FLASH! - RUMORS ALLA FIAMMA (GIALLA): IL COMANDANTE GENERALE DELLA GUARDIA DI FINANZA, ANDREA DE…
Alberto Simoni per “la Stampa”
«Ed Miliband non può governare con gli scozzesi». La fonte che racconta al «Times» i timori post-elettorali - nessun vincitore chiaro venerdì mattina, stallo parlamentare e chissà quale esecutivo - è un laburista, ovvero un compagno di partito dello stesso Miliband impegnato nello sprint finale per le elezioni di giovedì.
E l’avvertimento la dice lunga su quanto sia palpabile la paura che gli equilibri a Westminster siano appesi alla volontà di una nutrita pattuglia di deputati del Partito nazionalista scozzese (Snp). I sondaggi dicono che l’Snp potrebbe fare incetta di seggi in Scozia, togliendo proprio ai laburisti la maggioranza in una delle sue tradizionali roccaforti.
Socialdemocratica
I più ottimisti (o pessimisti fate voi) parlano di un cappotto, 59 su 59 seggi, altri si fermano a 53-54. Ma il dato politico non cambia: la bussola a Londra rischiano di tenerla in mano quelli che da Londra meno di un anno fa volevano staccarsi. La regista di tutto questo si chiama Nicola Sturgeon, ha 44 anni, è sposata con un funzionario di Partito e guida l’Snp dallo scorso autunno dopo le dimissioni, causa flop nel referendum indipendentista del 19 settembre, di Alex Salmond di cui Nicola è stata vice ed è amica.
Pettinatura e tailleur fuori moda alla Merkel, cuore social-democratico, europeista («Il Regno Unito non uscirà fino a quando c’è la Scozia dalla Ue»), odio viscerale per la Thatcher e tutto ciò che sa di politiche di austerità.
«Faccio politica per fare il contrario di quello che voleva la Thatcher», disse tempo fa al «NewStatesman» spiegando che è la lotta alle diseguaglianze la stella polare della sua azione. Quando fece i primi volantinaggi politici aveva appena 16 anni e «Maggie» era all’apice.
Tanti corteggiatori
Oggi il nemico è il programma economico della coppia Cameron-Osborne, e la loro promessa di azzerare il deficit entro il 2020 senza alzare le tasse e risparmiare 12 miliardi sul welfare. Colpirebbe i poveri e la Scozia pagherebbe dazio, il ritornello che ripetono all’Snp.
ED MILIBAND E LE PROMESSE ELETTORALI SULLA PIETRA
Pur di non rivedere Cameron sulla soglia di Downing Street la Sturgeon ha aperto a un accordo con Miliband, dalla coalizione all’appoggio esterno, e ieri si è arrabbiata diffondendo un comunicato durissimo con alcuni militanti Snp che hanno preso a male parole i leader del Partito laburista scozzese durante un comizio.
Miliband ha sempre respinto, quasi sdegnato, le avances di matrimonio. Almeno pubblicamente. Ma dietro le quinte rivelano ambienti vicino alla campagna elettorale laburista, all’alleanza con gli scozzesi Ed ci pensa. E molto.
Gli analisti, pallottoliere in mano, vedono poche alternative per gli eredi, appannati, di Blair di andare al 10 di Downing Street se non abbracciando i 50 e oltre deputati della «Merkel di Scozia» (anche se lei preferisce il riferimento alla premier danese Helle Thorning-Schmidt, quella del selfie con Obama che fece mettere il broncio a Michelle).
In settembre Miliband, Cameron e il vicepremier Clegg erano andati tutti insieme a «implorare» gli scozzesi di non azzoppare il Regno; con garbo e genuina ma furba eleganza pure la regina Elisabetta aveva pregato per l’unità. Fra meno di 72 ore, il cuore del regno potrebbe battere in Scozia. O almeno avere lì i polmoni per dare ossigeno a un governo.
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