I SERVIZIETTI DI SCAJOLA - PERCHÉ I DOSSIER DI SCIABOLETTA ERANO STATI AFFIDATI A UN AGENTE DEL SISMI? - I PM INDAGANO SULLE SOCIETÀ ALL’ESTERO LEGATE ALL’EX MINISTRO E, SECONDO LORO, ALLA ‘NDRANGHETA

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Fiorenza Sarzanini per ‘Il Corriere della Sera'

Claudio Scajola aveva affidato una parte del suo archivio a uno 007 del servizio segreto militare. Si tratta di centinaia di documenti portati via dal Viminale e custoditi nell'appartamento di un funzionario dell'Aise. Lo hanno scoperto alcuni mesi fa gli investigatori del Nucleo tributario della Guardia di Finanza.

E adesso, dopo l'arresto ordinato dal giudice di Reggio Calabria, la circostanza si trasforma nell'ennesimo misterioso tassello della vicenda giudiziaria che riguarda proprio il ruolo avuto dall'ex ministro dell'Interno nel gruppo di persone accusate di aver favorito la latitanza dell'ex parlamentare Pdl Amedeo Matacena, compresa la moglie di quest'ultimo Chiara Rizzo.

IL SEGRETARIO E L'EREDITÀ DEI SALESIANI
Accade tutto nell'estate scorsa quando Luciano Zocchi, capo della segreteria di Scajola, subisce una perquisizione nell'ambito dell'inchiesta sull'eredità dei Salesiani avviata dalla Procura di Roma. L'uomo è un ex prete, è sospettato di aver partecipato al raggiro che l'ordine religioso avrebbe subito nella spartizione del patrimonio lasciato dal marchese Gerini. Nei suoi confronti è stata chiesta l'archiviazione, e l'avvocato Michele Gentiloni che assiste i Salesiani ha presentato opposizione. Il 9 luglio gli investigatori delle Fiamme Gialle entrano nel suo appartamento della capitale e trovano decine di faldoni e documenti.

C'è una cartellina verde «contenente appunti manoscritti riguardanti la morte di Marco Biagi», un faldone blu «contenente documentazione varia relativa a Marco Biagi, Michele Scandroglio, Claudio Scajola e carteggio "Forza Italia"», una cartellina azzurra «recante la dicitura "Cs/Im ml" contenente carteggio relativo alla vicenda del latitante Mario Ledda», una cartellina azzurra «recante la dicitura "potere e verità non coincidono" contenente un nastro registrato, corrispondenza e documentazione relativa alla vicenda Mario Ledda» e poi «appunti relativi al ministero dell'Interno», fogli che riguardano compravendita di appartamenti, fascicoli relativi a pratiche pensionistiche.

Ledda è il pluricondannato poi morto in carcere che accusò Scajola di averlo aiutato mentre era latitante e sosteneva di essere stato lui a presentargli, nel 1995, Silvio Berlusconi.

IL QUADERNO ROSSO E LO 007
Ad attirare l'attenzione dei finanzieri è un «quaderno rosso contenente l'elenco dei fascicoli consegnati a A.G.». Chiedono spiegazioni e accertano che si tratta di uno 007. Vanno a casa sua dove trovano svariate buste imballate e piene di documenti. L'uomo si limita a spiegare che gli involucri «mi sono stati consegnati da Zocchi», ma nega di conoscere il contenuto.

Una versione analoga la fornisce lo stesso Zocchi il giorno dopo, quando viene convocato dai pubblici ministeri e dichiara: «A.G. è un poliziotto che ho segnalato al generale Niccolò Pollari perché venisse assunto al Sismi. È stato effettivamente assunto e ora è funzionario. Quando mi sono dimesso sono state le segretarie a fare gli scatoloni e li hanno inviati nella sede di Forza Italia. Io li ho mandati a prendere ma poiché non avevo spazio a casa ho chiesto a T. di custodirle».

Come è possibile che un ex ministro dell'Interno decida di affidare carte riservate a un'agente dei servizi segreti? Che cosa c'è in quelle buste e in quegli appunti? Una parte del materiale è stato trasmesso alla Procura di Bologna che ha avviato una nuova indagine e ha già interrogato lo stesso Zocchi e la moglie dell'ex ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, molto vicino a Biagi. E ciò fa presumere che nei documenti sequestrati ci fossero riferimenti specifici su quanto accaduto prima dell'agguato mortale delle Brigate Rosse al giuslavorista.

Anche perché il fascicolo è stato assegnato al pubblico ministero Antonello Gustapane, che aveva già indagato sulla scelta di non assegnare una scorta a Biagi. Una vicenda che certamente ha segnato la vita politica di Scajola, costretto a dimettersi da ministro dell'Interno dopo averlo definito «un rompicoglioni».

LE SOCIETÀ APERTE ALL'ESTERO
Altri elementi potrebbero arrivare dall'analisi delle carte e dai contatti tra i magistrati di Roma e Reggio Calabria. Nei prossimi giorni il pubblico ministero Giuseppe Lombardo e il collega dell'Antimafia Francesco Curcio analizzeranno i fascicoli sequestrati a Imperia e Roma alla ricerca di nuove tracce sugli affari che avrebbero legato lo stesso Scajola a Matacena e a Chiara Rizzo.

L'attenzione è concentrata su tutti i possibili canali di riciclaggio che portano all'estero e proprio su questo stanno lavorando gli investigatori della Dia che avrebbero già individuato alcune aziende intestate a prestanome ma in realtà al servizio dell'ex parlamentare di Forza Italia e, questa è l'accusa, delle cosche di ‘ndrangheta.

 

 

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