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Marco Ansaldo per "la Repubblica"
«Mario Monti è cattolico. Molto cattolico. Va a messa, ma solo la domenica, giorno in cui preferisce lasciare il lavoro e riposare. Si confessa, fa la comunione, ed è più credente di quanto la gente sappia. Però, da "grand commis" europeo prima, e da uomo di governo ora, non è persona che ostenta la sua fede. Non lo farà mai. Né la userà in qualche modo per i suoi fini politici».
Domattina alle 10,55 l´auto italiana del presidente del Consiglio varcherà il portone di Sant´Anna, in Vaticano, salutata sull´attenti dalle guardie svizzere. Salirà lungo l´acciottolato che porta oltre il primo arco grande, fin dentro il cuore della Santa Sede. E una volta giunta nel cortile di San Damaso si fermerà davanti ai commessi pontifici. Monti verrà accompagnato al celebre ascensore che sale ai piani alti del Palazzo Apostolico, e uscirà a quello della Biblioteca vaticana.
Ad attenderlo nella sala affrescata ci sarà un Benedetto XVI trepidante, che fonti dell´Appartamento papale descrivono finalmente felice di parlare a tu per tu con il nuovo capo del governo italiano. Anzi, del «nostro governo», come Joseph Ratzinger ha detto il 18 dicembre scorso alla messa nel carcere di Rebibbia, e davanti al ministro della Giustizia, Paola Severino. «Il nostro ministro», precisò il Pontefice.
E allora quello che spiega oggi una persona molto vicina al presidente del Consiglio, e che ne tratteggia bene tanto le caratteristiche di governo quanto quelle di indole personale e di fede, è da ritenersi una mappa sulla geografia dei rapporti del premier con il mondo cattolico, e di come si svolgerà il colloquio fra Ratzinger e Monti. «Due professori», si sottolinea. Che, dunque, si intenderanno anche per la comune origine accademica.
Il presidente del Consiglio non si inginocchierà davanti al Papa. Né tantomeno gli bacerà l´anello.
«Perché - spiega chi lo conosce - è un uomo con un alto senso dello Stato che ha il massimo rispetto per la laicità dell´istituzione». Piuttosto, come ha già fatto nel primo informale incontro all´aeroporto di Ciampino il 16 novembre scorso, quando andò a salutare il Pontefice in partenza per l´Africa, parlandogli fitto per tre minuti, l´uno a fianco dell´altro lungo il tappeto rosso srotolato sulla pista fra l´elicottero pontificio e la scaletta dell´aereo, Monti farà un leggero inchino con il capo.
Silvio Berlusconi da Ratzinger si lanciò nel 2008 in un baciamano, e poi in una raffica di battute. Massimo D´Alema da Giovanni Paolo II portò moglie e figli. Monti arriverà con la consorte Elsa, ma avrà con sé anche due ministri, quello degli Esteri, Giulio Terzi, e il responsabile delle Politiche comunitarie, Enzo Moavero.
Il Papa ha addirittura accelerato la procedura per l´udienza, concedendola dopo nemmeno due mesi dall´insediamento del governo. Il colloquio andrà sul concreto. Con il Pontefice, Monti parlerà di sostegno alle scuole cattoliche, di aiuti alle famiglie, di Italia ed Europa. Ma entrerà poi nelle misure anti-crisi, spiegando i provvedimenti economici previsti. Ed è probabile che affronti l´applicazione dell´Imu ai beni ecclesiastici, nel tentativo di regolare il nodo Ici-Chiesa, primo approccio di una questione che verrà dopo seguita dai tecnici.
Non parteciperanno all´udienza i ministri identificati come cattolici doc. Ma è noto quanto il presidente del Consiglio si fidi di quelli usciti dal convegno di Todi, come Corrado Passera, Andrea Riccardi, Lorenzo Ornaghi. Oppure del vicesegretario generale alla Presidenza del Consiglio, Federico Silvio Toniato, uomo dai solidi rapporti Oltretevere. O del ministro della Sanità , Renato Balduzzi. Alcuni di loro fungono da ufficiali mediatori con il mondo della Chiesa. I suoi rapporti con il mondo ecclesiastico sono ottimi.
Diretti quelli con l´ex arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi. Il presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Angelo Bagnasco, è solito telefonargli. Da monitorare il suo contatto con il segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, relazione destinata a misurarsi e a rafforzarsi nei colloqui diretti.
Monti trova qualche diffidenza nel mondo millenario della Chiesa, che nel suo predecessore aveva incontrato un interlocutore prono. E suscita attese. Ma gode del pieno appoggio del Papa, fornitogli a cominciare dalla telefonata partita dallo studio di Benedetto per incoraggiarlo durante la formazione dell´esecutivo. Più tardi, nel momento delle scelte sui sottosegretari, arriveranno quelle che ora vengono definite come «discrete pressioni partite qua e là dal mondo ecclesiastico».
Chi lo conosce è certo che Monti supererà l´esame brillantemente. C´è un esempio che dal passato gli assomiglia? Risposta: «Possiamo cercarlo in De Gasperi o in Einaudi. Ma non è un "cattolico adulto", alla Prodi. Piuttosto un laico cattolico o un laico realista. Soprattutto, non è uno che usa il Vaticano per fare politica. E, tantomeno, farà lezioni alla Chiesa».
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