DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Teodoro Chiarelli per “La Stampa”
matteo renzi pier carlo padoan
Tutto pronto domani per apparecchiare il ribaltone al tavolo della Cassa Depositi e Prestiti. Il cambio al vertice con il passaggio dal tandem Bassanini-Gorno Tempini a quello Costamagna-Gallia, più gradito al governo, ha subito ieri un’ulteriore accelerazione dalle parole del premier Matteo Renzi.
«Bassanini e Gorno Tempini hanno fatto un buon lavoro - ha dichiarato al Corriere della Sera - Nelle prossime ore decideremo le nuove tappe Cdp è strategica per il futuro del nostro Paese e ci sono tutte le condizioni per fare un ulteriore passo in avanti». Insomma, onore delle armi al presidente Franco Bassanini e all’amministratore delegato Giovanni Gorno Tempini, ma ora piaccia o meno di volta pagina.
L’appuntamento di domani cade a fagiolo. Il consiglio di amministrazione della Cdp è convocato in seduta straordinaria con all’ordine del giorno la decisione di partecipare al Fondo di servizio istituito con lo Sblocca-Italia, in sostanza quello strumento ideato per il rilancio delle imprese industriali che hanno un equilibrio economico operativo, ma necessitano di ricapitalizzazione. Il via libera sta particolarmente a cuore all’esecutivo e il sì della Cdp arriva allo scadere dei termini previsti in maniera più che spontanea, “spintanea”. Per di più dopo il no opposto dalla Cassa a un intervento nell’Ilva (giudicato non possibile a norma di statuto) e nel riassetto delle telecomunicazioni accanto a Telecom.
franco bassanini linda lanzillotta
Così il copione della giornata prevede che il cda domani approvi il punto all’ordine del giorno, dopodiché i consiglieri di nomina del Tesoro (cinque più l’ad Gorno Tempini), dovrebbero dimettersi facendo decadere l’intero consiglio. Le Fondazioni bancarie, che con il loro 18,4% hanno tre consiglieri, fra cui il presidente Bassanini, faranno probabilmente buon viso a cattivo gioco.
Difficilmente il presidente dell’Accri, Giuseppe Guzzetti, cui è stata demandata la delicata trattativa con il governo, si metterà di traverso, nonostante Renzi voglia imporre, in maniera irrituale, alla presidenza, che spetta appunto alle Fondazioni, un suo uomo, Claudio Costamagna, accanto all’ad proveniente da Bnl, Fabio Gallia. Un atto di non belligeranza che l’anziano banchiere conta di “monetizzare” sui non pochi tavoli di confronto aperti fra governo e Fondazioni, a iniziare dallo spinoso tema della loro tassazione.
Maurizio Tamagnini Giovanni Gorno Tempini
Non a caso proprio Guzzetti, sempre sul Corsera, non ha minimamente accennato a una difesa “ideologica” del tandem Bassanini-Gorno Tempini, limitandosi a sottolineare come la loro esperienza alla Cdp sia stata più che positiva. Del resto i numeri parlano chiaro. Sotto la gestione di Gorno Tempini, al timone dal 2010, la Cassa ha mobilitato 73 miliardi di euro di risorse, chiudendo il 2014 con 2,2 miliardi di utile e un patrimonio netto di 19,6 miliardi.
alberica brivio sforza, claudio costamagna
In realtà le Fondazioni, e quindi Guzzetti, nutrono una serie di timori su come potrà virare il ruolo della Cassa in funzione della politica industriale del governo. L’obiettivo è evitare che si inaridisca la redditività del loro investimento. Ecco quindi l’esortazione di Guzzetti affinché la Cdp non si trasformi in una nuova Iri, ricettacolo di imprese decotte. Renzi non la pensa esattamente nello stesso modo. I tempi sono stretti. Se il consiglio decade, entro 8 giorni dovrà essere convocata l’assemblea per il rinnovo. Ma a quel punto i giochi saranno stati fatti.
GIOVANNI BAZOLI E GIUSEPPE GUZZETTI
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