1. LA DAGO-PRODUCTION PRESENTA: IL FILM DELLA DECADENZA DEL BANANA! PIANTI, URLA, BACI, BANDIERE, FIACCOLE, CARTELLI, “SIAM PRONTI ALLA MORTE”. MA ALLE SEI, TUTTI A CASA 2. AL COMIZIO DI VIA DEL PLEBISCITO TRA BERLUSCONES, SANTADECHÉ E MUSSOLINE, “ALFANO COME BADOGLIO”, “NAPOLITANO COME STALIN”, SDE-RENATA POLVERINI BLOCCATA DAI CARABINIERI: “AHO’! A BBBELLI! NOI SEMO PARLAMENTARI, DOVEMO ENTRÀ” 3. PER FORTUNA CHE C’È LA PASCALE! LA BADANTE DI DUDU’ S’APPELLA AL PAPA: “MI RICEVA E ASCOLTI LA TRAGEDIA DI SILVIO. IO E I FIGLI VOLEVAMO CHIEDERE LA GRAZIA A NAPOLITANO. MA AVREI TROVATO LE PORTE CHIUSE E PER LUI SAREBBE STATA UNA VIOLENZA” 4. “LETTA È UN DEMOCRISTIANO SBIADITO. VISTO IL NOME, QUELLO DI ALFANO PIÙ CHE UN PARTITO SEMBRA UN AUTONOLEGGIO. DOVEVA SOLO ASPETTARE E SAREBBE STATO LEADER”

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Video di Veronica Del Soldà per Dagospia

1. BANDIERE, URLA, APPLAUSI. DAL PALCO AL RIFUGIO NEL CERCHIO MAGICO
Fabrizio Roncone per "Il Corriere della Sera"

La gente urla, piange, manda baci.
Bandiere di Forza Italia sventolano nel cielo color cremisi di un pomeriggio gelido.
Il palco è piccolo, scarno, traballante.
Silvio Berlusconi ci è salito da senatore della Repubblica in carica e da senatore, ancora, per un bizzarro progetto del destino, scende.
Minuti che scorrono lenti (sono le 17.14, e a Palazzo Madama, intanto, stanno procedendo).

Nella prima immagine, c'è il sorriso fisso, forse più un ghigno che un sorriso, di Renato Brunetta, che lo aspetta alla fine della scaletta. Accanto a Brunetta, Daniela Santanchè (non casualmente, la Santanchè indossa un giubbotto verde in stile militare, da guerrigliera).

Però la prima a muovere un passo è lei, Francesca Pascale, la fidanzata. Che accenna un inchino, gli prende la mano destra, gliela bacia. Un gesto in cui s'intuisce un miscuglio di amore e di rispetto. Berlusconi non si ritrae, lascia fare. Poi fa per voltarsi, le guardie del corpo non capiscono bene che intenzioni abbia, vedono la folla ondeggiare dietro alla transenne, vedono facce deformate dall'eccitazione, e lui, Berlusconi, è proprio lì che ha intenzione di andare: a salutare i militanti, i suoi berluscones.

Con molto mestiere, stringendolo ai lati, le guardie riescono almeno a farlo deviare di qualche metro e a indirizzarlo verso il retro del palco, dove c'è una rete metallica. Qui, il senatore Berlusconi trova dita infilate nelle maglie d'acciaio che sperano di essere toccate. E lui subito sfiora, afferra, e si sentono grida di evviva, e lui che sorride e poi dice «Non mollo, sono innocente!», «Grazie di avermi dato coraggio!», «Faremo una campagna elettorale grandiosa!».

Ha occhi lucidi, il collo rosso per il freddo (di una tonalità meno accesa il cerone, sul viso), un freddo che ha sfidato parlando in giacca e maglietta, parlando a braccio. Forse senza riuscire a sfoggiare tutte le sue capacità retoriche, a tratti come stanco di ripetere i soliti discorsi, ma bravo a scatenare almeno tre applausi forti.

All'inizio (dopo l'Inno nazionale): «Beh, le parole di Mameli sono impegnative... "Siam pronti alla morte..."». A metà comizio: «Ci sono leader di altri partiti che non sono parlamentari... parlo di Renzi e di Grillo... combatterò fuori dal Parlamento». E nel sottofinale: «Altri se ne sono andati...» - la folla allora inizia a scandire «Traditori! traditori! traditori!» - e lui riprende: «Accetto questa interruzione, ruvida ma efficace».

