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ARTICOLO DEL 4 SETTEMBRE 2014
BENTORNATO BETULLA”
Marco Travaglio per “Il Fatto Quotidiano”
Da ieri Renato Farina è di nuovo un giornalista professionista. L’Ordine della Lombardia l’ha reintegrato all’unanimità dopo averlo sospeso nel 2006 per la sua collaborazione prezzolata col Sisde del generale Niccolò Pollari e del fido Pio Pompa, e il suo coinvolgimento nel sequestro Abu Omar (con patteggiamento di 6 mesi per favoreggiamento), quand’era vicedirettore di Libero. Nome di battaglia: “agente Betulla”.
Il reintegro nasce dal solito pastrocchio leguleio all’italiana. L’Ordine sospende Farina per 12 mesi. Il Pg di Milano impugna la sentenza troppo blanda e chiede la radiazione. Prima che il Consiglio nazionale decida, Farina con agile balzo si cancella dall’Albo, pur continuando a scrivere su Libero con lo pseudonimo “Dreyfus” e a fare danni (suo il pezzo anonimo che diffama il giudice Cocilovo e costa al neo direttore Sallusti la condanna per diffamazione senza condizionale; segue grazia di Napolitano). L’Ordine lo radia comunque, ma l’ex giornalista ciellino ricorre in Cassazione sostenendo che – essendosi dimesso – non poteva essere espulso.
La Corte gli dà ragione. Farina, che intanto s’è fatto eleggere deputato di Forza Italia, chiede di essere riammesso. L’Ordine, nel 2012, respinge la domanda perché “la collaborazione con i servizi è incompatibile con l’esclusività della professione giornalistica”, perché si “sottrasse al giudizio dei colleghi” e perché “ha continuato a collaborare quotidianamente con varie testate, con atteggiamento di svalutazione dell’ente preposto alla vigilanza”.
Farina, ormai ex deputato, ripresenta la domanda. E ieri l’Ordine, smentendo se stesso un anno e mezzo dopo, lo riaccoglie a braccia aperte. Delle due l’una: o lavorare per i servizi, sottrarsi al giudizio dei colleghi e svalutare l’ente di vigilanza è diventato lecito, oppure boh. Leggeremo, come si dice, le motivazioni. Non saremo certo noi, fautori dell’abolizione di questo ente sempre più inutile e ridicolo chiamato “Ordine dei giornalisti”, a protestare: cazzaro più, cazzaro meno, non cambia nulla. Non sarà il ritorno di Betulla, che peraltro non se n’era mai andato, a screditare una categoria già abbastanza sputtanata di suo.
Ciò che colpisce in questa farsa è l’assoluta impermeabilità dell’“ente preposto alla vigilanza” all’aspetto più grave del caso Farina: la sua inveterata, scientifica, spudorata attitudine a raccontare balle. Stiamo parlando di uno che si è sempre difeso spacciandosi per un combattente della “Quarta Guerra Mondiale” (e noi che ci siamo persi la Terza) contro l’Islam in difesa della “civiltà ebraico-cristiana”, in missione per conto di Dio come i Blues Brothers.
E di uno che per anni ha pubblicato dossier-patacca di Pompa & C. per sostenere panzane sesquipedali: che Prodi, come presidente della Commissione Ue, avesse autorizzato i rapimenti illegali della Cia; che il Sisde avesse sgominato terribili attentati di al Qaeda in Italia (mai nemmeno progettati); che il sequestro Abu Omar fosse stato autorizzato dalla Digos e dalla Procura di Milano; che gli italiani sequestrati in Iraq fossero “vispe terese” (Simona Pari e Simona Torretta), “amiche dei terroristi” (Giuliana Sgrena), “pirlacchioni” sventati in cerca di “vacanze intelligenti” alla Sordi (Enzo Baldoni, di cui Farina narrò per filo e per segno un inesistente video per dimostrare che se l’era cercata).
