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di Salvatore Cannavò per “Il Fatto Quotidiano”
Renzi, non abbiamo nulla da perdere”. Maurizio Landini sintetizza così, al termine di due ore di intervento, l’iniziativa della Fiom a Cervia (Ravenna). Senza nascondere la sconfitta subita dal sindacato sul Jobs Act, il segretario della Fiom propone all’assemblea dei delegati della sua organizzazione un piano di battaglia che culminerà il 28 marzo in una grande manifestazione a Roma. Una “primavera dei diritti” che avrà un obiettivo preciso: Renzi e il suo governo. Una iniziativa politica tipica di un sindacato che, come ha ricordato lo stesso Landini, “fa politica da 114 anni”.
Matteo Renzi davanti ad una foto di Maurizio Landini,
Una giornata che rappresenterà le prime mosse di quella “coalizione sociale” proposta nei giorni scorsi e ieri rilanciata con molta nettezza. Quasi un' ora del discorso è stato dedicato al premier definito “il fenomeno di Firenze” e “l’uomo nuovo agli ordini della Bce”. “Si sta mettendo in discussione la piramide democratica costruita sulla Costituzione” dice Landini e il programma di Renzi “è quello di Confindustria”. Quanto fatto dal governo è “qualcosa che non era mai avvenuto nel dopoguerra, lo stravolgimento delle relazioni sindacali”. Tra i diritti azzoppati, spiega il segretario della Fiom, c’è quello alla “coalizione”, al mettersi insieme da parte dei lavoratori che invece vengono messi l’uno contro l’altro. Qui sta il “cambio epocale”: “Per la prima volta nella mia vita sindacale tratterò senza avere l’articolo 18” esemplifica Landini.
RENZI, DUNQUE, è il nemico. Il suo governo non fa che applicare “la lettera della Bce del 2011”, la stessa imposta allora a Berlusconi e poi realizzata dai governi Monti e Letta. A questo attacco epocale, dunque, la proposta che fa la Fiom, per spezzare l’isolamento, è la “coalizione sociale”. Un’iniziativa “innanzitutto sindacale”, dice, perché dobbiamo evitare la contrapposizione tra chi lavora, tra i più deboli. Ma anche politica perché “non c’è una rappresentanza politica degli interessi che ci stanno a cuore”.
All’accusa di voler fare politica, Landini risponde che “sì, faccio politica” ma “non un partito”. Anzi, nel finale, con un po’ di commozione, aggiunge: “Se anche un solo iscritto pensa che quello che facciamo abbia finalità personali allora non ci sto più”. L’assemblea lo inonda di applausi. Del resto, è loro che è venuto a rassicurare e a convincere della bontà della proposta. Che, probabilmente, delude chi lo vorrebbe subito a capo di un partito della sinistra – e ce ne sono anche in Fiom – ma conforta chi non gradirebbe avventure politiche o giravolte incomprensibili. Che non ci saranno.
Ci sarà, invece, un percorso più complesso, poco ortodosso, che ha come obiettivo quello di “ricostruire”, di “rimettere insieme le basi di una rappresentanza”. La coalizione, dunque, sarà una “rete di soggetti diversi” basata sulla Costituzione e sull’idea di un diverso modello sociale e, nelle intenzioni del segretario Fiom, è un modo per allargare il consenso, per non farsi mettere all’angolo, per impostare una battaglia efficace. Cosa diventerà in futuro, si vedrà.
Oggi c’è da raccogliere le forze, non farsi imbrigliare da Renzi o dalle logiche dei vari partitini della sinistra. La manifestazione del 28 marzo costituirà un primo test anche se, per quella data, la coalizione “non sarà ancora pronta”. Assieme alla Cgil, però, si lavorerà a una legge popolare per un “nuovo statuto dei lavoratori” ma anche a un referendum abrogativo del Jobs Act. “È rischioso” ammette Landini, “ma lo è anche non fare nulla”. Su questo punto ci sono le maggiori perplessità tra i delegati. Pesa il ricordo della sconfitta subita nel 1985 sulla scala mobile e la paura di perdere ancora o, peggio, di non raggiungere il quorum.
NEL CORSO della relazione, oltre a un omaggio al Papa, “l’unico a sinistra in Italia”, c’è il tempo per una disamina della situazione sindacale. La Fiom è pronta ad accogliere l’appello della Uilm per una piattaforma unitaria per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici. Alla Fiat, invece, si ricorda che è vero che ci sono le assunzioni di Melfi ma, spiega Landini, quei “mille operai produrranno uno sgravio contributivo per l’azienda di 24 milioni in tre anni”.
Nessuna accusa agli altri sindacati, se non la richiesta di “maggior rispetto” per la Fiom ma anche la riproposizione di una sfida: tra poche settimane si voteranno i delegati alla sicurezza “e lì ci conteremo”. Intanto si farà la manifestazione del 28. Ma prima, il 21 marzo, un’iniziativa a Bologna con Libera e poi, il 25 aprile, il 70° anniversario della Liberazione che quest'anno “non deve essere rituale”.
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