Adesso è un ex senatore e rientra a palazzo Grazioli. Striscioni stesi sui muri: «Alfano come Badoglio». «Lupi confessati» «Napolitano come Stalin» (lo striscione «È un colpo di Stato» rimosso dalla polizia).

I fotografi lo chiamano: «A Silviooo !». «Cavalié, viè qua! ». Ma lui non si volta, le note di «Forza Italia» rimbombano in via del Plebiscito, il cancello si chiude alle sue spalle; sale su, al primo piano, nei suoi appartamenti, dove trova ad aspettarlo i deputati più fedeli, cui è stato concesso il privilegio di accoglierlo e rallegrarlo, con complimenti e affettuosità varie.

Altre parlamentari, in questo stesso momento, sono invece in attesa di poter entrare davanti all'ingresso di servizio. Carabinieri inflessibili. «Mi spiace, onorevole: abbiamo l'ordine di non farvi passare».

Il broncio di Gabriella Giammanco e Stefania Prestigiacomo (è pure venuta con un drappo tricolore); Renata Polverini, a un certo punto, sbotta: «Aho'! A bbbelli! Noi semo parlamentari, dovemo entrà... ».

Dopo lunghi minuti, il portone finalmente si apre e c'è un momento di confusione, c'è qualche spinta e così, nel cortile di palazzo Grazioli, irrompono non solo le parlamentari ma anche qualche militante e cronista.

Laggiù c'è la Pascale che aspetta il fidanzato accanto a un'Audi blu e, in braccio alla Pascale, c'è Dudù (l'ormai leggendario barboncino bianco, al quale prima è stato addirittura consentito di assistere in finestra al comizio del suo adorato padrone). Non appena i militanti si accorgono di Dudù, chiedono di poterlo accarezzare. Così Dudù, con gli occhietti smarriti, passa di mano in mano, e c'è qualcuno che, persino, lo bacia con devozione.

Scene finali.
Il Cavaliere e la fidanzata vanno via in macchina, verso l'aeroporto, diretti a Milano.
La truppa dei parlamentari forzisti s'incammina, in ordine sparso, nella luce gialla dei lampioni. Vanno alla sede del partito.

Verdini litiga con una giornalista di «Piazza Pulita». Annagrazia Calabria parla al cellulare, molto tesa. Altri a capo chino, e con i baveri alzati.
Raffaele Fitto, preoccupato?
«Io?».
Sì, lei.
«E di cosa dovrei essere preoccupato? Stasera comincia una magnifica avventura...».

 

2. FRANCESCA PASCALE INVOCA L'INTERVENTO DEL PAPA PER SILVIO
Tommaso Labate per "Il Corriere della Sera"

Sostiene che «il voto del Senato è un colpo di Stato, come altro vogliamo chiamarlo?». Anzi, «una manovra eversiva», insiste Francesca Pascale. Poi, quando la conversazione approda al tema della grazia, la fidanzata del Cavaliere dice: «Lancio un appello a papa Francesco. Un appello affinché mi riceva e ascolti la storia di Berlusconi. La grazia? Avevo pensato di scriverla io, la lettera. Anche i figli erano d'accordo. Avevo pensato di andare al Quirinale da Napolitano. Poi ho capito che avrei trovato le porte chiuse».
E nel caso in cui non fossero chiuse, le porte del Colle? «Se quelle porte non fossero chiuse ci andrei, a parlare col capo dello Stato».

Palazzo Grazioli, interno giorno. Mentre al Senato è in corso il dibattito sulla decadenza del suo fidanzato, Francesca Pascale guarda dalla finestra i manifestanti con le bandiere di Forza Italia. «Fatico a parlare. Le parole sono ghiacciate. Vorrei portarmelo via, allontanare il mio uomo da chi lo odia, per preservarlo dai colpi e dall'umiliazione ingiusta. Mi rendo conto però che così non sarebbe lui, non si riconoscerebbe guardandosi il mattino allo specchio e non lo riconoscerei neppure io».

