PUTIN HA PERSO IL GUINZAGLIO - MOSCA ORA FATICA A TENERE A BADA I FILORUSSI D’UCRAINA CHE PONGONO ALTRE CONDIZIONI PER ADEGUARSI AL CESSATE IL FUOCO - I CAPOCCIA DEI RIBELLI NON VOGLIONO PERDERE IL LORO “STATUS”

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Anna Zafesova per “la Stampa

 

LUKASHENKO MERKEL PUTIN HOLLANDE POROSHENKOLUKASHENKO MERKEL PUTIN HOLLANDE POROSHENKO

«La vittoria sarà nostra, con strumenti politici o militari». Igor Plotnitsky, «premier» dell’autoproclamata Repubblica popolare di Luhansk, vuole avere l’ultima parola a Minsk, e rivela di avere avuto «altre idee» sulla tregua, ma di dover alla fine «tenere conto» degli accordi presi dal quartetto russo-ucraino-europeo. Per tutte le 15 ore della maratona negoziale Plotnitsky e il suo collega di Donetsk Alexandr Zakharchenko sono stati l’ago della bilancia e la mina vagante: è dai loro seguaci che uscivano ogni tanto le indiscrezioni più intransigenti, nuovi ultimatum e annunci come «è impossibile cessare il fuoco».

 

pazienti a donetskpazienti a donetsk

Sono stati loro ieri mattina, dopo che il documento sulla tregua sembrava essere stato finalmente concordato, a cestinarlo, e Angela Merkel e Francois Hollande entrambi sostengono che solo le pressioni di Vladimir Putin hanno costretto i leader separatisti a scendere al compromesso.

 

NUOVE CONDIZIONI

Ora, a poche ore dalla firma dell’accordo – che i due «premier» Zakharchenko e Plotnitsky hanno sottoscritto come privati cittadini, una dimostrazione del loro status non riconosciuto nemmeno dai russi, ma anche una potenziale clausola per stracciare il documento in qualunque momento – i guerriglieri filo-russi pongono nuove condizioni.

soldato ucraino a donetsksoldato ucraino a donetsk

 

Zakharchenko – che aveva già rotto qualche settimana fa il negoziato dicendo che «non ci sarebbero più state tregue» - insiste che la trattativa è appena iniziata, e che in caso di nuove accuse contro di loro «non ci sarà nessun memorandum». Il suo braccio destro Denis Pushilin annuncia che senza garanzie che l’Ucraina non entrerà nella Nato non si può parlare di pace.

 

Sui militari ucraini accerchiati a Debaltseve intanto piovono volantini dei filo-russi che li invitano ad arrendersi, altrimenti «verrete sterminati». E nonostante i quattro leader si siano impegnati per «il pieno rispetto dell’integrità territoriale ucraina», a Donetsk e Luhansk restano valide le promesse dei separatisti di una secessione completa.

razzi su mariuopol in ucrainarazzi su mariuopol in ucraina

 

Oggi è proprio in «alcuni distretti delle regioni di Donetsk e Luhansk» come il memorandum di Minsk definisce quello che la propaganda russa aveva pomposamente proclamato come «Lo Stato della Novorossia» che si rischia a ogni passo di inciampare in una nuova escalation.

 

I 13 PUNTI

poroshenko a davos con un pezzo di autobus ucraino fatto saltare da filorussiporoshenko a davos con un pezzo di autobus ucraino fatto saltare da filorussi

Ciascuno dei 13 punti dell’accordo – dalla portata dell’amnistia per i guerriglieri, alcuni dei quali sospettati di aver colpito il Boeing malese a luglio, alle condizioni per le nuove elezioni locali, al monitoraggio del ritiro, alla ripartizione del potere con le regioni – può essere un nuovo casus belli. Molti osservatori ucraini e occidentali ritengono che tra Putin e i separatisti sia in corso un gioco delle parti, e che in realtà sono solo marionette del Cremlino che dicono quello che il loro padrone pensa, e fanno finta di ribellarsi quando gli torna comodo.

 

MEGLIO LA GUERRA

Ma per ora sono proprio i leader locali della guerriglia a rischiare di perdere più che di guadagnare da una pace. Una classe dirigente nata dal nulla: prima della guerra Zakharchenko commerciava carbone o, secondo altre fonti, era elettricista in miniera, Plotnitsky dopo aver posseduto una pompa di benzina faceva il burocrate del locale ufficio dei consumatori, Pushilin era stato agente di una catena di Sant’Antonio.

LA CONTROFFENSIVA DELL ESERCITO UCRAINO CONTRO I FILORUSSI LA CONTROFFENSIVA DELL ESERCITO UCRAINO CONTRO I FILORUSSI

 

Hanno gestito il loro potere conquistato con il kalashnikov a colpi di guerre per bande, sequestri, esecuzioni sommarie e propaganda di stampo sovietico, e dopo aver avuto le prime pagine dei giornali internazionali e fatto roboanti dichiarazioni di guerra, oggi potrebbero tornare nel nulla. Poroshenko dovrà scegliere se concedere un futuro ai comandanti della guerriglia che oggi stanno uccidendo i suoi soldati, oppure proseguire la carneficina nel Donbass.