
DAGOREPORT – IL CAMALEONTISMO DELLA DUCETTA FUNZIONA IN CASA MA NON PAGA QUANDO METTE I BOCCOLI…
Giovanna Vitale per “la Repubblica - Roma”
Marino Ignazio Roberto Maria: 8mila euro. Panecaldo Fabrizio: oltre 2mila. Alfonsi Sabrina: 4mila. Non sono solo gli affittuari delle case comunali ad aver accumulato ritardi nei pagamenti per migliaia di euro. Fra i morosi, stavolta della federazione romana del Pd che sta faticosamente cercando di risanare le casse di un partito soffocato da 1,3 milioni di debiti, ci sono i vertici delle istituzioni cittadine.
Sergio Scarpellini e Fabrizio Panecaldo
Il sindaco e tutti e 13 i presidenti di municipio, il capogruppo dem in Aula Giulio Cesare e diversi colleghi consiglieri, ma nessun assessore capitolino: Paolo Masini, Marta Leonori ed Estella Marino hanno infatti versato fino all’ultimo euro (circa 6.500). Che per tutti gli eletti e i nominati locali dal principale partito del Campidoglio corrisponde al 10% dello stipendio mensile o del gettone di presenza.
Dunque, secondo i calcoli contestati dal tesoriere democratico a ogni “smemorato della quota”, da giugno 2013 a dicembre 2014 il sindaco Marino avrebbe dovuto versare circa 450 euro al mese e non ha mai iniziato; i mini-sindaci 230, idem; i consiglieri capitolini 140; e così via scendendo fino ai municipali. E siccome agli ultimi gradini della piramide i salari sono piuttosto bassi, specie per chi campa solo di politica, in tanti hanno fatto presente le loro difficoltà a onorare l’impegno. Chiedendo e ottenendo una sorta di piano di rientro, a rate: tra questi, i consiglieri comunali Maurizio Policastro, Antonio Stampete, Alfredo Ferrari e Pierpaolo Pedetti, che si stanno pian piano mettendo in pari.
Sabrina Alfonsi Enrico Gasbarra
E i morosi? Per ora se ne infischiano. Nonostante abbiano già ricevuto ben due solleciti cui adesso, su indicazione del commissario Matteo Orfini, ne seguirà un terzo. Ben sapendo che difficilmente la sanzione prevista, ovvero l’espulsione dal Pd, verrà messa in pratica. Specie nei confronti dell’inquilino del Campidoglio. Che però avrebbe già annunciato, anche se due settimane sono ormai trascorse invano, il suo «pagherò». Ma dev’essersene dimenticato un’altra volta, a dispetto dei toni tutt’altro che concilianti contenuti nella lettera ricevuta il 15 gennaio per mail.
«Carissimo Ignazio, in relazione a quanto ti abbiamo scritto lo scorso 19 dicembre circa la necessità di provvedere al versamento di tutti i contributi mensili dovuti fino al 31 dicembre 2014 ai sensi del Regolamento finanziario nazionale e di quello del Pd Roma, ti sollecitiamo a disporre un ordine di bonifico per l’importo complessivo dovuto alla Federazione di Roma, ricordandoti che, secondo lo Statuto del Pd, il mancato versamento dei contributi obbligatori comporta la decadenza dall’anagrafe degli iscritti e dagli organismi dirigenti».
E nemmeno a dire che non fosse indicata una data: «Ti preghiamo di provvedere al saldo dovuto entro e non oltre il 20 gennaio p. v.», concludeva il solerte tesoriere Carlo Cotticelli. Marino, come tutti gli altri, ha fatto orecchie da mercante.
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