per fare il punto sulle alleanze alle regionali, altri li ha sentiti. Altro tema caldo, quello del rapporto con Ncd e Lega, per ora rimesso agli sherpa, a cominciare dal gruppetto dei fedeli lealisti Toti, Gelmini, gli stessi capigruppo. Le interviste politiche che rilasciano sempre più di frequente le “guardie del re”, ultima targhetta affibbiata al duo Francesca Pascale — Maria Rosaria Rossi, alimentano la fibrillazione.

RAFFAELE FITTO RAFFAELE FITTO

 

Dopo l’ultima a Repubblica della tesoriera, si è scatenato Raffaele Fitto. Con lui, ormai riferimento dei numerosi frondisti, c’è tutto un blocco di dirigenti, ex ministri o governatori, dalla Carfagna a Saverio Romano, dalla Polverini a Capezzone. L’eurodeputato da 284 mila voti ieri è tornato alla carica su Sky, rivendicando ancora le primarie e una linea di marcata opposizione a Renzi, «perché un’opposizione silenziosa rischia di perdere la sua credibilità» è la critica implicita rivolta a Berlusconi. Al quale ricorda che Forza Italia «è scesa in 5 anni da 13 a 4 milioni di voti».

AUGUSTO MINZOLINIAUGUSTO MINZOLINI

 

Da Augusto Minzolini a Lucio Malan non sono pochi quelli che vorrebbero dichiarare guerra al governo. «Perché se è vero che in primavera si vota, se Renzi tenta il blitz — ne è convinto il senatore ex direttore del Tg1 — allora stiamo sbagliando strategia. Che racconteremo ai nostri elettori? Che abbiamo sostenuto le riforme del Pd?». Altra storia, chi metterà mano alle liste, a quel punto. E su questo è già rassegnazione nel partito. Insomma, «le guardie tengono in pugno il re» dicono. La partita è in mano al “clan” ristretto. Per tutti gli altri, l’avventura politica finisce qui.