Altre bufale raccontò sulle migliaia di euro che gli passava il Sisde: rimborsi spese, anzi compensi per confidenti, anzi omaggi dati in beneficenza. Ieri, dinanzi all’Ordine, non ha perso il vizio: “Ho agito in buona fede, pensavo di salvare il mondo”. Ma da chi, visto che iniziò a lavorare per il Sisde nel '99, due anni prima delle Due Torri? E in che senso salvava il mondo spiando cronisti e pm? Quisquilie: se l’Ordine espellesse tutti i giornalisti che contano balle, farebbe una strage. Ieri, per dire, ha scritto una sua appassionata difesa – tutta incentrata sulla libertà di opinione, che non c’entra una mazza – il senatore del Pd Luigi Manconi, già capo del servizio d’ordine di Lotta continua (Lc e Cl si piacciono tanto). Dove? Sul Foglio di Giuliano Ferrara, ex spia della Cia, che vanta fra i suoi columnist Pio Pompa. Non è meraviglioso?
Riceviamo e pubblichiamo:
Caro Roberto,
Mi spiace molto che tu abbia ospitato Travaglio che mi vomita addosso di tutto da 2006 venendo premiato come umorista dell'anno a Bordighera avendomi rincorso con il machete mentre io non potevo difendermi. Ma il tuo titolo è sbagliato proprio. Io non sono stato perdonato. Ho scontato una pena di 8 anno quando la radiazione ne prevede 5.
Non mi sono dimesso per paura della radiazione visto che anche se morto mi hanno rincorso lo stesso radiandomi illegittimamente - sentenza ovviamente annullata dalla Cassazione ma intanto l'ho subita. Io ho chiesto di reiscrivermi per lavorare.
A domanda ho risposto che mi rendo conto di aver fatto per presenzione gravi sbagli. Nessun perdono e non ho nulla di cui vergognarmi. Non ho preso soldi per me. Ti sfido a pubblicare la testimonianza giurata di Pollari, te la invio. Mi basta che tu la legga!
Ciao Renato Farina
Ps - Pollari testimonia alla Commissione d'inchiesta parlamentare. Non essendo imputato non ha facoltà di mentire. Dice quanto può essendo legato dal segreto di Stato. Mi perdonerai se non scrivo nulla ma vorrei dedicare il mio primo articolo da ri-giornalista a qualcosa di meglio che l'allegro vomito di Travaglio.
All’ Onorevole Professor Rocco Buttiglione,
Presidente della Commissione d’indagine
richiesta dal deputato Renato Farina
Onorevole Presidente, mi pregio presentare all’autorevole Commissione da lei guidata le risposte alle domande postemi dall’onorevole Renato Farina, in merito a vicende di cui ho avuto ed ho contezza per diretta esperienza. Esse saranno necessariamente laconiche essendo molti di questi temi coperti dal segreto di Stato. Mi esprimerò, dunque, nei limiti in cui l’Autorità di Governo mi ha sempre autorizzato a riferire. Reputo, peraltro, che quanto comunicherò qui sia sufficiente a rappresentare la realtà dei fatti con una testimonianza sulla quale impegno il mio onore.
Domanda. Signor Generale! Lei è stato direttore del SISMI, può raccontare, nei limiti impostile dal rispetto del segreto di Stato, quale sia stato il rapporto tra l’organo da lei diretto e Renato Farina a quel tempo vice direttore di “Libero”?
Risposta. Il dottor Renato Farina su invito dell’Autorità politica competente, dinanzi a problematiche drammatiche in cui erano coinvolti cittadini italiani sequestrati in scenari di guerra, ha accettato di fornire un contributo utile alla soluzione di questi casi, mettendosi disinteressatamente a disposizione di quell’Autorità ed esponendosi anche a gravi rischi. Non mi risultano motivazioni diverse da pure ragioni umanitarie. Ripeto: il coinvolgimento del dottor Farina nasce da una richiesta precisa delle Autorità perché mettesse a disposizione le sue conoscenze. Non mi risulta che in alcun modo ciò abbia potuto indurre alcun coinvolgimento né alcuna equivoca concezione della professione giornalistica. Soggiungo che il dottor Farina non è mai stato collaboratore del SISMI. Egli ha “fiancheggiato” talune iniziative per conto dell’Autorità di Governo.
