DAGOREPORT – IN POLITICA IL VUOTO NON ESISTE E QUANDO SI APPALESA, ZAC!, VIENE SUBITO OCCUPATO. E…
1. UCRAINA, PUTIN E ANTISEMITISMO - IL MONDO SI DIVIDE AD AUSCHWITZ - IL PRESIDENTE RUSSO NON INVITATO DAI POLACCHI
Maurizio Molinari per “la Stampa”
Le celebrazioni per i 70 anni della liberazione di Auschwitz si svolgono oggi con una solenne cerimonia nell’ex lager nazista segnata dalle polemiche: in Europa per gli attriti sull’Ucraina, in Israele per il dilagare dell’antisemitismo islamico nel Vecchio Continente ed in Argentina per l’ipotesi di «cover up» governativo sul sanguinoso attentato anti-ebraico del 1994.
LA LITE FRA EUROPEI
I BINARI DELLA MORTE AD AUSCHWITZ
Fra i capi di Stati e di governo inviati alla cerimonia odierna, assieme a cento sopravvissuti, manca il russo Vladimir Putin, nonostante il fatto che proprio i soldati dell’Armata Rossa aprirono i cancelli del lager. Il governo polacco non ha voluto il leader del Cremlino in segno di protesta per «l’aggressione all’Ucraina» e Varsavia, con il ministro degli Esteri Grzegorz Schetyna, si è spinta fino a contestare la paternità della liberazione affermando che «furono le truppe ucraine a liberare il lager».
E Kiev ha rincarato la dose: «La maggioranza dei soldati che aprirono i cancelli erano ucraini». La risposta del ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, è stata fra Storia e politica: «Tutti sanno che a liberare Auschwitz fu l’Armata Rossa, composta da soldati di più etnie, sfruttare il lager a fini nazionalisti è molto cinico».
Le polemiche divampano a livello di storici perché, da Varsavia e Gerusalemme, sono molti a rimproverare all’Urss di aver taciuto sulla liberazione di Auschwitz fino al termine del conflitto e di aver celato, per quasi mezzo secolo, che la maggior parte delle vittime erano ebrei. Se a ciò si aggiunge che la tv russa accusa Kiev di «neonazismo» è facile comprendere perché le lacerazioni inter-europee sono tali da incrinare la solidarietà collettiva del ricordo delle vittime.
NUOVO ANTISEMITISMO
In Israele la Giornata si svolge all’insegna della fuga degli ebrei dalla Francia che ripropone l’incubo su un Vecchio Continente incapace di immunizzarsi dall’antisemitismo. Un rapporto in proposito, pubblicato dal ministero per gli Affari della Diaspora e realizzato dal «Forum per il coordinamento contro l’antisemitismo», sottolinea come nel 2014 vi è stato «un aumento del 400 per cento di incidenti antiebraici» dovuto in gran parte a gruppi arabo-musulmani che in Europa hanno sfruttato il conflitto a Gaza per lanciare ogni sorta di attacchi ed aggressioni.
ostaggi liberati dal supermercato kosher
In tale cornice «è la Francia la nazione dove oggi è più pericoloso essere ebrei» recita il rapporto, attestando un aumento del 100 per cento degli «attacchi razzisti»: da aggressioni con coltelli a bottiglie molotov, da stupri a danneggiamenti alle proprietà fino alla strage al minimarket kosher parigino. «È l’antisemitismo di matrice islamica a generare la maggior parte degli incidenti antisemiti - aggiunge il rapporto - che avvengono in Paesi occidentali dove vivono numerose comunità di musulmani».
BOICOTTAGGIO IN ARGENTINA
La comunità ebraica argentina ha deciso di boicottare le cerimonie della «Giornata della Memoria» in segno di protesta contro il governo di Cristina Kirchner per essersi affrettata a definire «un suicidio» la morte di Alberto Nisman, il procuratore che indagava sull’attentato antiebraico del 1994 che fece 85 vittime a Buenos Aires, ipotizzando un accordo segreto fra Argentina e Iran per coprire le responsabilità di agenti di Teheran in cambio di vantaggiose intese energetiche.
IL MESSAGGIO DI RIVLIN
attentato del 1994 alla comunita ebraica argentina su cui indagava nisman
Il presidente israeliano Ruben Rivlin parla oggi all’Onu tentando di guardare oltre tali polemiche e lacerazioni. Incontrando ieri a Brooklyn i leader della comunità afroamericana, Rivlin ha anticipato il proprio messaggio: «Bisogna fare nostre le parole di Martin Luther King: chi difende i diritti di alcuni si batte per la difesa dei diritti di tutti».
2. IN ITALIA UN EBREO SU 5 È PRONTO A ESPATRIARE
Da “la Stampa”
L’antisemitismo è visto come «un pericolo reale» dal 63% degli ebrei italiani. Tanto che il 20% di loro è pronto a fare le valigie per espatriare in Israele.
attentato del 1994 alla comunita ebraica argentina su cui indagava nisman
Percentuali in ogni caso «più basse» di quelle registrate in altre realtà europee. Basti pensare che in Belgio e in Francia la minaccia antisemita mette in allarme rispettivamente il 79% e l’86% degli ebrei locali, cifre probabilmente in salita alla luce dell’attentato al Museo ebraico di Bruxelles e dei fatti di Parigi.
È questa la fotografia scattata dallo studio condotto dai ricercatori Sergio Della Pergola e L.D. Staetsky («Da vecchie e nuove direzioni. Percezioni ed esperienze di antisemitismo tra gli ebrei italiani») e anticipata dall’Unione delle Comunità ebraiche italiane. La percentuale di coloro che vorrebbero abbandonare l’Italia (20%) «si colloca molto al di sotto della media europea, attestata sul 29%».
Ma per gli ebrei italiani chi sono gli antisemiti? «I criteri prevalenti che portano all’identificazione di un antisemita – si legge nella ricerca – passano prima di tutto attraverso la negazione della Shoah. Molto forte anche il campanello d’allarme suscitato da chi vorrebbe attribuire la responsabilità della crisi economica agli ebrei.
EBREI AL MURO DEL PIANTO DI GERUSALEMME
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