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Paolo Rodari per “la Repubblica”
«Come vorrei una Chiesa povera e per i poveri», disse papa Francesco tre giorni dopo l’elezione al soglio di Pietro incontrando i giornalisti nell’Aula Paolo VI. E passo dopo passo sta provando, il Papa venuto da un Paese quasi ai confini del mondo, a piegare la Chiesa al paradigma che fu già di San Francesco, l’ alter Christus che scelse di stare con chi non ha nulla.
VIGNETTA VAURO - BERGOGLIO PAPAGNO
L’ultima decisione in questo senso è una sala da barbiere per i poveri sotto il colonnato di San Pietro che sarà aperta dal 16 febbraio prossimo. A turno, ogni lunedì, alcuni barberi che già prestano servizio di volontariato all’Unitalsi (altri frequentano l’ultimo anno della scuola di barbieri di Roma), rinunceranno al proprio giorno di riposo e si alterneranno per fare barba e capelli ai senzatetto. Artefice dell’iniziativa è monsignor Konrad Krajewski, per tutti don Corrado, elemosiniere di Sua Santità a cui si deve anche l’idea di un servizio docce, sempre per i senzatetto, anch’esso situato sotto il colonnato del Bernini.
FIGURINA MARIO BERGOGLIO CALCIATORE ARGENTINA
«La prima cosa che noi vogliamo — ha spiegato Krajewski — è dare dignità alla persona. La persona che non ha la possibilità di lavarsi è una persona socialmente rifiutata e tutti noi sappiamo che un clochard non può presentarsi in un posto pubblico come un bar o un ristorante per chiedere di usufruire dei servizi perché questi gli vengono negati. Ma certo fare la doccia e poter lavare la biancheria non basta.
IL BACIAMANO DI GUBITOSI A PAPA FRANCESCO BERGOGLIO
È necessario anche essere in ordine con i capelli e la barba, anche per prevenire malattie. Un altro servizio che un senzatetto difficilmente potrebbe avere in un negozio normale, magari per il timore dei clienti di essere contagiati da qualche malattia, come ad esempio la scabbia». Così, pensando anche al fatto che tanti senzatetto girano nei pullman e nella metropolitana mischiandosi alla gente comune, la “barberia del Papa”, aspira a svolgere un servizio «per il bene comune della città».
I volontari hanno già donato tutta l’attrezzatura necessaria, forbici, spazzole, rasoi, uno specchio e, anche, la poltrona da barbiere. Un aiuto fattivo, dunque, il loro, che segue l’intraprendenza messa in campo per gli ultimi da Krajewski. Questi è divenuto elemosiniere per volere di Bergoglio nell’agosto del 2013. Un compito che il Papa gli chiese di interpretare con dedizione totale verso i bisognosi: «Non ti voglio vedere seduto alla scrivania, la puoi pure vendere», gli disse. Ma non solo.
un bimbo con papa francesco bergoglio alla giornata per la famiglia
Come raccontò lo stesso monsignore in una intervista al Messaggero di Sant’Antonio, Francesco gli spiegò senza giri di parole che «il conto dell’elemosineria è buono quando è vuoto. Il denaro — raccontò il monsignore — deve restare nelle nostre mani il minor tempo possibile. L’ordine del Papa è di donare tutto ai poveri».
Bergoglio quando era arcivescovo di Buenos Aires andava spesso a trovare i poveri della sua diocesi. E a tutti dava quanto poteva. Oggi non può più farlo e per questo, ha raccontato don Corrado, «manda me».
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