antonio tajani matteo salvini giorgia meloni

ANCHE SULLA LEGGE ELETTORALE SALVINI E TAJANI METTONO IL BASTONE TRA LE RUOTE ALLA MELONI – CON LA RIFORMA SUL PREMIERATO IN STAND-BY, FDI SPIAZZA GLI ALLEATI E AVANZA L’IDEA DI UN RITORNO AL PROPORZIONALE CON PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE, CON L’ADDIO AI COLLEGI UNINOMINALI - E' UNA MOSSA CHE NON PIACE ALLLA LEGA, PERCHÉ LA INDEBOLIREBBE AL NORD – FORZA ITALIA PRENDE TEMPO SULL’IDEA DI INDICARE IL CANDIDATO PREMIER SULLA SCHEDA: “PRIMA SI DEVE DARE UN SEGNALE DI VITA SUL PREMIERATO” – PANICO TRA PD E M5S, ANCHE PERCHÉ ANCORA NON È CHIARO CHI, TRA CONTE E SCHLEIN, SARÀ IL CAPO DELL’EVENTUALE COALIZIONE…

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1. LEGA E FI ORA FRENANO “AVANTI SULLE RIFORME POI REGOLE PER LE URNE”

Estratto dell’articolo di Federico Capurso per “la Stampa”

 

matteo salvini giorgia meloni. antonio tajani 2

Dentro Fratelli d’Italia si era iniziato a ragionare di legge elettorale all’inizio di questo 2025, poi tutto si era fermato in attesa che si concludesse il congresso della Lega. Giorgia Meloni sperava che Matteo Salvini, con la rielezione alla guida del partito, avrebbe abbassato i toni e si sarebbe mostrato più disponibile ai compromessi.

 

Così, il discorso è ripreso in questi giorni, ma, ancora, la Lega mostra uno scarso entusiasmo di fronte alle ipotesi messe sul tavolo dai due colonnelli della premier, il responsabile Organizzazione di FdI Giovanni Donzelli e il sottosegretario a Palazzo Chigi Giovanbattista Fazzolari. E alle remore leghiste si sono aggiunte quelle di Forza Italia: «Prima si deve dare un segnale di vita sul premierato, poi si può parlare di legge elettorale».

 

GIORGIA MELONI STRETTA TRA SALVINI E TAJANI SU POLITICO

Non vogliono dare a Fratelli d’Italia la possibilità di impostare la legge elettorale in un momento in cui i sondaggi sono ancora così buoni per Meloni. La speranza è che i consensi scivolino almeno un po’verso Lega e FI, con l’idea di poter affrontare il negoziato da una posizione meno debole.

 

Dunque, rilanciano sul premierato per frenare. La verità è che non c’è quasi più nessuno, nelle file del centrodestra, abbastanza ottimista da credere che il premierato possa essere approvato in tempo. Il leader azzurro Antonio Tajani lo aveva detto piuttosto chiaramente, qualche settimana fa, di fronte alla segreteria nazionale del partito riunita a Roma: «Difficilmente riusciremo a condurre in porto la riforma entro la fine della legislatura».

 

LEGGE ELETTORALE

[…]  la modifica della legge elettorale con l’indicazione del candidato premier sulla scheda, senza il premierato, farebbe passare il messaggio che si sta cercando di sostituire la grande promessa elettorale con un rimedio posticcio, più facile ma di livello assai inferiore.

 

Quel che chiedono da Forza Italia è di sbloccare comunque il provvedimento, rimasto a prendere la polvere in commissione alla Camera, con un emendamento del governo che modifichi il testo e corregga alcune storture evidentemente incostituzionali, in modo da far ripartire l’iter della legge dal principio.

 

ELLY SCHLEIN GIUSEPPE CONTE

Detto questo, l’ipotesi di indicare il candidato premier sulla scheda non dispiace. Se ne coglie la furbizia, perché metterebbe in difficoltà soprattutto le opposizioni che faticano a riconoscere un leader di coalizione e, ancora prima, a metterla insieme quella coalizione.

