GRILLO PROVOCA NELLA REGIONE COL TASSO PIU’ ALTO DI GREMBIULINI E COMPASSI: “NEL PD NON PIÙ OPERAI, MA FIGLI DI MASSONI” - BEPPEMAO A FIRENZE SI FA PRENDERE IN BRACCIO DA DI BATTISTA COME BERLINGUER CON BENIGNI

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Carlo Bertini per ‘La Stampa'

La serata è afosa, lo spettacolo del catechizzatore che si cala in partibus infidelium, nella terra dei non credenti, è di quelli da non perdere. E dunque non sorprende che la piazza sia piena come un uovo e non è un caso se le urla di giubilo all'arrivo del "camper di Beppe" fanno credere che gli astanti siano tutti già da tempo convertiti. Grillo viene a cantare messa a Firenze nella stessa agorà, Santissima Annunziata, dove Renzi ringraziò i suoi concittadini subito dopo esser stato eletto sindaco. Per fargli vedere quanto sia capace di trascinare all'ovazione i suoi concittadini. Radioso in volto per il piacere di poterlo insidiare in una piazza "sua", perché si sa che le sfide in trasferta sono le più godute.

Arriva preceduto da una selva di attacchi: l'ultimo del Pd per la «voglia di poltrone», innescato da quel «perché no» di Casaleggio, che intervistato da Travaglio, apre all'ipotesi di poter fare un giorno il ministro. E Grillo? «Bisogna chiedere a lui, io lo vedrei bene». Dopo la pioggia di proteste, arriva la smentita (deciderà la rete chi andrà al governo), ma resta sul terreno il segnale di una fuga in avanti per incutere terrore negli avversari. Ore prima, di buon mattino, Grillo evoca i tribunali del popolo, processi e liste di proscrizione per giornalisti, industriali e politici «che vengono un gradino più in basso delle meretrici». «Un orrendo trio che va giudicato con un processo popolare, mediatico, che inizierà dopo le elezioni europee».

La sera sale sul palco fiorentino dopo che Alessandro Di Battista, Massimo Artini, Alfonso Bonafede, portavoce dei 5Stelle alla Camera, suonano la carica. E ora «iniziate a entrare nell'ottica di essere forza di governo», urla Di Battista ai militanti per lanciare al meglio l'ingresso del leader. Lo prende in braccio sul palco come fece Benigni con Berlinguer. «C'è qualcosa che è cambiato», esordisce Grillo.

«Ora hanno paura, dicono già che se vinciamo loro non vanno via, vediamo, vediamo». Ed esplode il coro del «tutti a casa». Parla della «leggera umiliazione di andare da Vespa, che non ha fatto entrare il mio plastico ma Berlusconi sì».. Ma svela anche una vena di autocritica quando ammette «non sono riuscito a esprimermi», come a dire di non esser riuscito in pieno a farsi capire. E ritorna sulle tre categorie messe all'indice, che «un po' dovranno rispondere agli italiani di trent'anni di disgrazie». Quella stampa «che le tenta tutte, che sta lì nascosta a cercare qualche commento di qualche dissidente».

Racconta di quella televisione che «manda le risate registrate di gente morta anni fa» e giù risate. Di Berlusconi «preoccupato delle sue aziende che stanno andando a picco, delle tre tivvù pubbliche in mano ai partiti. Mi danno del cattivo, di Hitler e io ho detto sono oltre, siamo Charlie Chaplin». Avverte che dopo aver vinto le europee, «andremo a Roma, ma noi siamo francescani. Il nostro movente è far diventare i cittadini stato, non è trenta o quaranta o sessanta, ma cento per cento. Noi siamo la visione di un altro mondo». E scoppia l'ovazione.

Ed ecco la novella, «mi sono accorto che siamo un movimento cristiano, non capivo cosa sia esser sereni e la felicità è una cosa sola: condividere delle cose con altri». Poi evoca l'apocalisse, «siamo un meteorite che cambierà questo Paese»; lancia la botta a quelli del Pd «che non sono più figli di operai ma di massoni». E sfotte quelli che dicono «non abbiamo i programmi», mentre i militanti in piazza distribuiscono i volantini con i sette punti per l'Europa. Abolizione del fiscal compact, adozione degli eurobond, alleanza tra i paesi mediterranei per una politica comune, investimenti in innovazione esclusi dal 3% annuo del deficit di bilancio, finanziamenti per attività agricole finalizzate ai consumi nazionali interni, abolizione del pareggio di bilancio. E ultimo, referendum per la permanenza nell'euro.

Esalta il valore della tecnologia, parla di F35, strappa la risata con la parabola del "Drone Padulo", insomma sfodera il meglio del suo repertorio, la piazza apprezza. Lui si scalda, «grido troppo, se mi viene un infarto siete rovinati». E li manda in delirio.

 

GRILLO A FIRENZE CON AUTO ELETTRICA beppe grillo a firenzeGIANROBERTO CASALEGGIO E ELENA SABINA DEL MONEGObeppe grillo a firenze beppe grillo a firenze beppe grillo a firenze beppe grillo a firenze