“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
Rocco Cotroneo per il “Corriere della Sera”
Dopo aver lasciato la presidenza del Brasile nel 2010, sull' onda di una enorme popolarità in patria e all' estero, Luiz Inácio Lula da Silva si sarebbe dedicato a guidare un meccanismo di corruzione e finanziamento illecito senza precedenti nella storia del Paese sudamericano. È questa l' accusa, pesantissima, che i giudici di Curitiba alla guida della Mani Pulite brasiliana (qui chiamata «Lava Jato») hanno infine messo nero su bianco.
È la richiesta dei pm incaricati dell' indagine, che andrà poi al vaglio dei giudici: saranno loro a decidere se Lula andrà a processo e se eventualmente sarà condannato. I termini utilizzati dall' ordinanza non lasciano dubbi: «Dopo aver lasciato la presidenza (e fatto eleggere Dilma Rousseff, ndr ) Lula ha guidato un meccanismo criminale di utilizzo deviato di risorse pubbliche, destinate all' arricchimento illecito, e anche alla compravendita di appoggio parlamentare e al finanziamento di costose campagne elettorali».
Il pm alla guida dell' indagine, Deltan Dallagnol, ha poi precisato in una conferenza stampa che «senza il potere decisionale di Lula tutto il meccanismo sarebbe stato impossibile. Per questo lo dobbiamo considerare il comandante massimo dello schema di corruzione».
Al momento i giudici di Curitiba non hanno presentato alcuna prova nuova, o svelato particolari che non si conoscevano. Già in un' altra istanza a Brasilia, Lula era stato definito il «capo» della gang, sulla base del «non poteva non sapere» cosa stava succedendo nel colosso pubblico Petrobras, e come le tangenti raccolte dai manager di nomina politica finissero a finanziare la politica.
Chi si aspettava la pistola fumante, almeno in questa fase rimane deluso, perché i giudici di Curitiba insistono soltanto sui favori «immobiliari» ricevuti da Lula dopo aver lasciato la presidenza. Sono i due casi di cui tutto il Brasile parla da mesi.
All' ex presidente era stato promesso un attico nella località balneare di Guaruja Paulista, e tutti i lavori di ristrutturazione erano stati offerti dall' impresa Oas, una delle big delle costruzioni coinvolte nelle mazzette Petrobras. Il secondo episodio è simile: una casa di campagna fuori città, non intestata a Lula e familiari, ma ad amici (prestanome), è stata rimessa a nuovo da un' altra società coinvolta nelle tangenti, la Oderbrecht. Entrambe le imprese, inoltre, hanno pagato Lula per conferenze tenute dopo aver lasciato la guida del Paese.
Per le vicende legate ai due immobili, Lula (e la moglie Marisa) sono accusati di riciclaggio e corruzione passiva. I giudici ritengono che i lavori effettuati siano la ricompensa per le commesse ottenute alla Petrobras, insieme naturalmente a molti più soldi per il finanziamento delle campagne elettorali.
Lula nega tutto. Sostiene che l' acquisto dell' attico di Guaruja (che ha visitato soltanto una volta) non è mai andato in porto perché la famiglia ha cambiato idea, e anche l' altra casa non è di sua proprietà. Dice anche che ogni compenso ricevuto per le conferenze è stato regolarmente fatturato. La sua difesa ha già spostato il tiro, addirittura all' Onu, dove i pm di Curitiba sono accusati di persecuzione politica.
L' operazione «Lava Jato», che dura ormai da due anni e mezzo, ha già portato in carcere alcuni tra i più importanti imprenditori del Brasile e ha colpito politici di vari partiti, compresi molti uomini che ora appoggiano il neopresidente Michel Temer, e che la sinistra esautorata dal potere definisce «golpisti».
Nessun politico però è ancora andato a giudizio, perché la legge brasiliana assegna alla sola Corte Suprema la competenza per ministri e parlamentari in carica, allungando enormemente i tempi.
Lula, non essendo più nemmeno parlamentare, è invece in mano alla giustizia ordinaria e a partire da oggi potrebbe essere anche arrestato. Anche se restano forti i dubbi sulla mancanza di nuove prove, a fianco alla pesante definizione di «comandante massimo della corruzione».
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