elly schlein

L’ISTANTANEA DELL’ITALIA CHE ESCE DAL VOTO DI IERI A STRASBURGO SULLA DIFESA COMUNE E SUL SOSTEGNO ALL’UCRAINA È QUELLA DI UNA NAZIONE LACERATA E CONFUSA” - MASSIMO FRANCO: “LA POLITICA ESTERA TENDE A RICOMPATTARE L’UE MA SPACCA L’ITALIA, VITTIMA DELLE CREPE IDEOLOGICHE CHE L’‘EFFETTO TRUMP’ STA PRODUCENDO. IL RISULTATO È DI MARCARE L’IMMAGINE DI UN’ITALIA INCAPACE DI ASSUMERE UNA POSIZIONE NETTA IN UN PASSAGGIO FONDAMENTALE. QUANTO AL PD DI SCHLEIN, TENTATA ALL’INIZIO DA UN ‘NO’, CON LA SUA INVOLUZIONE RINUNCIA A PRESENTARSI ALMENO PER ORA COME CREDIBILE FORZA DI GOVERNO”

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

Estratto dell’articolo di Massimo Franco per il “Corriere della Sera”

 

ELLY SCHLEIN GIUSEPPE CONTE

L’istantanea dell’Italia che esce dal voto di ieri a Strasburgo sulla difesa comune e sul sostegno all’Ucraina è quella di una nazione lacerata e confusa. Il «sì» alla proposta di Ursula von der Leyen sul riarmo ha raccolto il 62,6 per cento dei voti: una prova di sostanziale compattezza. Ma l’appoggio delle forze politiche italiane si è frantumato: nella maggioranza di governo e tra le opposizioni.

 

La politica estera tende a ricompattare l’Ue ma spacca l’Italia, vittima delle crepe ideologiche che l’«effetto Trump» sta producendo.  Il partito di Giorgia Meloni ha votato a favore del «libro bianco» sul riarmo e si è astenuto sull’altra risoluzione: quella sull’Ucraina, per un testo considerato tale da «scatenare odio verso gli Usa invece di aiutare l’Ucraina». Il Pd ha fatto di peggio.

antonio tajani giorgia meloni matteo salvini

 

Dieci europarlamentari hanno votato a favore del riarmo. Ma undici, dunque la maggior parte, si sono astenuti. […] A trainare l’approvazione sono stati i Popolari, dei quali fa parte FI, il partito del vicepremier Antonio Tajani; gran parte di Ecr, i conservatori ai quali aderisce FdI; i liberali e i Verdi. Contro si sono schierati i Patrioti europei di estrema destra ai quali aderisce la Lega di Matteo Salvini, l’altro vice-Meloni; una minoranza di Ecr, il M5S e Avs. Ma a colpire è stata soprattutto la posizione di Elly Schlein, risucchiata sulle posizioni «pacifiste» dei post-grillini.

 

GIUSEPPE CONTE E ELLY SCHLEIN

[…] Il risultato è di marcare l’immagine di un’Italia incapace di assumere una posizione netta in un passaggio fondamentale. Può darsi che creda davvero di accreditarsi come «ponte» tra Ue e Usa. I distinguo, tuttavia, rischiano di essere valutati come ambiguità o, peggio, furbizia di corto respiro. I 419 «sì», i 204 «no» e le 46 astensioni dicono che la volontà di trovare una strategia comune è maggioritaria. Nel fronte avverso o scettico si annidano invece contraddizioni crescenti: una deriva che promette di indebolire il peso non tanto della premier ma dell’Italia. Quanto al Pd di Schlein, tentata all’inizio da un «no», con la sua involuzione rinuncia a presentarsi almeno per ora come credibile forza di governo.

antonio tajani matteo salvini giorgia meloni