RIUSCIRÀ MATTEO SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE…
Francesco Grignetti per “la Stampa”
Qualche settimana di attesa per dare al Parlamento il tempo di esaminare e votare il decreto che finanzia le missioni militari all' estero, e a quel punto il governo italiano ufficializzerà la nostra partecipazione a una nuova missione navale europea che si terrà nello Stretto di Hormuz, una sorta di Scilla e Cariddi tra Arabia Saudita e Iran, dove volano le scintille, e dove è già presente una missione navale a guida statunitense, con dentro i nemici storici dell' Iran, ovvero Arabia Saudita, Emirati Arabi, Israele (per gli aspetti di intelligence).
giuseppe conte lorenzo guerini
L' Italia ha fatto un' altra scelta, rispondendo a un appello francese. Con Francia e Italia si sono schierate anche Germania, Belgio, Danimarca, Grecia, Olanda e Portogallo. La missione si chiama «Emasoh» e avrà guida francese. E le prime due navi da guerra sono già in movimento: la fregata francese «Courbet», che avrà il ruolo di comando delle operazioni, è arrivata ad Abu Dhabi nei giorni scorsi; la fregata olandese «De Ruyer» è in trasferimento, ieri si trovava a Creta.
LA STENA IMPERO - PETROLIERA BRITANNICA SEQUESTRATA DALL IRAN
A parlare di un rischieramento italiano nelle acque dello Stretto di Hormuz, è stato per primo il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, illustrando il complesso delle missioni all' estero. Ne ha parlato con estrema prudenza per non urtare le suscettibilità. «La transitabilità in sicurezza dello Stretto - ha detto - rappresenta un elemento essenziale per la nostra economia». È seguita poi la firma di Luigi Di Maio alla dichiarazione congiunta degli otto Europei.
Un punto è chiaro: c' è il viatico della Commissione, ma la missione non è formalmente della Ue perché manca l' unanimità dei Ventisette. E c' è un paletto fondamentale: «Ogni Paese partecipante manterrà il controllo sulle proprie navi che applicheranno regole d' ingaggio nazionali».
unita iraniane rimuovono la mina dallo scafo della petroliera colpita
Va ricordato che per quelle acque transita il 21% del traffico petrolifero mondiale. Comprensibile che l' Italia e gli altri 7 partner abbiano la necessità di esserci, di non lasciare mano libera ai contendenti, di tentare una de-escalation. Giusto per ricordare le tensioni nell' area, da una parte c' è la flotta a guida statunitense; dall' altra sono appena terminate le manovre navali congiunte tra Iran, Russia e Cina denominate «Cintura di sicurezza marina». La situazione è incandescente al punto che pure il Giappone invierà autonomamente un cacciatorpediniere.
Non è chiaro ancora l' entità dell' impegno italiano. Ieri, il sito specializzato «Rivista italiana di Difesa» parlava di due o tre navi. Indiscrezioni non confermate. Ma appare inverosimile, considerati i numeri della Marina militare italiana, che si possa distaccare per Hormuz più di una nave. Certo non ci sarà più di una fregata, che è l' apporto dei francesi, i capofila. Attualmente l' Italia ha già una fregata schierata al largo della Somalia per la missione europea Atalanta e diverse sono le navi schierate nel Mediterraneo per la missione nazionale Mare Sicuro.
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