DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA…
Giuseppe Sarcina per il “Corriere della Sera”
«Questo è solo l'inizio, gli Stati Uniti continueranno a colpire gli individui responsabili dell'oppressione del popolo cubano». Con una nota della Casa Bianca, Joe Biden annuncia il primo passo concreto contro «il regime comunista» dell'Avana. L'amministrazione ha imposto «misure restrittive» nei confronti di un gruppo di funzionari governativi, compreso Alvaro Lopez Miera, comandante delle «forze armate rivoluzionarie».
L'impatto concreto è tutto da verificare: le sanzioni congelano eventuali asset finanziari posseduti negli Stati Uniti e limitano la possibilità di viaggiare. L'effetto politico, invece, è evidente. Biden si allontana bruscamente dalla fase di distensione avviata da Barack Obama nel 2015 e si avvicina, invece, alla linea di scontro aperto perseguita da Donald Trump.
Basta leggere il primo paragrafo del comunicato di ieri: «Condanno inequivocabilmente le detenzioni di massa e i vergognosi processi che stanno ingiustamente mandando in prigione coloro che hanno osato parlare ad alta voce».
Nello stesso tempo, però, Biden assicura: «Gli Stati Uniti sono al fianco con i coraggiosi cubani che sono scesi in piazza per opporsi a 62 anni di repressione da parte del regime comunista». Il problema di Biden è come dare sostanza a questa promessa. Nei giorni scorsi il presidente americano ha ricevuto una folta delegazione di politici, imprenditori e attivisti provenienti dalla comunità degli esiliati cubani in Florida.
Tutti hanno chiesto al leader della Casa Bianca «un segnale immediato», che è arrivato ieri con le sanzioni, e poi un piano per mettere in difficoltà il governo cubano. Gli Stati Uniti mantengono l'embargo economico che dura dal 7 febbraio del 1962, con John Kennedy nello Studio Ovale. Ma c'è chi ha fatto notare che nel 2020 le imprese americane hanno comunque esportato merci per un totale di 175 milioni di dollari nell'Isola. Serve una stretta.
Per Biden è difficile trovare il giusto equilibrio. Anche perché deve fronteggiare pressioni di segno opposto. La deputata della sinistra Alexandria Ocasio-Cortez ha chiesto pubblicamente di revocare l'embargo.
Per ora il presidente indica un percorso: «Stiamo lavorando con organizzazioni della società civile e con il settore privato per assicurare l'accesso a Internet al popolo cubano, aggirando la censura del governo. E stiamo rivedendo la nostra legislazione che vieta agli emigrati di inviare rimesse in Patria». Infine verrà rafforzato il «servizio consolare» all'Avana. Una frase ambigua, che sembra voler offrire una via di fuga negli Stati Uniti ai dissidenti cubani.
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