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La annosa partita fra Pra e Motorizzazione che dovrebbe portare semplificazione e risparmi a beneficio di tutti, rischia di involversi invece nel solito processo bizantino, tutto italiano, di quelli che i cittadini conoscono bene e –sacrosantamente, temono- al solo sentire quella definizione, evocativa di nuovi costi e strutture mastodontiche, che risponde al nome di “nuova agenzia”.
Sarà che noi italiani ne abbiamo viste di tutti i colori e –dunque- non possiamo sottrarci a quella istintiva spinta di salvaguardia che ci fa dubitare di ogni novità nella PA “a vantaggio” dei cittadini.
Sarà, soprattutto, che non serve avere doti di chiaroveggenza, per sapere che in Italia, per risolvere due criticità di solito se ne crea una terza, ben più grossa e onerosa.
E allora, ecco che al solo sentire nominare l’ipotesi di una nuova agenzia, come fa una bozza di decreto che circola in questi giorni negli uffici ministeriali, c’è chi si sta preoccupando e ha iniziato a fare due conti e un ragionamento di buon senso.
Ora ad essere onesti, del Pra si potrà dire di tutto, ma non certo che non funzioni bene e lo dicono gli stessi utenti che si recano ai suoi sportelli. E infatti nessuno si sogna di abolirlo, semmai di prenderselo. Sarà che sono pochi gli uffici pubblici che in media ti forniscono la documentazione richiesta in 15 minuti. E anche il costo degli emolumenti (27 euro ) incide in misura quasi ridicola sul costo totale di una transazione tipo che è di 350 euro, peraltro in media affrontata degli italiani una volta ogni cinque anni.
Peraltro è tra i pochissimi servizi pubblici che hanno mantenuto una tariffa bassa, aumentata solo una volta negli ultimi 19 anni. Un record. Allora, viene da chiedersi per quale ragione sia palese la necessità storica di togliere il Pra all’Aci che lo gestisce evidentemente bene e senza costare un euro di soldi pubblici, per trasportarlo, con una operazione di una complessità mai vista e dall’esito assai incerto, fin dentro la pancia di una neonata agenzia e dunque a costo dello Stato e dei contribuenti.
Già perché il tema è proprio questo, circa 2.500 dipendenti che ora sono fuori dai conti pubblici sarebbero stipendiati dallo Stato e in più la riorganizzazione della nuova mega struttura, compreso l’allineamento dei sistemi operativi e delle strutture collegate, comporterebbe una serie di complessità che alla fine si risolverebbero –come è costume italiano- con buona probabilità in nuovi costi per lo Stato, anziché in un risparmio.
E il risparmio per i cittadini? Si parla di circa 7 euro, ma sono tutti da dimostrare. L’impressione, a voler leggere come sono sempre andate le cose, è che questa sia una foglia di fico che coprirebbe invece una operazione assai più sottile. D'altronde, non sarebbe la prima volta che accade, in questo settore, basterebbe ricordare di quando nelle agenzie di pratiche auto era previsto il costo per “il notaio in sede” che doveva certificare le pratiche. Fu poi sostituito, grazie alla riforma dei poteri di certificazione che furono attribuiti anche ai funzionari degli sportelli, ma poi quel risparmio gli utenti non lo videro mai e il costo infatti rimase invariato. Fatta la norma, scordato il risparmio. E allora chi ci dice che poi, quei risparmi, gli utenti stavolta li vedranno davvero?
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