 

La Lega getterebbe volentieri la palla in tribuna perché ci sono alcune cose che piacciono poco dell’impianto appena abbozzato da FdI. A partire dall’addio ai collegi uninominali voluto da FdI. Meloni vuole togliere benzina al centrosinistra al Sud, ma in questo modo – ragionano i leghisti – indebolirebbe anche noi che al Nord, agli uninominali, avevamo ottenuto qualche parlamentare in più rispetto a quel che ci sarebbe spettato.

 

L’IDEA DI UN RITORNO AL PROPORZIONALE IL PD: NON C’È UNA TRATTATIVA APERTA

Estratto dell’articolo di Adriana Logroscino per il “Corriere della Sera”

 

giorgia meloni premierato

Tra i pochi che in maggioranza ne parlano c’è Alberto Balboni. Il presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, riguardo alla futura legge elettorale che dovrebbe andare a braccetto con l’elezione diretta del premier, osserva che il sistema potrebbe essere quello delle «Regionali: liste di partito alleate in coalizione, con un premio di maggioranza ragionevole».

 

[...] la futura legge elettorale dovrebbe prevedere una soglia di sbarramento tutta da fissare: «I dettagli — dice Balboni — dovranno essere esaminati con attenzione: ci sarà un confronto aperto anche con le opposizioni». Il senatore di FdI pensa però che sia «poco realistico» pensare che l’iter del premierato possa concludersi entro le Politiche del 2027, ed è «per questo che ha senso intervenire già ora sulla legge elettorale e “anticiparne” l’attuazione».

 

MATTEO SALVINI - GIORGIA MELONI - ANTONIO TAJANI - MEME IN VERSIONE STUDIO GHIBLI

Nel resto della maggioranza, nessun commento ufficiale. Non solo perché la legge elettorale per i parlamentari è tema naturalmente ansiogeno. Soprattutto, nessuno vuole scoprire le sue carte. Nelle chat della Lega si scrive che sull’argomento «la linea è il silenzio», che peraltro sarebbe obbligato dato che «non sta succedendo niente».

 

Il clima nell’opposizione è frizzante. Dalle parti del Pd si respingono con forza le indiscrezioni su trattative in corso con FdI. «Fino a quando la pratica è in mano a chi fa solo pasticci non ci sarà nulla di serio» sbuffa un deputato di prima fascia: «Tanto più se chi fa trapelare contatti sulle modifiche della legge elettorale per le Politiche, in realtà spera di abbassare la soglia per eleggere i sindaci. Non se ne parla».

 

ALBERTO BALBONI - SENATORE DI FRATELLI D'ITALIA

La veemenza si spiega con la necessità di tranquillizzare soprattutto il M5S, in allarme per possibili interventi non concordati. Tra le ipotesi del gruppo di lavoro di maggioranza c’è quella del ritorno alle preferenze, capolista esclusi, che piace (a molti, non tutti) tra i Fratelli d’Italia, ma non a leghisti e 5 Stelle. C’è (forse) il ritorno al proporzionale puro con la cancellazione dei collegi uninominali — che nel 2022 hanno accresciuto le pattuglie di parlamentari del Carroccio e di Forza Italia a danno dei meloniani — ma che potrebbe incentivare l’asse Pd-M5S soprattutto al Sud.

 

SCHLEIN, CONTE, BONELLI, FRATOIANNI

«Come sempre per evitare i problemi del Paese la maggioranza lancia fumogeni e cambia argomento — dice brusco, Francesco Boccia, capogruppo Pd al Senato — ma con noi non stanno parlando affatto. E non ci può essere discussione senza un coinvolgimento delle opposizioni unite».

 

Anche Dario Parrini, massimo rappresentante dem nella commissione Affari costituzionali del Senato, minimizza e parla di «indiscrezioni su ipotesi lacunose». Nel Pd molti sono convinti che «la maggioranza vuole modificare la legge elettorale ma è divisa su come farlo. E dunque, lasciano filtrare ipotesi e accreditano contatti.

La verità è che non sanno cosa proporre». [...] 

conte renzi schleingiorgia meloni luciano violante convegno sul premierato