I senatori stanno votando la decadenza. Come reagirete?
«Oggi per me è il giorno di un'amarezza indicibile. Lui vela sempre con l'autoironia anche la sua tragedia personale ma io non ci riesco. Non riesco a separare la persona di cui mi sono innamorata dalla sua figura pubblica. Per questo sento un dolore doppio, una ferita al quadrato. Da cittadina libera soffro non solo perché è calpestato il mio uomo e il mio leader politico, ma anche perché il Senato ha stracciato la mia scheda. Perché mi tolgono il voto che è servito a eleggerlo? Quale articolo della Costituzione gli dà il diritto a umiliare la mia volontà?».

Signorina Pascale, ci sono una sentenza passata in giudicato e una legge - la legge Severino - che anche il Pdl aveva approvato.
«Sono abituata a guardare prima in casa mia. Per questo dico che il primo sbaglio, ancora prima della sinistra, l'ha fatto il Pdl. Maledetto il giorno in cui l'hanno approvata, quella norma. Ci sono dieci milioni di italiani che hanno votato per Berlusconi. Non possono passare tutti per fuorilegge».

Milioni di voti per Berlusconi. Ma anche per un partito che ha subito una scissione. Che cosa pensa di chi, come Alfano, se ne è andato?
«Alfano ha preferito scegliere un'altra strada. E Silvio è la persona che lo ha inventato come politico. Gli sarebbe bastato aspettare e sarebbe stato lui il leader naturale»..

Anche Berlusconi pensa di Alfano quello che pensa lei?
«Silvio per fortuna ha un cuore immenso. Riesce sempre a perdonare i suoi figli anche nelle situazioni più critiche».

E che cosa pensa del Nuovo centrodestra?
«Già dal nome, più che un partito, quello di Angelino sembra una società di autonoleggio».

E del governo di Enrico Letta?
«Letta è un democristiano sbiadito. Anzi, l'indole sua e della sinistra è quella dei comunisti. Ma anche sono peggio dei comunisti perché negano di esserlo».

C'è chi descrive un Berlusconi depresso. E chi lo definisce come pronto a lottare. Qual è la verità?
«Non è depresso. È arrabbiato, ha la rabbia di chi ha subito una sentenza ingiusta. Palazzo Chigi? Lui non ha bisogno di cariche. Ma ha un sogno, rendere libero questo Paese. E lo realizzerà».

Il Cavaliere insisterà nel rifiuto di presentare la domanda di grazia?
«Sia io che i figli volevamo presentarla. Poi abbiamo capito che per lui sarebbe stata come una violenza, visto che è innocente. Io avevo anche pensato di andare direttamente al Quirinale. Fino a che non ho capito che in realtà quelle porte, per noi, erano chiuse».

E se non lo fossero?
«Ci andrei, a parlare col capo dello Stato. Come andrei di corsa a parlare con papa Francesco del caso Berlusconi».

Come sarà il vostro domani?
«Silvio, ed è la cosa che mi ha fatto innamorare di lui, non è nato per stare solo, per godersi le ricchezze. È contro la sua natura. Per lui la politica è la forma della sua donazione agli altri. Anche quando pensava di mettersene fuori e stava costruendo ospedali per i bambini in Africa, un'università per educare i giovani alla politica della libertà e poi il suo Milan. Con la decisione di oggi pensano di cancellarlo. Invece lo riconsegnano alla lotta per la libertà».

E lei, signorina Pascale?
«Gli sono e gli sarò accanto. In ogni sua scelta».

 

Berlusconi saluta dopo il comizio BERLUSCONI SALUTA NELL ULTIMO COMIZIO DA SENATOREBERLUSCONI SALUTA NELL ULTIMO COMIZIO DA SENATOREBERLUSCONI SALUTA NELL ULTIMO COMIZIO DA SENATOREManifestanti a Palzzo Grazioli DECADENZA BERLUSCONI RENATO FARINA IN PIAZZA BERLUSCONI DECADENZA FOTO LAPRESSE BERLUSCONI DECADENZA FOTO LAPRESSE BERLUSCONI DECADENZA FOTO LAPRESSE BERLUSCONI DECADENZA FOTO LAPRESSE BERLUSCONI DECADENZA FOTO LAPRESSE BERLUSCONI DECADENZA FOTO LAPRESSE BERLUSCONI DECADENZA FOTO LAPRESSE