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“SE L’ITALIA SFIDA I VINCOLI EUROPEI SUI CONTI, CI PENSERANNO I MERCATI A RIMETTERE IL PAESE NEI BINARI” - GLI ALTI PAPAVERI DELL’UE MANDANO ‘PIZZINI’ PER FAR CAPIRE A DI MAIO E SALVINI DI NON SFIDARE LE REGOLE DEL PATTO DI STABILITÀ - IL MINISTRO TRIA, CHE BRUXELLES CONSIDERA L’UNICO INTERLOCUTORE, E’ ACCERCHIATO DAI MALUMORI DI LEGA E M5S
Marco Bresolin per “la Stampa”
«Se l' Italia dovesse sfidare i vincoli europei sui conti pubblici, i veri problemi non arriverebbero da Bruxelles». Chi parla, sotto garanzia di anonimato, è un' alta fonte Ue. Ma la sua non è affatto un'apertura a Roma, anzi. Perché il ragionamento continua così: «Prima ancora di un'eventuale procedura da parte della Commissione per la violazione delle regole del Patto di Stabilità, ci penserebbero i mercati a rimettere l'Italia nei binari». Dice che questa «non è una minaccia, ma soltanto la constatazione di quello che potrebbe succedere nei prossimi mesi se il governo decidesse di tirare troppo la corda».
L'eco delle recenti dichiarazioni di Matteo Salvini e di Davide Casaleggio è arrivata anche nella capitale Ue. Entrambi hanno detto esplicitamente che l' Italia potrebbe ignorare il tetto del 3% nel rapporto deficit/Pil. Come prevedibile, la reazione ufficiale dei portavoce della Commissione è al momento pacata: «Valuteremo i conti pubblici italiani a ottobre, quando l'esecutivo ci invierà il progetto di legge di bilancio».
Ma - a microfoni spenti - si fa notare che quella replica contiene già un importante messaggio implicito: «Il nostro interlocutore si chiama Giovanni Tria e spetta a lui comunicarci i piani del governo». E infatti Tria, in un'intervista al Washington Post, ha ribadito che l'Italia vuole «ridurre il debito», per questo «il deficit resterà entro i limiti». Quindi ha spiegato che la flat tax sarà finanziata «aumentando altre tasse».
Tutti contro il ministro Il problema è che il titolare del Tesoro al momento è isolato.
Nei suoi confronti è in atto un vero e proprio accerchiamento. Dopo le bordate dei due vicepremier Di Maio-Salvini e la presa di posizione di Casaleggio, ieri ci si è messo pure Alessandro Di Battista. Persino lui, da Città del Messico, ha lanciato una serie di proclami sui conti pubblici: «La legge di Bilancio deve essere coraggiosa perché il contratto di governo tra M5S e Lega prevede delle spese importanti».
L' esponente M5S ha quindi indicato a Tria l' atteggiamento da tenere al tavolo della trattativa con l' Ue: «Bisogna andare in Europa e farle capire che o cambia registro oppure si sgretolerà». A Bruxelles sanno benissimo che il prossimo autunno sarà caldissimo.
L' Ue ha già visto all' opera il nuovo esecutivo sulla questione immigrazione e ha toccato con mano fino a che punto è stato capace di spingersi (lasciare in mare per giorni una nave carica di persone in fuga dall' inferno libico). E così, mentre da un lato ci sono le promesse e le rassicurazioni di Tria, dall' altro ci sono le minacce del Movimento 5 Stelle e soprattutto della Lega che si preparano ad aprire il secondo fronte di scontro con Bruxelles. Convinti di capitalizzarne i risultati alle prossime elezioni europee del maggio 2019.
Ma i margini di trattativa sono stretti. Pur restando ampiamente sotto il tetto del 3% del rapporto deficit/Pil, l' Italia rischia già quest' anno uno sforamento pari allo 0,3% del Pil (circa 5,2 miliardi di euro). Perché tale deviazione si riferisce al deficit strutturale (quello calcolato al netto del ciclo economico e delle misure una tantum), la cui riduzione deve seguire un percorso fissato dai parametri del Patto di Stabilità (che sono altra cosa rispetto al limite del 3% riferito al deficit nominale).
giuseppe conte emmanuel macron 5
Per il 2019, poi, la correzione richiesta è addirittura doppia: lo 0,6% del Pil (10,4 miliardi di euro). Le cifre sono contenute nelle raccomandazioni della Commissione europea, già approvate all' unanimità sia dall' Ecofin (i ministri dell' Economia) sia dal Consiglio europeo (i capi di Stato e di governo). Dunque da Giovanni Tria, ma anche dal premier Giuseppe Conte.
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