Domanda. Da quali intenti Renato Farina ritiene sia stato mosso, considerando i colloqui avuti con lui e i suoi comportamenti in relazione ai fatti per i quali è stato richiesto il suo coinvolgimento?
Risposta. Mi sono convinto, per i contegni tenuti in quelle contingenze, che lo spirito che lo ha animato – non sono in grado di entrare ovviamente nella sua mente – sia legato ai suoi intimi convincimenti e al suo modo di pensare in conformità all’articolo 52 della Costituzione dove si afferma che “La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino”.
Domanda. E’ corretto che Farina sia stato definito “meglio noto come agente Betulla”?
Risposta. No, Farina non è l’agente Betulla, e non è mai stato una fonte del SISMI. L’appellativo Betulla riguarda situazioni e soggetti diversi. Betulla dunque non è mai stato il dottor Farina. Ho già chiarito dinanzi al Parlamento sin dall’agosto del 2006 questi fatti (audizione COPACO), e le circostanze che hanno indotto a questa deformazione dei fatti. Sono pervenuto al convincimento che le dichiarazioni rilasciate dal dottor Farina in sede processuale siano state alimentate da una duplice esigenza.
ALESSANDRA MUSSOLINI CON RENATO BETULLA FARINA
Innanzitutto e prioritariamente quella di non compromettere dal punto di vista etico e morale un’attività segreta, benemerita e nota ai competenti organi governativi, volta a conseguire obiettivi di sostegno e di solidarietà a cittadini italiani e non italiani in circostanze drammatiche. Per altro verso queste dichiarazioni dipendenti invece da una volontà contingente di attenuare conseguenze processuali assai verosimilmente probabili in un momento in cui l’alta suggestione mediatico-giudiziaria avrebbe potuto arrecare nel breve-medio periodo esiti non coerenti con la realtà dei fatti.
Riferisco tale opinione considerando anche i successivi sviluppi giudiziari che lo hanno visto patteggiare accettando una pena per favoreggiamento esauritasi in una erogazione pecuniaria. Sono dell’avviso che solo la sua situazione famigliare, e il conseguente computo dei costi-benefici, lo abbiano indotto a risolvere il suo contenzioso con la giustizia nei termini noti.
Domanda. Farina può essere qualificato come “informatore dei servizi segreti da giornalista”?
Risposta. Come già detto, no, nel modo più assoluto. Non può essere definito così né nella forma né nella sostanza.
Domanda. Le risulta che il dottor Farina abbia “costruito e pubblicato dossier falsi”?
Risposta. Per quanto è a mia conoscenza posso sicuramente riferire di no – rigorosamente di no! Non ha né costruito né ha propalato dossier falsi.
Domanda. A Lei risulta che il coinvolgimento di Renato Farina abbia avuto per motivo e/o si sia risolto in un “attentato alle istituzioni democratiche”?
Risposta. Per quanto a mia conoscenza, rigorosamente no. È esattamente vero il contrario. Sia nelle vicende dei sequestri in Iraq sia successivamente, l’intento è stato quello di salvaguardare vite umane e tutelare istituzioni democratiche.
Domanda. Corrisponde al vero che Farina sia stato “a libro paga” del SISMI o comunque abbia ricevuto compensi dalla struttura da Lei diretta?
Risposta. Il dottor Farina non ha mai ricevuto compensi in denaro. Le evidenze documentali che gli sono state contestate non riflettono erogazioni a lui dirette.
Domanda. La collaborazione di Farina ha contribuito alla liberazione di sequestrati in scenari di guerra?
Risposta. Sicuramente, anche sulla base di prove documentali, devo rispondere di sì. Ciò è perfettamente noto anche alle competenti Autorità di Governo.
Domanda. Questa attività lo ha esposto e lo espone tuttora a rischi per l’incolumità sua e della sua famiglia?
Risposta. In piena coscienza sono convinto di sì.
In fede
Generale Professor Nicolò Pollari
Magistrato del Consiglio di Stato
Roma, 17 febbraio 2010
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