DAGOREPORT - CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL…
Giovanni Bianconi per il Corriere della Sera
Apparentemente è la soluzione del problema, in realtà è la certificazione di una rottura che ormai sembra definitiva. La decisione del procuratore di Palermo Franco Lo Voi di chiedere il «posticipato possesso» del nuovo incarico alla Direzione nazionale antimafia per il pubblico ministero Nino Di Matteo consentirà a quest' ultimo di continuare a occuparsi del processo sulla trattativa Stato-mafia e le inchieste collegate, ma al tempo stesso sancisce lo strappo tra il capo dell' ufficio e il magistrato più scortato d' Italia.
Il quale per i prossimi sei mesi, oltre che dedicarsi alle trame occulte di Cosa nostra, dovrà sbrigare anche quei fascicoli su «truffe, furti e piccoli reati» di cui s' era pubblicamente lamentato. Chiamando in causa Lo Voi, che non gli ha mai offerto l' occasione di rientrare nella Direzione distrettuale antimafia e ora s' è preso una rivincita su «qualche recente esternazione» non gradita, come ha scritto in un messaggio di posta elettronica inviato a tutti i magistrati dell' ufficio.
Un tempo la disfida sarebbe stata catalogata tra i veleni che da trent' anni inquinano il palazzo di giustizia di Palermo, con i magistrati divisi su fronti contrapposti, visioni diverse su metodi d' indagine, reati da contestare, informazioni negate, fascicoli contesi. Stavolta invece si respira un' aria diversa, quasi che al fondo ci sia uno scontro alimentato da protagonismi personali e niente (o poco) più.
E forse è un sintomo che pure in questo palazzo il contrasto alle cosche, pur ritenuto fondamentale da tutti, è diventato uno degli aspetti del lavoro quotidiano, non più la priorità assoluta che fa passare tutto il resto in secondo piano. Anche in virtù di un oggettivo arretramento della mafia militare, e di un diminuito allarme suscitato da quella più o meno sommersa, nonché dai «segreti indicibili» che hanno fatto da contorno alla stagione delle stragi.
LA SEDE DELLA PROCURA DI PALERMO
Dopo l' uscita di scena dell' ex procuratore aggiunto Ingroia, Nino Di Matteo è rimasto il pm simbolo delle indagini sulla trattativa e misteri connessi; c' è un processo in corso, altri si sono conclusi con assoluzioni non ancora definitive (a carico dell' ex ministro Mannino e, in un dibattimento parallelo, del generale Mori), ma gli accertamenti continuano. Il magistrato che per questo, secondo le dichiarazioni di diversi pentiti, è considerato a gravissimo rischio di attentato, una volta ottenuto il trasferimento alla Superprocura (in precedenza negato da decisioni diverse del Csm, che sollevarono perplessità e polemiche) aveva intenzione di chiedere l' applicazione al dibattimento giunto in dirittura d' arrivo, per affiancare i colleghi Teresi, Del Bene e Tartaglia nell' imminente requisitoria e gli approfondimenti in corso.
Ma secondo il procuratore Lo Voi - che avrebbe dovuto sollecitare la richiesta al procuratore nazionale Franco Roberti, nuovo capo di Di Matteo dopo il trasferimento alla Dna - i problemi di sicurezza potrebbero aumentare con la necessità di fare la spola tra Roma e Palermo in giorni e orari predefiniti. Di qui la scelta del posticipato possesso, che congela la situazione per i prossimi sei mesi e lascia Di Matteo nella stessa insoddisfazione degli ultimi anni.
L' interessato non l' ha presa bene, ma dentro e fuori il palazzo di giustizia si avverte una generale indifferenza. Chi ritiene che contro il pm pluri-minacciato siano in corso manovre per delegittimarlo, a causa di indagini e iniziative processuali non condivise, seguiterà a pensarlo; al pari di chi nega ogni ostruzionismo nei suoi confronti, nonché un presunto diritto a non occuparsi anche dell' ordinaria amministrazione, come gli altri colleghi.
I prossimi mesi diranno come finirà la storia, tenendo conto delle sirene dell' impegno in politica che continuano a suonare come un richiamo, dalle parti del Movimento 5 Stelle. Ai suoi amici, Nino Di Matteo ha sempre detto di non ritenere opportuni incarichi nei luoghi in cui da 25 anni lavora come pm antimafia; ciò rende improbabile la ventilata candidatura alla Regione Sicilia in autunno, sebbene non sia detta l' ultima parola. In ogni caso, al più tardi nel 2018 si voterà per il Parlamento nazionale, e tutto diventerebbe possibile.
Ultimi Dagoreport
DAGOREPORT - DOPO LE VIOLENTE POLEMICHE PER LA PUNTATA SU BERLUSCONI-DELL’UTRI-MAFIA, DOMENICA…
DAGOREPORT - SI SALVINI CHI PUO'! ASSEDIATO DAL PARTITO IN RIVOLTA, PRESO A SBERLE DA GIORGIA…
LE CENERI DI HOLLYWOOD - VINCENZO SUSCA: “DOPO L'OMICIDIO DELLA REALTÀ PER MANO DELLE COMUNICAZIONI…
DAGOREPORT - INTASCATO IL TRIONFO SALA, SUL TAVOLO DI MELONI RIMANEVA L’ALTRA PATATA BOLLENTE: IL…
"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON……