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Da “Primaonline.it”
I deputati del pd, Michele Anzaldi, Alessia Rotta e Marco Di Maio hanno presentato il ricorso contro il Regolamento Formazione Professionale Continua degli iscritti all’Ordine dei giornalisti, pubblicato nel Bollettino Ufficiale del Ministero della Giustizia n. 4 del 28 febbraio 2015, che, secondo indiscrezioni, dovrebbe discuterlo tra tre settimane circa. E’ stato dunque chiesto l’annullamento, previa sospensiva, dei corsi di formazione per ottenere i 60 crediti biennali previsti dal regolamento.
Mancanza di sanzioni, di esenzioni, contrasto con il contratto nazionale di lavoro: queste alcune delle motivazioni riportate dai tre parlamentari, tutti peraltro giornalisti che hanno impugnato l’atto per del Regolamento per violazione e falsa applicazione di legge, con riferimento agli artt. 3, 4, 23 della Costituzione disparità di trattamento, difetto di istruttoria, eccesso di potere.
Secondo i ricorrenti, infatti, il regolamento è stato adottato senza acquisire il parere favorevole del Ministro vigilante che ha espresso soltanto un parere condizionato, non ritenuto ammissibile. “Inoltre” si legge nel ricorso al Tar “il regolamento è erroneamente modellato su quello delle altre professione senza tener conto della peculiarità della professione di giornalista” .
Infatti, spiegano i deputati riprendendo anche quanto affermato nel corso delle polemiche contro la decisione dell’Ordine dei giornalisti nazionale, sarebbe stato opportuno valutare la circostanza che gli altri professionisti hanno un contatto diretto con il cliente o l’utente e svolgono la propria attività prevalentemente in regime di lavoro autonomo. L’attività del giornalista, invece, è nella stragrande maggioranza dei casi svolta mediante un rapporto di lavoro di natura subordinata, regolato dal CNLG di categoria, inserito in una attività imprenditoriale.
“L’interesse pubblico”, spiegano, “è dunque garantito dalla particolare organizzazione aziendale ove l’attività è svolta”. Altra osservazione: Il regolamento non prevedendo alcuna esenzione (nemmeno per gli iscritti anziani) sarebbe poi in contrasto il contratto nazionale del lavoro che prevede la formazione, concordata con i comitati di redazione all’interno dell’impresa editoriale, soltanto per i redattori ordinari e non per le figure apicali.
Ultima motivazione riportata nel ricorso al Tar per l’annullamento è quella relativa all’esonero anche per 11 mesi dal lavoro per il periodo di formazione. Mentre per gli altri professionisti il permesso è automatico (basta riportare i crediti formativi conseguiti) per i giornalisti la locuzione è: “può essere esentato”. “Una tale formulazione dell’esonero è dunque censurabile, in quanto determina ingiustificate discriminazioni, essendo l’esenzione sottoposta al vaglio dell’organo autorizzante, peraltro neanche individuato”, osservano i tre parlamentari. Vengono poi rilevate una serie di carenze: dalla mancata economicità (con una duplicazione dei corsi), l’assenza di sanzioni e la discrezionalità delle esenzioni.
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