IL CINEMA DEI GIUSTI - “L’INDUSTRIALE” DI MONTALDO NON FARÀ UNA LIRA. MA SI ADATTA PERFETTAMENTE, PER TEMA, AMBIENTI, ATMOSFERA UN PO’ DA LODEN GRIGIASTRO, GIUDIZIO MORALE ESIBITO, ALL’ITALIA DEL RIGOR MONTIS SFINITA DAL BUNGA BUNGA - BATTEZZATO DA NAPOLITANO E RONDI, È UN FILM SOLIDO E BEN SCRITTO DA PURGATORI, MA CON UNA SVOLTA GIALLA POCO CREDIBILE, È UNA COMMEDIA SULL’ALTA BORGHESIA TORINESE, POST-NEOREALISTA E ORMAI MONTIANA…

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L'industriale di Giuliano Montaldo.

Marco Giusti per Dagospia

Ovvio che non farà una lira. Ma "L'industriale" di Giuliano Montaldo, che venne presentato al Festival di Roma alla presenza in Sala Santa Cecilia addirittura del Presidente Giorgio Napolitano con tanto di moglie Clio e freschissimo Gianluigi Rondi a fianco, per tema, ambienti, atmosfera un po' da loden grigiastro, giudizio morale esibito è il perfetto film "moderno" per il governo Monti. Perfetto da presentare ufficialmente come film progressista e sulla realtà.

Comunque, non sarà un capolavoro, ma alla fine, per un pubblico post-berlusconiano, che ha scordato i bunga bunga e preferisce il rigore montiano, è un film solido, anche ben scritto da Andrea Purgatori se non ci fosse una svolta gialla poco credibile, con una fotografia elegante quasi in bianco e nero di Arnaldo Catinari, un cast credibile, dei set perfetti, una regia un po' antiquata ma funzionale, e, soprattutto, una conoscenza precisa degli ambienti e delle storie che si stanno mettendo in scena.

Il mondo degli industriali e dell'alta borghesia del Nord Italia è qualcosa di credibile, non come nel confuso "Il gioiellino" di Molaioli, costruito sul crac Parmalat dove non riuscivi a seguire la storia perché non credevi a nessuno dei personaggi e a nessuno degli ambienti descritti (men che meno a Parma ricostruita a Acqui).

Montaldo è un vecchio e civile signore (no, i suoi film non mi esaltano, a parte "Gli intoccabili" con John Cassavetes), conosce il mondo che descrive e riesce a inquadrare Torino e i suoi ambienti alto borghesi alla perfezione. Trionfo del product placement regionale, ci sono anche momenti un po' troppo pubblicitari, come la visita al bar Streglio, la presenza come attore del critico Steve Della Casa (fa l'operaio in crisi, grande momento di culto) ma comunque il tutto funziona. Almeno fino a quando non arriva la svolta noir, che riporta il tutto verso una situazione più ovvia. Pier Francesco Favino è un industriale in carriera che si ritrova nel pieno dell'attuale crisi.

Dovrebbe chiudere e licenziare, o vendere tutto a qualche strozzino, invece decide di lottare. Come in un film di Bolognini anni '60, ha non pochi problemi anche con la moglie, Carolina Crescentini, più ricca di lui, con madre insopportabile. Pensa che lei lo tradisca con un garagista rumeno (beh, a questo magari non ci si crede...), e confonde la sua guerra per la fabbrica con quella in famiglia con risultati, alla fine, drammatici.

Anche se proprio nel sovrapporre questo doppio tema, quello sociale e quello personale, Montaldo e Purgatori fanno un po' di confusione, il film alla fine si regge in piedi sia per la sua eleganza (le buone frequentazioni di Montaldo) sia per la sua messa in scena un po' antica ma non da fiction, da commedia borghese post-neorealista e ormai montista (o montiana). In sala dal 13 gennaio.

 

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