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Jenner Meletti per "la Repubblica"
La prima scossa arriva alle 6.52. Piccola, magnitudo 2, ma capace di rinnovare la paura nei Comuni del cratere, fra Campotosto e Pizzoli. La seconda scossa, più forte, in mattinata, quando Franco Gabrielli, capo della Protezione civile, dice che dopo il terremoto di maggio «gli emiliani hanno reagito meglio rispetto agli aquilani».
Il successore di Guido Bertolaso è stato prefetto dell'Aquila, arrivato in quella città proprio nel giorno del sisma, 6 aprile 2009. E adesso (rispondendo al sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, che aveva denunciato come nella sua città la ricostruzione non fosse mai cominciata) nell'intervista a Radio Capital dice che «anche il territorio ha le sue responsabilità . à sempre facile dare le responsabilità ad altri, a chi sta fuori».
Sembra quasi farne una questione di genetica: «C'è in alcune comunità un attivismo, una voglia di fare, che sono insiti. Non è la quantità di denaro destinato agli aiuti a fare la differenza, ma la capacità di progettualità di ogni singolo territorio. Gli emiliani hanno reagito meglio».
Parole che fanno male. E la reazione è pesante. «Tra me e Hamid Karzai, presidente dell'Afghanistan - dice il sindaco Massimo Cialente - non c'è nessuna differenza: entrambi viviamo sotto un'occupazione militare. Ma come si fa a dire che un territorio non è stato capace di fare progetti quando una città come l'Aquila viene trattata come Kabul? Certo, una differenza con l'Emilia c'è: là non è scattata l'occupazione e la Protezione civile non ha avuto tutti i poteri. Io, come sindaco, semplicemente non contavo nulla. Alla Protezione civile c'era qualche persona gentile che mi faceva leggere qualche decreto prima di pubblicarlo. Con il commissario Giovanni Chiodi, presidente della Regione, non mi mostravano nulla. C'è voluto un cambio di governo, per mandare via questo nuovo commissario».
Il sindaco per più di due anni ha lavorato assieme al prefetto Gabrielli. «Le sue dichiarazioni mi stupiscono perché lui conosce benissimo il peccato originale dell'Aquila: tutto è stato deciso senza ascoltare cittadini e istituzioni. Non a caso, subito dopo il terremoto in Emilia, il presidente Vasco Errani ha dichiarato: "Non faremo come all'Aquila". Qui è stato sperimentato, sulla nostra pelle, il potere assoluto della Protezione civile di Guido Bertolaso. E qui proprio quel modello - del tutto diverso da quello sperimentato in Friuli - è completamente fallito».
Il centro storico aquilano è ancora distrutto e sorvegliato da soldati armati. Il professor Raffaele Colapietra, storico, per almeno due anni è stato l'unico abitante di questa città fantasma: «Sono aquilano e conosco bene l'Emilia. Le differenze sono tante. Lassù il terremoto è arrivato all'improvviso, come tutte le calamità . Qui da noi invece era non posso dire previsto ma probabile. Ed è per questo che l'esodo della popolazione era stato preparato ed è scattato subito. 35mila persone si sono trovate negli hotel al mare, cedendo a quella che io chiamo suggestione.
"Tutto è pronto, andate al mare...". Non c'è stata la reazione giusta. Molti di loro potevano dire: resto qui, come ho fatto io, in camper, in macchina, nella mia casa ancora abitabile...". E con la scomparsa di 35 mila persone, è scomparso anche il cuore della città : c'è stata una dissoluzione della società . Poi, un'altra differenza: in Emilia non c'è stato un Berlusconi. Immaginate l'idea di fare un G8 a Finale Emilia, a Mirandola, a San Felice?».
Il terremoto divenne uno spot, per il governo del 2009. Case prefabbricate a prezzi altissimi, spumante sulle tavole, tutto sembrava risolto in pochi mesi. «E invece - racconta Eugenio Carlomagno, preside dell'accademia di Belle arti - già aspettiamo la neve del quarto inverno. Proprio ieri abbiamo potuto presentare i progetti di ricostruzione per le nostre case distrutte e già sappiamo che la risposta arriverà fra tre anni. Queste accuse da Gabrielli non me le aspettavo.
à stato un bravo prefetto, ha lavorato molto per riaprire le scuole. Non ha però capito che a stare fermi non sono stati i cittadini ma le istituzioni». Stefania Pezzopane era presidente della Provincia e ora è assessore alla cultura in Comune. «Reazione migliore rispetto a cosa? Ai 309 morti che ancora piangiamo? Gli emiliani, persone meravigliose che erano già qui il 6 aprile, non direbbero mai una cosa così ingiusta. L'Emilia ha avuto una sorte migliore: non hanno avuto un presidente cinico come Berlusconi che con il suo codazzo scorrazzava fra le rovine e le tendopoli ad annunciare che tutto era risolto».
«Il prefetto Gabrielli - ricorda il comitato 3.32 - vietava assemblee e volantinaggi nelle tendopoli. Secondo lui, noi avremmo dovuto restare "seduti e buoni" ad aspettare il miracolo». Ma la polemica è solo all'inizio. «Non pretendo - replica il prefetto in serata - di dare pagelle. Tantomeno voglio offendere la memoria delle 309 vittime. Ho voluto soltanto esprimere un giudizio che, se pure non gradito, è difficilmente contestabile».
Franco GabrielliIl sindaco dell'Aquila Massimo CialenteGuido Bertolaso e Franco Gabrielli guido bertolaso TENDOPOLI IN EMILIA PER GLI SFOLLATI DEL TERREMOTO TENDOPOLI IN EMILIA PER GLI SFOLLATI DEL TERREMOTO TERREMOTO IN EMILIA jpeg Il terremoto visto dall'alto (foto Adnkronos)Casa dello studente sisma
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