FLASH! - FERMI TUTTI: NON E' VERO CHE LA MELONA NON CONTA NIENTE AL PUNTO DI ESSERE RELEGATA…
Maria Giovanna Maglie per Dagospia
Sondaggio Reuters fresco fresco, en attendant il Grande Martedì Donald Trump 44.2% Ted Cruz 20.7% Marco Rubio 14.0% Ben Carson 10.3% astenuti 5.5%. Non lo schiodano, forse solo sparandogli, come ha miserabilmente fatto capire che dovrebbe essere l’editorialista del New York Times, Ross Douthat.
E il sondaggio è stato fatto poche ore prima che Donald Trump sparasse lui la vera bomba sul Gop, il partito repubblicano che non lo vuole come candidato, ovvero l’endorsement, l’appoggio pieno, esplicito e anche velenoso del governatore del New Jersey, e fino a qualche settimana fa, prima di arrivare solo sesto in New Hampshire, a sua volta candidato alle primarie, Chris Christie.
Non è un endorsement qualunque, non vale come quello di un attore di Hollywood, e pure lì stanno uscendo allo scoperto e conteranno, vale oro per Trump perché si tratta di un apprezzato governatore e membro influente dell’establishment repubblicano, quindi rompe l’isolamento decretato e finora funzionante, e lo rompe alla vigilia degli appuntamenti definitivi del Primo marzo e del 15 marzo.
Non solo, lo fa dal Texas, Fort Worth, dove il senatore avversario Ted Cruz si gioca la faccia; lo fa apparendo assieme a Donald Trump in conferenza stampa a sorpresa, e definendo Marco Rubio, ovvero il pupillo del partito che finora non ha vinto neanche una volta, un disperato che fa una campagna da perdente; lo fa definendo il gran villano, il pagliaccio, “l’uomo che farà esattamente quel che serve per far tornare l’America leader nel mondo”.
Perché un politico avveduto come Christie ha compiuto questa scelta ardita? Certamente si è fatto due conti, non crede nel fattore Bloomberg o in qualsiasi altro indipendente che finanziatori e partito stanno in questi giorni cercando disperatamente e dispendiosamente; vuole evitare una convention di scontri e imbrogli che azzopperebbe definitivamente le possibilità di sconfiggere Hillary Clinton in primo martedì di novembre;
sta per esaurire i suoi mandati da governatore e cerca uno spazio a Washington, magari come vice presidente, visto che arriva per primo a decretare l’inevitabilità di Trump, ma anche come Attorney General, l’equivalente del nostro ministro della Giustizia.
Ma c’è di più. Al contrario della elite del Gop, Christie disprezza Rubio, che gli pare un manichino senza forza d’animo, e detesta Cruz, che gli sembra un reazionario nemico del governo federale. E’ il partito dei governatori contro quello dei senatori? Possibile, da non sottovalutare. Perché per esempio uno dei candidati rimasti in lizza, il governatore dell’Ohio, John Kazich,non si ritira, come pure gli chiedono insistentemente dal partito, per far confluire voti su Rubio finché servono?
Per capirci , ancora il super Tuesday si vota col sistema proporzionale, e tutti prendono dei delegati, ma dal 15 arrivano gli Stati dove the winner takes all, uninominale secco, un solo voto in più e tutti i delegati vanno a lui, in tutto lo Stato o in parte ragguardevole.
Così è in Illinois, Florida, Missouri, Ohio, dove si vota appunto il 15. A quel punto la finestra si chiude, Christie ha dato una buona mano. Quando dice che “Donald Trump è uno che se fa una promessa la mantiene, non c’è per l’America un combattente migliore”, parla a orecchie molto sensibili, visto che l’elettorato repubblicano vede una classe politica fatta di bugiardi, non solo Obama e la Clinton, anche l’elite del proprio partito.
La quale elite non ha intenzione di rassegnarsi, anzi attraverso influenti finanziatori ha assoldato una importante società di ricerche elettorali, la Data Targeting di Gainesville, Florida, per capire se ci sia la possibilità di far partire il 16 marzo una campagna per candidare un indipendente.
Non è facile, il sistema mette paletti, il candidato ipotetico dovrebbe ottenere, secondo gli esempi utilizzati nella ricerca, 79.900 firme valide in calce alla petizione entro il 9 maggio in Texas, 89.00 entro il 9 giugno in Nord Carolina.
Le firme in Texas devono essere raccolte fra elettori che non abbiano partecipato alle primarie del 2016. Entro il 15 luglio, il candidato dovrebbe ottenere 460mila firme valide per poter far votare in 11 Stati. Possibile? Tutto è possibile, rispondono da Data Targeting, se si comincia oggi e si fa un lavoro a tappeto.
La verità? Non ci crede nessuno, e ancora una volta nonostante l’ostentazione di certezza o almeno di speranza che Marco Rubio possa fermare la corsa di Trump, quella che emerge è l’autentico disperazione di un partito che si rifiuta di vincere con un uomo che non potrebbe controllare. Proprio come ha detto, sia pur nella retorica politica obbligata, quel marpione di Christie.
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