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NON C'È TREGUA PER GAZA: NETANYAHU CONTINUA A BOMBARDARE A PIÙ NON POSSO - È ARRIVATO A 53 MILA IL NUMERO DELLE VITTIME CAUSATE DAGLI ATTACCHI ISRAELIANI NELLA STRISCIA: 121 PERSONE SONO STATE AMMAZZATE NEGLI ULTIMI RAID A SUD DI GAZA. MORTO ANCHE IL GIORNALISTA HASSAN SAMOUR, CHE LAVORAVA PER AQSA, STAZIONE RADIO DIRETTA DA HAMAS, E LA SUA FAMIGLIA - MENTRE "BIBI" INTENSIFICA GLI ATTACCHI, L'ORGANIZZAZIONE TERRORISTICA PALESTINESE TRATTA DIRETTAMENTE CON LA CASA BIANCA - GLI AIUTI UMANITARI BLOCCATI DA ISRAELE, IL CUI INGRESSO È CONSIDERATO DA HAMAS COME "CONDIZIONE MINIMA" PER LA TRATTATIVA...

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1 - GAZA RAID ISRAELIANI SENZA FINE OLTRE 120 MORTI IN UNA TENDOPOLI

Estratto dell'articolo di Daniele Castellani Perelli per “la Repubblica”

 

benjamin netanyahu nella striscia di gaza

Hanno fatto almeno 121 morti, secondo fonti mediche palestinesi, i nuovi raid aerei israeliani su Gaza. La maggior parte delle vittime è stata registrata a Khan Younis, nel sud della Striscia, in attacchi che hanno colpito case e tende, mentre in quindici hanno perso la vita nella clinica Al-Tawba del campo di Jabalia.

 

Tra i morti c’è anche il giornalista Hassan Samour, che lavorava per Aqsa, stazione radio diretta da Hamas: ha perso la vita con 11 membri della sua famiglia. Israele ha poi comunicato che in un bombardamento della scorsa settimana sarebbe stato ucciso anche Jasser Hussein Ali Shamieh, ritenuto responsabile del finanziamento dell’ala militare di Hamas.

BENJAMIN NETANYAHU A GAZA

 

Le nuove stragi arrivano nel giorno in cui i palestinesi commemorano il 77esimo anniversario della Naqba – la “catastrofe”, ovvero la fuga e l’espulsione di circa 700mila persone durante la creazione dello Stato di Israele nel 1948 – e in una fase in cui, mentre lo Stato ebraico ha intensificato la sua offensiva, gli Stati Uniti, suoi storici alleati, stanno dialogando con la milizia palestinese.

 

Quest’ultima in segno di apertura ha liberato l’ostaggio israeliano- americano Edan Alexander alla vigilia dell’arrivo nella regione di Donald Trump, che ieri ha detto che vorrebbe la Striscia per «trasformarla in una zona di libertà». «Gaza non è in vendita», ha replicato l’alto funzionario di Hamas Basem Naim, ricordando poi agli Usa come «la condizione mimima» per un accordo «è l’ingresso di aiuti umanitari».

BENJAMIN NETANYAHU A GAZA

 

Dall’inizio della trasferta del presidente americano, gli attacchi israeliani sono aumentati: le stragi di ieri fanno infatti seguito a quelle che mercoledì hanno portato alla morte di almeno altre 80 persone. I negoziati indiretti tra Israele e Hamas, condotti a Doha dagli inviati di Trump, dal Qatar e dall’Egitto, non hanno finora portato a nulla.

 

Ma, in un altro segnale di tensione tra Usa e Israele, ieri il segretario di Stato americano Rubio ha detto che gli Stati Uniti sono «preoccupati dalla situazione umanitaria a Gaza e non sono né immuni né insensibili alla sofferenza della popolazione».

 

benjamin netanyahu con la mappa della striscia di gaza 1

[...] Le stesse Nazioni Unite, tuttavia, ieri sera hanno comunicato che non parteciperanno alla distribuzione di aiuti a Gaza organizzata dalla Ghf, perché le modalità non rispettano i principi di imparzialità e indipendenza.

 

2 - BIBI NON SI FERMA E INTENSIFICA I RAID HAMAS: TRATTIAMO DIRETTAMENTE CON WASHINGTON

Estratto dell'articolo di Giusi Fasano per il “Corriere della Sera”

 

Nessun omaggio agli Stati Uniti né ai mediatori arabi che spingono per un accordo sul cessate il fuoco. Nessuna frenata nell’intensità della guerra nemmeno mentre l’amico presidente Donald Trump è in visita in Medio Oriente.

 

benjamin netanyahu

Benjamin Netanyahu ordina al suo esercito di intensificare gli attacchi su Gaza e il risultato è un numero di vittime come non se ne contava da tempo, in un solo giorno. Fonti mediche palestinesi non certificate e poi ufficialmente anche la Protezione civile e il ministero della Salute controllato da Hamas fanno sapere di 80 morti due giorni fa e di 121 ieri, e ripetono che fra loro ci sono molte donne e bambini. Attacchi aerei massicci che hanno colpito praticamente ovunque, nella Striscia. A Gaza city, ma anche nel campo profughi di Jabalia, il più grande (nella parte settentrionale), e poi a Khan Younis (a sud), dove le vittime sarebbero 85.

 

benjamin netanyahu con i soldati israeliani a gaza

Bombardate case, tende, una clinica medica a Jabalia... Zero commenti e zero conferme dall’Idf (l’esercito), che tace da martedì, quando confermò una scarica di ordigni impressionante sull’Ospedale europeo di Khan Younis per eliminare (e non è ancora chiaro se l’operazione sia andata a segno oppure no) Mohammed Sinwar, fratello e successore del capo di Hamas, Yahya Sinwar, ucciso a ottobre dell’anno scorso.

 

Con le vittime di ieri, il numero dei morti a Gaza dal 7 ottobre del 2023 — sempre secondo Hamas — ha superato i 53 mila. Una enormità. [...] C’è chi vede nell’intensificarsi degli attacchi di questi giorni una sorta di prova tecnica, chiamiamola così, dell’operazione annunciata nei giorni scorsi da Netanyahu, approvata dal gabinetto di sicurezza israeliano e battezzata piano «Carri di Gedeone».

BA-HAMAS - MEME BY EMILIANO CARLI

 

E cioè un’escalation militare nella Striscia — dopo la visita di Donald Trump in Medio Oriente — che prevederebbe la deportazione forzata della popolazione civile palestinese in «Paesi ospitanti disposti ad accoglierli», e la presenza permanente delle forze militari israeliane (ha spiegato lo stesso Netanyahu ai riservisti richiamati a migliaia). Lo svuotamento e l’occupazione di Gaza, in sostanza. [...]

 

Di fatto le trattative sia sul fronte degli ostaggi sia sul cessate il fuoco sono in stallo, e Israele non ha avuto un ruolo determinante in questi giorni di colloqui mediorientali con Stati Uniti e mediatori arabi in campo. Tanto che Basem Naim, un alto funzionario di Hamas, ha detto ai microfoni di Sky News che «stiamo trattando direttamente con gli Stati Uniti» per un accordo di pace, perché «Trump vuole e può arrivare alla pace». [...]

netanyahu gaza palestinaBENJAMIN NETANYAHU VISITA I SOLDATI ISRAELIANI NELLA STRISCIA DI GAZA