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DOPO AVER PERSO TUTTI GLI ALLEATI, RENZI SI METTE CONTRO ANCHE FRANCESCHINI - IL “BULLETTO” DICE NO ALLA RICHIESTA DI SU-DARIO DI CANDIDARE, IN UN COLLEGIO UNINOMINALE “BLINDATO”, SUA MOGLIE MICHELA DI BIASE, CAPOGRUPPO DEL PD A ROMA

Carlo Tarallo per “la Verità”

RENZI FRANCESCHINI

 

La crisi di consensi del Partito democratico mette a rischio la rielezione di tantissimi parlamentari uscenti, e restringe drammaticamente gli spazi per eventuali «new entry». Alle prese con grafici, sondaggi e proiezioni, Matteo Renzi in queste ore sta ricevendo una marea di richieste di candidatura o di ricandidatura, ed è obbligato a dire molti «no», anche eccellenti.

RENZI E BOSCHI

 

E tra i destinatari del 2 di picche ci sarebbe perfino un pezzo grosso del partito, uno degli «azionisti di amggioranza» della segreteria Renzi. Ovvero Dario Franceschini, ministro dei Beni culturali. Anzi, per essere precisi, la di lui consorte, Michela Di Biase.

 

La Verità ha appreso da fonti molto bene informate che nelle scorse ore tra il segretario del Pd e il ministro, uno dei capicorrente di maggior peso all' interno del partito, si sarebbe consumato uno strappo imprevedibile. Il motivo del litigio?

 

RENZI FRANCESCHINI

Franceschini avrebbe chiesto a Renzi di riservare un collegio uninominale «blindato» o un posto sicuro in un listino proporzionale a sua moglie, Michela Di Biase, capogruppo del Pd in consiglio comunale a Roma e responsabile delle relazioni esterne della Fondazione Sorgente group, ente fondato nel 2007 e sostenuto da Sorgente Group, holding che gestisce (tra l'altro) il patrimonio immobiliare della Siae (Società italiana autori ed editori) e che si occupa di «valorizzare, promuovere e divulgare tutte le espressioni della cultura e dell'arte appartenenti al nostro patrimonio culturale».

MARIA ELENA BOSCHI DA' IL CINQUE A MATTEO RENZI

 

La richiesta di Franceschini avrebbe fatto saltare sulla sedia Renzi, che avrebbe risposto picche, sottolineando tra l'altro la assoluta inopportunità di candidare marito e moglie, considerato che lo stesso Franceschini un collegio blindato, che sia nell'uninominale o nel proporzionale, lo otterrà di sicuro. Per la Di Biase, dunque, non ci sarebbe posto, a meno che, ovviamente, Franceschini non rinunci al proprio collegio sicuro per cedere la poltrona alla sua signora, ipotesi assolutamente remota.

MICHELA DI BIASE E DARIO FRANCESCHINI

 

Tornando ai dolori del giovane Renzi, il puzzle dei collegi, uninominali e proporzionali, lo sta facendo impazzire. Il crollo nei sondaggi, infatti, ha reso una vera e propria missione impossibile l'elezione di candidati democratici in moltissimi collegi uninominali, quelli che assegnano un terzo dei parlamentari (232 deputati e 116 senatori) e nei quali gli aspiranti parlamentari delle varie coalizioni si sfidano uno contro l'altro in una battaglia che avrà un solo vincitore, ovvero il candidato che riuscirà a conquistare anche un solo volo più degli altri.

 

Al Nord l'alleanza di centrodestra sembra destinata a fare il pieno, mentre al Centro e al Sud la lotta sembra una faccenda tra lo stesso centrodestra e il M5s. Il Pd con i suoi (pochi) alleati riuscirebbe a spuntarla in appena una decina di collegi uninominali in tutta Italia, 6 dei quali distribuiti tra Toscana ed Emilia Romagna.

 

RENZI BOSCHI

Ovviamente, questi collegi andranno allo stesso Matteo Renzi, che correrà a Firenze; a Maria Elena Boschi (in cerca di una collocazione lontana dalla sua Arezzo); a Paolo Gentiloni; allo stesso Franceschini e a big del partito come Marco Minniti, Andrea Orlando, Matteo Orfini, Luca Lotti, Lorenzo Guerini, Graziano Delrio.

Tutti costoro, in ogni caso, per non correre il rischio di restare fuori dal prossimo Parlamento, verranno candidati anche ai primissimi posti dei listini proporzionali, quelli che assegnano due terzi delle poltrone disponibili (386 alla Camera e 193 al Senato), e che sono assai più blindati dei collegi uninominali. Infatti, per essere eletti nel collegio proporzionale è sufficiente che il partito riesca a conquistare almeno un seggio.

DARIO FRANCESCHINI E MICHELA DI BIASE FOTO LAPRESSE

 

Il meccanismo che tutela i maggiorenti del Pd, come quelli di tutti gli altri partiti, è dunque semplice: si corre nel collegio uninominale, ma in caso di sconfitta si viene eletti lo stesso grazie al «paracadute» di un posto da capolista nel proporzionale.

 

michela di biase

Nel caso in cui, ad esempio, Matteo Renzi risultasse eletto sia nell' uninominale sia nel proporzionale, in quest'ultimo riparto lascerà il posto a chi viene dopo di lui nel listino. I primissimi posti nel listino, dunque, sono il vero obiettivo da conquistare per chi vuole avere la certezza di essere eletto o rieletto in Parlamento.

 

Ma c'è un altro ma. Renzi avrebbe in mente di riservare alcuni posti da capolista nei collegi proporzionali a personalità esterne alla politica, protagonisti della società civile, dell'impresa, della ricerca in grado di dare un certo appeal a un partito la cui immagine è ridotta ai minimi termini.

PAOLO SIANI

 

È il caso, ad esempio, di Paolo Siani, medico, fratello di Giancarlo, il giornalista ucciso dalla camorra a Napoli nel 1985. Renzi ha chiesto a Siani di candidarsi, ma è ovvio che in caso di risposta positiva gli dovrà essere garantita l'elezione, e dunque un posto da capolista nel proporzionale; posto che verrà inevitabilmente sottratto a un parlamentare uscente, da dirottare in un collegio uninominale, dove l'elezione sarà estremamente a rischio.

 

Dunque, tra esponenti del Giglio tragico e fedelissimi renziani sparsi in tutta Italia, capicorrente nazionali e relativi codazzi, volti nuovi in grado di restituire un po' di smalto all'immagine del Pd, i collegi «sicuri» sono praticamente già tutti esauriti. Alla signora Franceschini toccherà attendere (almeno) altri cinque anni per approdare in Parlamento.

MICHELA DI BIASE