virginia raggi alessandro di battista rossella rendina

POLVERE DI 5 STELLE – IL DISASTRO DEL M5S ALLE SUPPLETIVE DI ROMA: LA CANDIDATA ROSSELLA RENDINA CHE SI È FERMATA AL 4,36% - FOLLI: ''UN PARTITO ANTI-SISTEMA CHE VIENE STRITOLATO IN UN VOTO IN CUI L'ASTENSIONE È PIÙ DEL 82%, HA POLITICAMENTE CESSATO DI ESISTERE" – LA GESTIONE RAGGI HA STRONCATO L’ENTUSIASMO ANCHE TRA I FAN PIU SFEGATATI. E SI VUOLE PURE RICANDIDARE! E DIBBA CHE FA?

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1 - CROLLO M5S, RAGGI SI SMARCA È SCONTRO SULLA RICANDIDATURA

Simone Canettieri per “il Messaggero”

 

ROSSELLA RENDINA

«Dobbiamo ringraziare i compagni, meno male che ci sono ancora». Nel M5S i pochi big che hanno voglia di parlare della disfatta storica alle suppletive della Camera nel collegio di Roma 1 scherzano, ma non troppo, sull'eterno frazionismo della sinistra-sinistra che ha graziato il Movimento. Perché? Se Potere al Popolo e il Partito comunista di Marco Rizzo si fossero uniti avrebbero raggiunto il 5% e dunque il podio.

virginia raggi 2

 

Superando appunto la candidata pentastellata Rossella Rendina che nel collegio simbolo della Capitale si è fermata al 4,4% (1.422 voti). Una sconfitta già scritta («I messaggi di ringraziamento li avevo preparati prima del voto», confessa Rendina a Il Messaggero) ma non con queste dimensioni. «Sopra al 10% sarebbe stato un ko onorevole vista la potenza di fuoco di Gualtieri, così certo è troppo», ha commentato nelle chat Francesco Silvestri, deputato romano e tesoriere del gruppo a Montecitorio.

roberto gualtieri

 

LA MOSSA

Volenti o nolenti tutti ieri mattina, a partire da Matteo Salvini, sono andati a bussare in Campidoglio, citofonando all'inquilina Virginia Raggi, sindaca da quasi 4 anni. La grillina però, ben attenta a non farsi mai nemmeno fotografare in campagna elettorale con l'aspirante parlamentare, ai suoi collaboratori ha confessato: «Il voto non è indicativo, l'affluenza era troppo bassa e comunque, niente di personale, ma non l'ho scelta io questa candidata».

 

PAOLA TAVERNA E DESSI

Come dire: vade retro, parlate con altri, non con me. Il tutto sorvolando su un dato (il 4,4% che al netto delle attenuanti dovrebbe suonare un campanello d'allarme per la «regina di Roma»). Fatta questa premessa, Raggi ha passato la giornata come se nulla fosse accaduto: normale amministrazione, tra inaugurazioni e incontri istituzionali. Per congratularsi poi con Gualtieri così: «Sono contenta che durante la campagna elettorale abbia rilevato che servono più fondi per Roma: visto che è anche il ministro dell'Economia, quando vuole allargare i cordoni della borsa noi siamo pronti». Auguri.

 

raggi di maio

Per il resto, tutti nel M5S fischiettano e si voltano dall'altra parte, a dimostrazione di quanto sia orfano, per prassi, qualsiasi insuccesso. «Parlate con Crimi, no?», dicono per esempio i parlamentari più vicini a Luigi Di Maio, ex capo politico, con un rapporto da sempre complicato con Raggi.

emanuele dessi alessandro di battista

 

Il neo capo politico pubblicamente sorvola sulle suppletive della Capitale: «Il I municipio era già una roccaforte del Pd perfino nei momenti più difficili», mette le mani avanti Crimi con i senatori che lo fermano per commentare la «figuraccia», come la chiama Emanuele Dessì. Il ribelle però dà un'altra chiave di lettura nei vari capannelli: «Il problema è il metodo: fino a quando continueremo a scegliere candidati su Rousseau e a non prepararci agli appuntamenti come invece fanno gli altri partiti faremo sempre queste figure. Rendina, ovvio, non ha colpe», conclude il senatore Dessì.

