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Chiara Maffioletti per il "Corriere della Sera"
«Non ho mai amato parlare di ascolti quando erano piccolini, sarebbe poco elegante insisterci ora». Eppure, nello sguardo divertito di Gad Lerner si legge tutta la soddisfazione di chi - dopo dieci anni alla guida dell'«Infedele», trasmissione d'approfondimento duro e puro, allergica a ogni scorciatoia acchiappa telespettatori - registra ascolti sempre più felici (da gennaio 2011 la share media era del 6.26%). Da lunedì, alle 21.10, il giornalista torna su LA7 con questa trasmissione «frutto di un lavoro decennale».
Nessun problema a ribadire che «senza Mentana (che, ha confermato il direttore di La7 Tombolini, probabilmente andrà in onda in ottobre con uno speciale assieme al neo acquisto Saviano) questi risultati non sarebbero stati pensabili. Ma l'espansione non ci sarebbe stata senza anni di lavoro oscuro, in cui abbiamo selezionato temi per gerarchia di dignità culturale e ospiti funzionali al dibattito, scelti per competenza, per portare avanti l'idea di "altra tv" che ha intercettato il vento del cambiamento».
Dovrebbero preoccuparsi «i talk show classici, che fanno ricorso all'ospite che parla di tutto ma per slogan, avendo solo un'infarinatura». Per Lerner, chi fino a ieri si divertiva con questi «duelli tra commedianti», rischia di non farlo più: «Oggi di fronte a una situazione di questa serietà , diventa imbarazzante. Questi show si ritrovano di colpo invecchiati».
Ma il veterano della rete, cosa pensa delle dichiarazioni dell'ad di Telecom Italia Media, Giovanni Stella, su libertà e controllo a commento del mancato arrivo di Santoro a La7? «Folkloristiche ma innocue. Credo sia l'unico editore che rivendica una libertà intellettuale assoluta e si vanta di limitare la libertà di stampa. Parlano i nostri prodotti. Il suo è un folklore che non interferisce nel nostro lavoro».
La trattativa con l'ex volto di Rai2 non sarebbe andata in porto perché «è stata fatta pubblicamente, con dimostrazioni di machismo da entrambe le parti. Santoro rafforzerebbe la rete e penso potrebbe ancora arrivare. Qualcuno ci ha messo il becco. Le pressioni politiche a La7, come in tutte le tv, ci sono state e sempre ci saranno».
Chi vorrebbe a La7 è Milena Gabanelli mentre una stoccata è per Antonio Ricci: «La soddisfazione più grande è che anche quest'estate Mediaset abbia rinunciato a "Veline": nell'Italia del bunga bunga un programma così non si può più fare. Ricci era abituato ad essere il re delle tv di Berlusconi e al contempo l'intellettuale di sinistra, teorico della controinformazione. Un profeta con le tasche gonfie. Io le ho ma non faccio il profeta».
Infine un pensiero sulla Rai, afflitta «dalla fatica burocratica», che si chiude con una boutade: «Non potrei immaginarmi in questa Rai...tranne che per sei mesi alla direzione Tg1. Non un giorno in più. Ma mi divertirei tantissimo».
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