FAMMI UN FISCO - EQUITALIA DEVE ANCORA RECUPERARE 682 MILIARDI DI EVASIONI - LA DIFFICOLTÀ MAGGIORE STA NEI RICORSI DI CHI BECCA L’ACCERTAMENTO: SOLO NEL 2014 NE SONO STATI PRESENTATI 90MILA - RISULTATO? SI VA AVANTI PER ANNI E NON SI CONCLUDE NULLA

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Ferruccio Sansa per il “Fatto Quotidiano”

 

EQUITALIA E GUARDIA DI FINANZAEQUITALIA E GUARDIA DI FINANZA

“Equitalia deve ancora recuperare 682 miliardi di euro”. Francesco Greco, procuratore aggiunto di Milano tra i massimi esperti in Italia di reati finanziari, l’ha buttata lì alla festa del Fatto alla Versiliana. Rossella Orlandi, numero uno dell’Agenzia delle Entrate, aveva appena annunciato: “Nel 2014 abbiamo raggiunto i 14,2 miliardi recuperati dagli evasori fiscali”.

 

Un record che, però, si aggiunge a un altro dato: “Nello stesso anno le evasioni accertate sono state circa 30 miliardi”. Il doppio. Certo, come fanno notare a l l’Agenzia delle Entrate, “le somme incassate si riferiscono anche ad anni diversi. I due numeri non sono esattamente sovrapponibili”. E, però, colpiscono: le evasioni accertate sono il doppio delle somme incassate.

 

Nelle tasche pubbliche ritorna solo il 50 per cento. E il resto? Semplice, la causa principale si chiama litigiosità. Cioè i ricorsi presentati dai presunti evasori. Quelli che ritengono di non dovere allo Stato le somme contestate e quelli che sperano di tirarla in lungo.

 

Equitalia Equitalia

Risultato? Si va avanti per sette, otto anni in media, fino alla pronuncia definitiva della Cassazione. E alla fine magari l’impresa oggetto della contestazione è fallita, la persona è defunta. Nel 2014 sono stati presentati 90mila ricorsi contro gli accertamenti dell’Agenzia delle Entrate; comunque meno dei 171mila del 2011, forse anche perché in Cassazione 9 volte su 10 il contribuente perde. Ma sono tanti i contribuenti che riescono a non pagare.

 

E le somme dovute confluiscono nel mare, anzi, nell’Oceano dei crediti che Equitalia deve riscuotere. Appena due anni fa ammontavano a 545 miliardi. In due anni sono saliti a quota 682 (in gran parte si tratta di somme dovute all’Agen - zia delle Entrate, ma altri creditori sono Inps, comuni e regioni).

 

equitalia cartella equitalia cartella

Ecco –come ha appena riferito alla Camera il sottosegretario all’Economia, Paola De Micheli – la distribuzione dei crediti inesigibili: 127,8 miliardi verso falliti, 66,2 deceduti o ditte cessate, 82 nullatenenti. Mentre per 304,8 miliardi sono state tentate azioni cautelari (pignoramenti, per esempio) senza successo e per 101 le azioni sono in corso. Tutto perduto? Molti ritengono di sì.

 

Equitalia giura e spergiura che nemmeno un euro è stato abbandonato. Recuperare tutto e subito sarebbe ovviamente impensabile. A parte i soggetti non più esistenti, si rischierebbe di mettere in ginocchio migliaia di imprese e famiglie. Ma un rientro progressivo aiuterebbe a tagliare una fetta consistente di debito pubblico. Oggi ormai volato oltre i 2.200 miliardi.

 

Di chi è la colpa se questo tesoro non ritorna allo Stato? “La maggior parte del debito è stato accumulato con la precedente gestione, quella che era affidata alle banche e ai privati”, ricordano negli uffici dell’Agenzia delle Entrate e di Equitalia. Le casse pubbliche comunque non sono le sole ad avere grattacapi con i debitori. Anche le banche possono contare su sofferenze lorde che hanno raggiunto i 193 miliardi di euro (+14,1%, cioè 25 miliardi rispetto a un anno fa).

 

SEDE EQUITALIA SEDE EQUITALIA

Sofferenze che, nel caso delle banche, ricordano all’Abi, dipendono soprattutto dalle imprese (138,1 miliardi); poi famiglie consumatrici (35,8); infine famiglie produttrici (15,7). E nei miliardi dovuti all’Agenzia delle Entrate rientrano soltanto le evasioni accertate. Non quelle che sfuggono alle maglie del fisco e che sono stimate in 180 miliardi l’anno. Una volta tanto, forse non quella giusta, l’Italia sarebbe in testa alla classifica (fonte Tax Research di Londra). Seguita da Germania (158 miliardi), Francia (120), Gran Bretagna (74) e Spagna (72).

 

Forse c’entrano anche le sanzioni penali previste per l’evasione che nel nostro Paese sono quasi virtuali: in Italia si contano 156 detenuti per reati fiscali contro gli 8.601 della Germania e i 12mila degli Stati Uniti. “Anche perché - spiega Greco - spesso ci vogliono quattro, cinque anni perché l’evasione venga scoperta e diventi oggetto di indagine”. E la prescrizione è praticamente scontata.

 

PROTESTA DAVANTI ALLA SEDE DI EQUITALIAPROTESTA DAVANTI ALLA SEDE DI EQUITALIA

“Chi intende evadere - sostiene Roberto Scarpinato, procuratore generale di Palermo - sa che se gli va bene può mettere da parte un tesoro che gli farà campare una generazione. Anche più. E se proprio gli va male e non strappa la prescrizione, al massimo dovrà andare per un anno, un paio di volte la settimana, a svolgere servizi sociali. Il rischio, diciamocelo, è praticamente nullo”.

 

“Il punto, però, non è mandare la gente in galera, non deve essere questo il nostro obiettivo. Ma recuperare il denaro”, conclude Greco. Intanto in un anno si recuperano 14 miliardi. Ma sono sempre la metà di quelli accertati. E il tesoro perduto dello Stato continua ad aumentare. Senza contare i 180 miliardi degli evasori che nessuno pizzica.