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IN “MEDIA” STAT VIRTUS - LE ELEZIONI AMERICANE SONO SEMPRE SEGNATE DALLA TECNOLOGIA: NEL 2000 FU LA MAIL, NEL 2004 I BLOG, NEL 2008 TOCCÒ A FACEBOOK, NEL 2012 A TWITTER E STAVOLTA A SNAPCHAT, DOVE LE NOTIZIE RESTANO 24 ORE E POI SPARISCONO - E’ L’UNICO MODO PER “PARLARE” AI GIOVANI

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Jim Rutenberg per “The New York Times “ pubblicato da “la Repubblica”

chiocciola simbolo email chiocciola simbolo email

 

Le recenti elezione presidenziali americane state tutte caratterizzate dai nuovi media. Nel 2000 fu la posta elettronica: un bel cambiamento rispetto al fax, perché improvvisamente gli staff elettorali dei candidati potevano far arrivare messaggi ai giornalisti con tempi e modi molto più veloci, riducendo il ciclo della “fornitura” di informazioni da 24 ore a un’ora appena.

 

La campagna del 2004 venne invece segnata dai blog: fu quello il momento in cui i giornalisti delle testate più importanti e staff elettorale cominciarono a perdere controllo sull’informazione politica. Bastava un computer collegato alla Rete per far sentire la propria voce con commenti, notizie e critiche sferzanti verso media e politici.

 

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Poi, nel 2008, Facebook rese più facile raggiungere milioni di persone, riducendo ulteriormente l’influenza di giornali e televisioni. Nel 2012 è toccato a Twitter restringere il tempo della diffusione di informazioni politiche a pochi minuti, se non addirittura secondi, contribuendo a rendere più frenetiche le campagne elettorali.

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E queste saranno le «elezioni di Snapchat »? Parliamo del nuovo (più o meno) e popolare servizio di condivisione foto e video, che vanta circa 100 milioni di utenti giornalieri e ha una squadra di professionisti esperti che coprono le informazioni sulla campagna presidenziale.

SNAPCHATSNAPCHAT

 

La sua presenza nel sistema dell’informazione è innegabile: basti pensare che il numero di giovani fra 18 e 24 anni che hanno guardato il primo dibattito repubblicano tramite questa app è stato il doppio di quelli che lo hanno seguito in tv. È troppo presto per dire se questo inciderà sul voto. Possiamo però già dire che Snapchat è un simbolo appropriato per il 2016. Rappresenta infatti una trasformazione nel flusso dell’informazione. E potrebbe avere un effetto sull’esito finale della campagna.

 

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Da tempo, ormai, i progressi dei media influenzano la velocità delle notizie. Con Twitter si era già raggiunto il massimo: cosa c’è di più veloce di quei 140 caratteri? Ma Snapchat rappresenta un cambiamento d’altro genere: la longevità delle notizie, il tempo che rimangono nelle nostre menti e nei nostri server.

 

Perché gran parte delle cose condivise su Snapchat scompare dopo 24 ore o meno. Il contrario di quel che fanno il New York Times e altri mezzi di informazione tradizionali, che conservano la storia per i posteri. Snapchat invece registra il qui e ora, recita per l’oggi. Domani porterà qualcosa di nuovo che renderà l’oggi obsoleto.

 

obama balla nel 2008obama balla nel 2008

Un mandala tibetano di sabbia in formato digitale, creato a immagine della generazione Y. I suoi sviluppatori dicono di aver impostato l’applicazione in questo modo perché è quel che milioni di giovani utenti chiedono: è il loro modo di esistere. Logico, se si pensa che vivono online, interfacciandosi con un flusso costante di bit e byte. Anche i più anziani ci stanno arrivando: il consumo quotidiano di informazione degli adulti si è esteso infatti oltre la tv, la radio e i giornali, includendo tutte le innovazioni citate prima. E anche Snapchat.

 

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È nel pieno di questo uragano mediatico che si muove quest’anno il convoglio delle presidenziali. Strateghi esperti e candidati che prima elaboravano metodicamente le proprie strategie elettorali promuovendo le campagne un passo dopo l’altro e correggendo la rotta in corsa nel caso di imprevisti, hanno scoperto che le cose sono cambiate.

 

Come il team di Marco Rubio, entrato nella campagna pronto a combattere le solite scaramucce tra un ciclo d’informazione e l’altro, che ha scoperto con sorpresa che «non c’era nessun ciclo, era tutto un unico grande idrante», come ha detto Alex Conant, uno degli strateghi. «Le notizie arrivano a getto continuo e alla fine della giornata non conta quasi nulla. Succedono cose e 24 ore dopo tutti parlano già di altro».

 

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Anche Jeb Bush pensava di guadagnare terreno grazie a proposte innovative (secondo lui) che avrebbero innescato un dibattito. Quando ha tirato fuori un piano per rivoluzionare il sistema dei prestiti universitari, il poveretto era convinto che sarebbe diventato il tema del momento. Invece ha avuto poco spazio, sepolto dall’ultima dichiarazione di Donald Trump.

 

Il che porta alla buona notizia per i candidati alla presidenza: in questa cultura politica da «aggiorna la pagina», le notizie nocive non restano a lungo. È il momento migliore della storia moderna per vivere uno scandalo. O almeno lo è per Trump. Pensate al recente episodio in cui Trump ha detto che un contestatore aveva «legami con l’Is».

 

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Una balla. «In otto minuti Twitter lo sbugiarda », dice Miller, ex stratega di Bush. «La tv via cavo ne parla per tre ore e poi basta». Trump padroneggia quest’era di brevi intervalli di attenzione perché ha capito che, alimentando costantemente il flusso di notizie, ha sempre la possibilità di superare l’ultimo inciampo e accelerare l’amnesia delle masse. È per questo che il Washington Post, pochi giorni fa, ha pubblicato un editoriale per ricordare ai suoi lettori le dichiarazioni più esagerate di Trump.

marco rubio trumpmarco rubio trump

 

A Snapchat però non apprezzano la semplificazione. Peter Hamby, responsabile dell’informazione, spiega che le notizie di Snapchat sono effimere perché «la cosa importante è il momento», stare nel flusso. Perché è qui che sono i giovani utenti. A me però torna in mente quel vecchio detto su chi dimentica la storia. Cosa stavo dicendo?