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Roberto Mania per “la Repubblica”
Trenta, quarantamila lavoratori dovrebbero utilizzare in media ogni anno il prestito bancario per anticipare il pensionamento. È su questa stima che i tecnici del governo cominceranno nei prossimi giorni ad approfondire le simulazioni per definire tutti gli aspetti del piano triennale 2017-2019 sulla flessibilità pensionistica.
Da due giorni la proposta del governo, che farà poi parte della legge di Stabilità del 2017, è formalmente sul tavolo: in pensione anche in anticipo di tre anni, con un prestito bancario che verrà restituito a rate in 20 anni e con il governo che, attraverso le detrazioni fiscali, ridurrà al minimo il peso delle rate per chi sarà costretto ad andare in quiescenza, per esempio chi perderà il lavoro.
Le critiche sono arrivate dalle opposizioni politiche, Forza Italia, M5S e Lega, che accusano il governo di fare un favore alle banche, ma non dai sindacati. Cgil, Cisl e Uil sono rientrate in partita ed è del tutto evidente che puntano a non sprecare questa occasione. Non è certo una riesumazione della concertazione degli anni Novanta ma è la prima volta che il governo Renzi accetta un dialogo con i sindacati. Con il Jobs Act le cose erano andate molto diversamente. Ora anche Palazzo Chigi tiene al rapporto con Cgil, Cisl e Uil.
È una novità. E i sindacati sanno bene — per quanto continuino a chiederla dal momento che sta nella loro piattaforma — che non ci sono le condizioni per una revisione della legge Fornero. Le regole di contabilità europea non ci permettono un innalzamento del deficit considerando che l’uscita flessibile, senza l’ombrello del prestito bancario, costerebbe intorno ai 10 miliardi. Le regole di Bruxelles le ha ribadite ieri il responsabile economico della rappresentanza italiana alla Commissione Ue Antonia Carparelli: «Bisogna assicurare la sostenibilità di lungo termine e bisogna evitare un impatto nel breve termine sul deficit».
LANDINI E CAMUSSO CONTRO RENZI
Dunque con pragmatismo Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo hanno scelto di stare al tavolo, puntano a strappare il più possibile su pensioni e lavoro. «Finalmente — ha dichiarato Barbagallo — il governo ha deciso un confronto serio con le organizzazioni sindacali».
Anche il leader della Fiom, Maurizio Landini, ha confermato le sue perplessità sul prestito bancario ma ha giocato di fioretto: «Siamo al primo incontro, il governo si è riservato di chiarire i dettagli nel prossimo. Per noi va ridotta l’età pensionabile, vanno previste uscite senza penalizzazione e una riforma strutturale della Fornero». Non è esattamente una bocciatura definitiva. La stessa linea della Camusso.
Un’importante apertura al piano del governo è arrivata dal presidente dell’Inps, Tito Boeri, che da tempo rimarca le necessità di rendere più flessibile il pensionamento anche per consentire un ricambio generazionale nelle aziende. «Noi — ha detto — daremo tutto il nostro contributo per sostenere questa misura quando andrà in vigore. Il fatto che se ne discuta in modo approfondito è positivo».
L’Inps sarà il perno di questa complessa operazione, interlocutore di tutti i soggetti: i lavoratori, le banche, le imprese, le assicurazioni. Interessata al piano del governo anche la Confindustria perché le imprese che ne saranno in condizione potranno svecchiare la propria forza lavoro utilizzando le flessibilità in uscita e accollandosi il costo delle rate del lavoratore. Il leader degli industriali, Vincenzo Boccia, ha parlato di una proposta «positiva». «Si creerebbe un ponte — ha aggiunto — anche verso la generazione dei giovani».
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