DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA…
Paolo Colonnello per La Stampa.it
Ad Arcore «funzionava un sistema prostitutivo per compiacere la concupiscenza di Silvio Berlusconi». E' durissima la requisitoria dei pm al processo Ruby. La parola è adesso al sostituto Antonio Sangermano. Nessuno sconto sulle famose "cene eleganti": «E' totalmente falso che le cene fossero ordinati convivi o al massimo con innocenti spettacolini di burlesque. In questo processo si è tentato di falsificare la realtà per non parlare dell'anomalia dello "stipendio" versato tutt'ora a diverse ragazze, anche se chiamate a testimoniare».
Dunque, cosa succedeva nella ridotta del Bunga Bunga di villa San Martino? «Le cene di arcore erano un collaudato sistema prostitutivo - risponde il pm - con la complicità di Lele Mora ed Emilio Fede». Il «sistema prostitutivo era un apparato complesso volto a reperire, selezionare, organizzare, compattare e remunerare un numero consistente di giovani donne dedite al compimento di atti sessuali».
Grazie in particolare «all'intermediazione di Nicole Minetti che come vedremo si occuperà di prendere in carico Karima el Marhoug proprio la sera in cui fu fermata in Questura». Respinte anche le ultime eccezioni della difesa, dopo quasi un anno, si è chiusa dunque la fase dibattimentale del processo Ruby e la parola è passata all'accusa per una requisitoria che promette scintille.
Le conclusioni saranno affidate a Ilda Boccassini che potrebbe concludere nell'udienza del prossimo venerdì. A questo punto, la sentenza potrebbe arrivare prima del previsto. Da rilevare che quella di stamattina è stata forse l'udienza più devastante per la difesa di Silvio Berlusconi sul piano del reato di concussione che, insieme a quello di prostituzione minorile, viene contestato al leader del Pdl.
In aula come testimone ha parlato infatti Anna Maria Fiorillo, il pm dei minori che si occupò per prima del caso di Karima El Mahroug e che la sera del suo fermo, il 27 maggio del 2010, ne dispose l'affidamento in comunità . Convocata come testimone dal presidente del Tribunale, il pm minorile Fiorillo ha parlato per circa mezz'ora con grande lucidità , ricordando perfettamente l'atteggiamento della commissario Giorgia Iafrate che disattese le sue disposizioni, non spiegò perchè Karima, che era già stata identificata come marocchina, improvvisamente per la Questura era diventata "nipote di Mubarak" e insistette per affidarla alla "consigliera ministeriale Minetti".
«A me sembrava una cosa talmente incredibile... Quando la commissaria mi disse che Ruby era la nipote di Mubarak le dissi che semmai, essendo marocchina, poteva essere la figlia del re del Marocco e le disse che se le cose stavano così, di mandarmi i documenti che comprovassero questa affermazione, chiedendo magari ai consolati....
Comunque conclusi la telefonata molto infastidita, la Iafrate sembrava un fiume in piena che non voleva ascoltare. Le dissi perciò: quello che avevo da dire gliel'ho detto, confermo le mie disposizioni e non mi disturbi più. Le dissi anche che lei aveva capito benissimo quello che intendevo dire e che se non avesse inteso se ne sarebbe assunta le responsabilità ».
Inoltre, il pm minorile, ha spiegato che Ruby in quel momento non poteva essere affidata altro che a una comunità protetta essendo sospettata di prostituzione minorile, ovvero vittima di reati sessuali. Averla invece consegnata a Nicole Minetti, che la lasciò a sua volta nelle mani dell'altra escort brasiliana Michelle de Coinceicao, fu dunque un reato nel reato. Inevitabile a questo punto che la posizione della commissario Iafrate debba essere riconsiderata dalla Procura.
ruby ruby SILVIO BERLUSCONI CON GIORGIA IAFRATE IL COMMISSARIO DI POLIZIA CHE AFFIDO RUBY A NICOLE MINETTI jpegGiorgia IafrateBERLUSCONI E MARONI A MONTECITORIO Nicole Minetti fede mora
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