 

Virginia Raggi vespri all'opera di roma

Sullo sfondo, ci sono gli Stati Generali chiamati - chissà quando e come - a ridisegnare il Movimento. Dalla guida politica alla gestione ordinaria. Come quella delle deroghe. A Raggi, per esempio, ne servirebbe una bella grande per ricandidarsi. Ma in questo momento nessuno prende la minima decisione. E sulla strada di Raggi piomba anche una rivale interna: Monica Lozzi, presidente grillina del VII municipio, pronta al grande salto. Anche per lei servirebbe una deroga, però. Una situazione di caos tale che, complice l'emergenza Coronavirus, fa dire a tutti i pentastellati di peso: «Roma adesso non è una priorità». Anche Roberta Lombardi, arcinemica di Virginia, preferisce non infierire: «Risultato negativo - sottolinea la capogruppo in Regione Lazio - ma noi siamo più forti nelle periferie». Il problema è il quanto: davanti al 4,4 del centro storico, anche il doppio nelle zone più decentrate potrebbe essere ininfluente.

 

2 – LA SCONFITTA CAPITALE DEL PARTITO ANTI-SISTEMA

Stefano Folli per “la Repubblica”

virginia raggi 1

 

Non è semplice e forse nemmeno utile tentare di ricavare una regola di carattere generale dal risultato del voto suppletivo nello storico collegio di Roma-1. Troppo pochi i votanti - 32mila - rispetto agli aventi diritto, che erano oltre 180mila: l' equivalente di una città medio piccola, come dire una dimensione di tutto rispetto. Fatta questa premessa bisogna riconoscere che almeno due dati s' impongono alla nostra attenzione, in base al principio che chi vota ha sempre ragione nel confronto con chi resta a casa; poco importa se per la paura del virus o per semplice indifferenza.

 

alessandro di battista virginia raggi

Il primo dato è evidentemente la chiara affermazione del ministro dell' Economia, Gualtieri.

D' accordo, si votava in un collegio dove la notizia (e che notizia...) sarebbe stata la mancata vittoria del candidato del centrosinistra: eravamo infatti nel cuore della Ztl, l' area a traffico limitato in cui la satira identifica quei quartieri del centro storico, quindi benestanti, dove il Pd conserva una delle sue non numerose roccaforti.

 

Tuttavia Gualtieri è in questo momento una delle migliori risorse che il Pd e i suoi alleati possono mettere in campo: averlo scelto è già una dimostrazione di buonsenso. Aver ottenuto oltre il 62 per cento dei 32mila che si sono recati alle urne è comunque un esito cospicuo, superiore al risultato raccolto dalle liste di centrosinistra nelle ultime elezioni politiche, quando fu Paolo Gentiloni a prevalere a Roma-1.

 

Forse è troppo dire che l' esecutivo Conte ne esce rinfrancato, ma certo male non gli fa.

virginia raggi e giuseppe conte affacciati al balcone del campidoglio 2

Secondo dato che s' impone è la scomparsa dei Cinque Stelle, la cui candidata è precipitata al 4 per cento. Qui si dimostra che a Roma il partito che un tempo fu di Grillo non riesce più a mobilitare nessuno. In altri tempi la gente sarebbe uscita di casa e sarebbe andata a votare contro la "casta".

 

Oggi non è più così. Il combinato disposto della gestione Raggi in Campidoglio e della prova offerta dai 5S nel governo nazionale ha stroncato anche i "fan" più entusiasti. Un partito anti-sistema che viene stritolato in un voto in cui l' astensione è più del 82 per cento, ha politicamente cessato di esistere. Oppure esiste ancora solo come corrente esterna del Pd, il che è piuttosto verosimile se si osserva quel che accade nella maggioranza su cui si regge Conte. Resta da dire che il risultato della destra è inferiore alle attese, sempre raffrontato con il 2018. E che all' estrema sinistra la radicalità di Marco Rizzo ha avuto la sua piccola rivincita nel derby con le componenti che sostengono il governo. In quest' area Gualtieri ha drenato i voti di tutti, nella logica del maggioritario.