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Letizia Tortello per “la Stampa”
Il primo ministro greco Mitsotakis rivuole quei marmi. Schiera in campo Atena, dea della guerra a cui è dedicato il Partenone sull' Acropoli di Atene, e affida a lei una delle prime mosse diplomatiche del suo governo, iniziato undici settimane fa, quindici giorni prima di quello del collega Boris Johnson, solleticandogli il palato. Si sa che il premier britannico, laureato a Oxford in Lettere Classiche, ha un diavolo per capello con la Brexit, ma è pure un grande appassionato di grecità, e recita l' Iliade a memoria.
Impossibile, dunque, per il banchiere greco cresciuto ad Harvard, lasciarsi scappare la coincidenza: «Come prima mossa, caro Boris, prestami le sculture del Partenone per un certo periodo entro il 2021 e io ti manderò a Londra manufatti molto importanti che non hanno mai lasciato la Grecia e non sono mai stati esposti, per una mostra al British Museum».
IN GIRO PER IL MONDO
L'appello del leader del centrodestra greco è stato lanciato dalle colonne dell' Observer, il settimanale del giornale britannico Guardian, anche se Londra fa notare che non è ancora arrivata una richiesta ufficiale di Atene. Le intenzioni di Mitsotakis, però, sono serissime: «La nostra ambizione e il nostro desiderio sono di creare le condizioni necessarie affinché l' eredità culturale della Grecia viaggi per il mondo, e trasmettere in questo modo il grande contributo del nostro Paese alla civiltà occidentale».
marmi del partenone british museum
Lo scambio tra i capolavori di Fidia e inedite sculture arriva in preparazione del grande festeggiamento che ci sarà ad Atene tra due anni, per il bicentenario della Rivoluzione greca e dell' indipendenza, con eventi e una grande mostra. L' occasione vorrebbe che la vecchia ferita dei marmi del Partenone, portati via da Lord Elgin nel 1803, potesse essere rimarginata, rimettendoli insieme. Dei 115 blocchi di fregi conservati (160 metri in tutto), 50 metri sono esposti nella capitale greca e 80 a Londra (14 metope), al British Museum.
Altri 8 musei in Europa si dividono il resto con la scultura classica, tra cui il Louvre, considerata come la più preziosa in suo possesso, raffigurante un centauro che combatte contro una donna lapita. Tra Grecia e Regno Unito, il paradosso è che vi sono complessi di statue divise un pezzo qua un pezzo là, dopo che lord Thomas Bruce, conte di Elgin e ambasciatore britannico in Turchia dal 1799 al 1803, le asportò dal Partenone, con l' autorizzazione del sultano di Costantinopoli, che all' epoca regnava anche sulla Grecia. Per giunta vandalizzandole, tagliandole per trasportarle in nave.
I greci non hanno mai perdonato quello che considerano un furto. Il nuovo museo dell' Acropoli di Atene, inaugurato nel 2009, possiede addirittura un' area progettata appositamente per ospitare i marmi, in attesa del ritorno. Elgin sosteneva di averli salvati dalla distruzione (pagò di tasca sua 74 mila sterline tra spese di trasporto e tangenti, quasi un milione di euro dei nostri giorni), anche se oggi solo il 23% dei britannici, secondo un referendum di YouGov del 2014, ritiene che i capolavori debbano restare a Londra.
Mitsotakis, intanto, prova la carta della persuasione: «L' acropoli non appartiene alla Grecia, ma all' umanità - dice -. Però se si vuole ammirare il monumento in tutta la sua unità, bisogna vederlo in situ». La sponda più inattesa gliela dà Macron. Durante la prima visita del premier greco a Parigi, a fine agosto, il presidente francese si è detto disponibile a prestare alla Grecia fino al 2021 il fregio esposto a Parigi da 200 anni. Una mossa che mette in imbarazzo il governo britannico.
Non lo stesso pensa il British Museum. Piccato, precisa che la richiesta va avanzata a loro, e non a Johnson, e poi avanza ad Atene una condizione che suona irricevibile: «Se volete che il nostro comitato valuti la proposta di uno scambio, dovete ammettere prima di tutto che la proprietà delle sculture è nostra», dichiara al quotidiano Ta Nea un portavoce del museo londinese. Poi, fa anche sapere che prenderà comunque in considerazione l' appello. Non si fa attendere la risposta della ministra greca della cultura Lina Mendoni: «Non v' è dubbio sulla proprietà», dice. Ci sono due anni di tempo per capire come andrà la battaglia dei marmi. Di certo, dicono dal suo entourage, Mitsotakis non ha intenzione di ritirare le truppe.
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