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VIDEO di Veronica Del Soldà per Dagospia
Fabrizio Roncone per il "Corriere della Sera"
Il dispositivo della sentenza non lo capiscono subito, capiscono male, e forse non è neppure colpa del volume di quell'iPad, forse è solo inconscio imbizzarrito.
Per lunghi, tragici secondi, i ranghi ridotti dell'Esercito di Silvio - quattro pensionati, sette universitari, un avvocato, un disoccupato, un ex gelataio, più i due fondatori - festeggiano, si abbracciano, e ci sono pernacchie di eccitazione, e occhi strabuzzati, e bocche spalancate che urlano verso Palazzo Grazioli: «Assoltooooo!».
La scena è grottesca. Cameraman senza pietà continuano a girare.
Va bene, ragazzi, ora però bisogna dirglielo.
Fotografo: «No, dai, aspé... ancora due scatti... so' troppo teneri...».
Macché teneri, bisogna dirgli la verità .
Transenne, farsi largo nel piccolo groviglio, toccare con delicatezza la spalla della signora Giò Broggi (51 anni, milanese, imprenditrice ramo edilizia, che tre mesi fa decise di mettere su questo gruppo un po' sgangherato di berluscones d'assalto).
«Cosaaa? Oh Santo cielo... Ma... Ma davvero?».
Davvero, signora.
«Nooooo!».
Non faccia così, coraggio.
«Nooooo!».
Si appoggi qui, signora.
«Be... Ber... Berlusconi... è stata confermata la sua condanna al carcere?».
Sì.
«Quindi non avevamo capito un fico secco, poco fa?».
Via del Plebiscito, angolo piazza del Gesù. Adesso - sono le 19,45 - c'è un gran silenzio. Passa un tipo grasso in equilibrio su un Vespone rugginoso e, da lontano, urla: «A pagliacci!». Lo sberleffo arriva perfettamente. Non c'è nemmeno il rumore del traffico. Non ci sono gruppi di curiosi. C'è solo un'aria bollente e immobile.
Il ciccione fa manovra, torna e grida ancora: «Aho'! A pagliacci! Nun reagite, eh?».
Un carabiniere si volta stancamente, fa una smorfia divertita, quindi richiude il tesserino dell'Ordine dei giornalisti: «Sì, può passare» (sposta la transenna: ma nel suo sguardo c'è come un guizzo improvviso, come una scossa provocata da un miscuglio di curiosità e stupore trattenuto). «Scusi, mi faccia capire... sul serio Berlusconi potremmo andarlo ad arrestare anche noi, tra cinque minuti?».
Via del Plebiscito è deserta, chiusa al transito delle auto fin da piazza Venezia, dove due blindati della polizia sono stati parcheggiati ad elle.
A metà di via del Plebiscito, davanti al portone di Palazzo Grazioli, ci sono le luci dei tiggì collegati in diretta. In bassa frequenza, sui monitor dei tecnici, è possibile osservare la festicciola che si è appena conclusa in piazza Cavour, sotto la scalinata del Palazzo di Giustizia. Lì si erano radunate le sparute avanguardie degli anti-berlusconi, ciò che resta del popolo viola, non più di venti persone, qualche curioso, un paio di mattacchioni, un militante deluso: «La storia d'Italia cambia ma gli italiani restano a casa, con l'aria condizionata».
Arriva Renato Schifani (il labbro inferiore vibra nervosamente). Poi ecco il ministro Gaetano Quagliariello, Altero Matteoli e Maurizio Gasparri (Gasparri ha l'aria precisa di uno che sta andando a un funerale). Scendono dalle loro auto blu, quasi tutte di marche tedesche - Bmw, Mercedes, Audi - e muti e veloci salgono su, dove Silvio Berlusconi ha atteso la sentenza in compagnia dei figli Piersilvio e Marina, degli avvocati Coppi e Ghedini, di Alfano e Bonaiuti.
Forse è meglio andare a vedere cosa accade all'ingresso posteriore del palazzo.
Appena voltato l'angolo, c'è Daniele Capezzone, l'ex segretario del partito radicale divenuto uno dei falchi del Cavaliere, che viene avanti a piedi. «Dispiaciuto per la condanna? Beh, direi di sì». A piedi anche il ministro Maurizio Lupi, considerato da molti osservatori il capo delegazione del Pdl a Palazzo Chigi. Il governo rischia di venir giù? «Vediamo, vediamo...».
La macchina che inchioda è quella da cui scende Verdini (il potente coordinatore del Pdl Denis Verdini ha messo su lo sguardo da combattimento che, in Transatlantico, certe volte ha spaventato persino uno come Cicchitto). Comunque c'è pure Cicchitto, eccolo. E poi Fitto. E poi lei, la «pitonessa»: Daniela Santanché (a giudicare da come cammina, è furibonda).
Fa buio. Vertice senza fine. Notte tremenda.
Dicono di aver visto scendere in cortile solo Francesca Pascale, la fidanzata del Cavaliere. Il barboncino Dudù doveva fare pipì.
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