DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Matteo Pucciarelli per repubblica.it - Estratti
Fausto Bertinotti, una lunga vita da dirigente sindacale della Fiom Cgil prima di diventare politico di professione — fu segretario di Rifondazione comunista e concluse la sua carriera da presidente della Camera — è inorridito: «Spacconata irrispettosa», così definisce le parole di Giorgia Meloni che si è raccontata “senza diritti sindacali”.
È stata solo una battuta infelice?
«Penso rientri in una sorta di effetto trascinamento trumpiano, più la dicono volgare e più si ritengono portatori di consenso. È come se la maleducazione fosse diventata una virtù».
Proviamo a spiegare dove sta la volgarità.
«Meloni dice una cosa che è una somma di concetti intollerabili in un contesto non dico laburista, nonostante la nostra Costituzione nei fatti sia tale, ma semplicemente democratico. Meloni ha il ruolo di maggior responsabilità e assieme privilegio in Italia e tali parole sono una offesa per chi deve guadagnarsi da vivere, giorno dopo giorno, con un lavoro duro e spesso senza tutele. Condizione che con ogni evidenza lei non conosce».
Però, dice, “lavora malata”. Sbaglia?
«Manca di rispetto se si pensa al fatto che le persone che muoiono sul posto di lavoro sono molte e spesso sono quelle indotte a farlo, a volte in precarie condizioni di salute. Lavoratrici e lavoratori sotto coercizione, sotto ricatto, i più deboli ed esposti ai rischi».
fausto bertinotti giorgia meloni gianfranco fini 2006
Lei ha fatto sindacato e politica per molti anni. La cultura del Msi, dal quale proviene Meloni, era questa, quasi irridente nei confronti del lavoro?
«Non vorrei apparire paradossale ma nel fascismo, fenomeno che nasce con carattere anti-operaio, con gli incendi delle sedi sindacali e delle Camere del lavoro, sin dal proprio programma di San Sepolcro del 1919 aveva una propensione a connettersi ai temi del lavoro.
Persino nella retorica fascista, penso all’ “Italia proletaria”, era un qualcosa di manifesto. Questa classe dirigente non ha rotto col fascismo ma ha compiuto una cesura con la concezione di attenzione ai temi sociali, per abbracciarne una liberista. Quindi oggi vellichi la cultura populista e dall’altra parte stai in maniera perfettamente compatibile in Europa, con gli attuali assetti economici, riproponendo la ricetta di Mario Draghi».
FAUSTO BERTINOTTI ELOGIA LA MELONI IN UN'INTERVISTA A TPIlella bertinotti fausto bertinotti (2)
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