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"L'OMAGGIO" DI FORZA ITALIA A SILVIO BERLUSCONI: UNA PROPOSTA DI LEGGE PER REINTRODURRE LE CASE CHIUSE - IN SENATO, I FORZISTI PROPONGONO DI ABROGARE INTEGRALMENTE LA LEGGE MERLIN, CHE VIETA I "BORDELLI", E INTRODURRE UN SISTEMA REGOLAMENTATO DOVE LE ESCORT POSSONO LAVORARE IN SICUREZZA (IL CAV NE SAREBBE FIERO) - ANCHE SE VENISSE APPROVATA, LA PROPOSTA DI LEGGE AVREBBE DEGLI ELEMENTI DI INCOSTITUZIONALITÀ: NEL 2019 LA CORTE HA AFFERMATO CHE LA LIBERA SCELTA DI PROSTITUIRSI NON È SUFFICIENTE A RITENERE CHE SI TRATTI DI UN’ATTIVITÀ DA PROMUOVERE O TUTELARE...

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Estratto dell’articolo di Francesca Moriero per https://www.fanpage.it/

 

CASE CHIUSE NEL VENTENNIO

Nel 1958, la senatrice socialista Lina Merlin riuscì a far approvare una legge storica: la n. 75 del 20 febbraio, nota come Legge Merlin, che aboliva le case di tolleranza in Italia. All’epoca, in oltre 500 strutture gestite dallo Stato, migliaia di donne esercitavano la prostituzione sotto controllo sanitario e sorveglianza della polizia. [...]

 

Oggi, più di sessant’anni dopo, la prostituzione non è scomparsa: esiste, è diffusa, e troppo spesso è gestita da reti criminali che si nutrono di povertà, migrazioni e marginalità. In questo contesto, una proposta di legge a firma del senatore Claudio Fazzone di Forza Italia intende abrogare integralmente la legge Merlin e introdurre un sistema regolamentato di case di prostituzione. Non si tratterebbe di una semplice depenalizzazione.

 

Case chiuse

Il testo, presentato il 5 giugno in Senato, che Fanpage.it ha potuto visionare, ridisegna l’intero impianto normativo attorno al lavoro sessuale: introduce autorizzazioni obbligatorie, controlli sanitari e fiscali, registri pubblici, piattaforme regolamentate e nuovi reati specifici.

 

Un’operazione che però apre interrogativi profondi e tutt’altro che secondari: cosa significa “libera scelta” in un contesto segnato da disuguaglianze economiche e di genere? Lo Stato può organizzare, registrare e tassare la prostituzione senza rischiare di legittimare nuove forme di sfruttamento? E ancora: quali tutele concrete offre a chi sceglie, o è costretta, a vendere prestazioni sessuali?

 

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Non solo. La proposta, potrebbe presentare elementi di potenziale incostituzionalità. La sentenza n. 141 del 2019 della Corte costituzionale, pur non vietando la prostituzione in sé, afferma con chiarezza che la libera scelta di prostituirsi non è sufficiente a ritenere che si tratti di un’attività da promuovere o tutelare come espressione della persona umana.

 

Scrive la Corte: "L’offerta di prestazioni sessuali verso corrispettivo non rappresenta affatto uno strumento di tutela e di sviluppo della persona umana, ma costituisce – molto più semplicemente – una particolare forma di attività economica". Una visione che mette in discussione l’impianto della proposta Fazzone, che invece si fonda esplicitamente sul principio della “libera scelta” come presupposto di legittimità dell’attività sessuale a pagamento. [...]

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