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Michele Brambilla per "La Stampa"
Ci sono date segnate dal destino e forse non è un caso se la condanna di Berlusconi al processo Ruby è arrivata il giorno del compleanno (82: auguri) di Emilio Fede.
Da quando è cominciata questa storia, molte cose sono girate storte al direttore più berlusconiano d'Italia: ha perso il Tg4 e, secondo alcuni, anche il rapporto dei bei tempi con il capo; l'hanno accusato di tante cose, anche false come la storia della valigetta di soldi portata in Svizzera; meno di un mese fa, la procura della Repubblica ha chiesto per lui - e per Lele Mora e Nicole Minetti - una condanna a sette anni, come quella inflitta ieri a Berlusconi.
L'abbiamo chiamato ieri nel primo pomeriggio per concordare l'intervista ed era di buon umore per il suo compleanno e soprattutto perché sta per tornare in pista: «Da domani», ci aveva detto, «divento direttore de La Discussione», il giornale fondato da De Gasperi. Ma quando lo abbiamo richiamato a sentenza appena letta si sentiva che la festa era stata rovinata.
Come l'ha presa, direttore?
«Provo tristezza. Una grande tristezza in generale, e in particolare perché colpisce un amico. Aspettavo questa sentenza con molta malinconia più questa sentenza di quella che mi riguarda».
Malinconia: quindi, un po' come tutti, se lo immaginava...
«Che lo condannassero? Sì. Ma questa sentenza va al di là di ogni pessimistica previsione. Certo, come si dice sempre in questi casi, aspettiamo le motivazioni: ma io che conosco la storia non riesco a capire come possano motivare una condanna simile».
Ha visto in tv la lettura della sentenza?
«Sì. M'è sembrato che anche i giudici fossero emotivamente coinvolti. Il presidente faceva fatica ad andare avanti con le parole».
Berlusconi se l'aspettava?
«Sì. Ma non una condanna più pesante delle richieste della Boccassini».
Lei dice: io conosco bene la storia. Ce la vuole spiegare?
«Per quel che so, posso veramente assicurare - e lo dico con la stretta al cuore - che Berlusconi certamente non sapeva che Ruby era minorenne. E per quanto mi riguarda posso giurare di non aver mai parlato con Berlusconi della sua età ».
Per un bel po' s'è detto: Ruby ad Arcore l'ha portata Fede.
«E finalmente s'è accertato che non è vero».
Ci racconta allora com'è nata questa storia?
«Mi avevano invitato vicino a Taormina per darmi un premio alla carriera. C'era anche una sfilata e mi chiesero se potevo presiedere. C'erano trenta-quaranta ragazze: a tutte ho chiesto chi sei, come ti chiami, da dove vieni, quanti anni hai... Tra quelle ragazze c'era anche Ruby? Ma chi si ricorda».
Poi però l'ha rivista ad Arcore.
«Appunto. L'ho rivista lì: non l'ho portata lì. Lei mi si è presentata e mi ha detto: si ricorda di me? E io: no, non mi ricordo. Erano passati cinque mesi, si figuri».
Da quel giorno sono cominciati i suoi guai.
«C'è stato un accanimento incredibile. Si sono inventati anche che avevo portato soldi in Svizzera con la valigetta. Adesso anche la Procura ha voluto chiarire che era falso. E io sto cercando di capire, anche attraverso la Procura, da chi è stata architettata quella menzogna».
E la cresta sul prestito di Berlusconi a Lele Mora?
«Un'invenzione di Lele Mora. Dica dove ha messo quei soldi, se esistono. Ma io non ho mai avuto soldi da Lele Mora. Infatti la Procura non me li ha neanche cercati».
Berlusconi ha creduto a lei o a Lele Mora?
«Non poteva credergli. Con me ha fatto una battuta: Emilio, se avevi bisogno di soldi potevi chiederli a me».
Quindi i suoi rapporti con Berlusconi...
«Non sono mai cambiati. Eravamo, siamo e resteremo amici».
La direzione del Tg4?
«L'avvicendamento non c'entra niente con questa storia».
Perché lei è stato tirato così pesantemente in ballo per l'affare Ruby?
«Me lo chiedo anch'io. Quanta gente frequentava Arcore? Perché proprio io dovrei essere coinvolto?».
Lei che c'era: come si svolgevano le serate ad Arcore? Le cene e i dopo cena?
«Lo abbiamo detto mille volte. Inutile. I giudici hanno deciso così».
Come reagirà Berlusconi?
«Con amarezza ma non con rassegnazione. Nessuno si illuda: non si arrenderà ».
E i falchi del Pdl?
«Questo non lo so. So solo che non sono stato candidato al Senato per timore che si dicesse: ecco qui il socio del bunga bunga a palazzo Madama. Ho solo pagato per questa storia».
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