DAGOREPORT – DONALD TRUMP HA IN CANNA DUE ORDINI ESECUTIVI BOMBASTICI, CHE FIRMERÀ IL GIORNO DOPO…
Fabio Martini per “La Stampa”
Il presidente del Consiglio non lo dice in pubblico ma se ne è convinto: il suo annuncio sulla futura abolizione delle tasse sulla prima casa sta producendo effetti sul “Renzi-percepito”, stemperando nell’opinione pubblica la sensazione di un ennesimo leader in fase di riflusso e alimentando l’idea di una leadership ancora capace di incidere sul corso delle cose. Con questa speranza e in questa logica ogni (eventuale) battuta a vuoto del governo potrebbe di nuovo rimettere in crisi la narrazione renziana: ecco perché a palazzo Chigi hanno dato disposizione di procedere da qui alla pausa estiva a colpi di fiducia.
Dunque fiducia sul decreto enti-locali, già votata dalla Camera e fiducia sullo stesso provvedimento domani al Senato; fiducia a palazzo Madama sulla legge fallimentare, con dentro le norme sull’Iva. Su provvedimenti più delicati (intercettazioni, riforma Rai), sui quali la fiducia è politicamente improponibile, Renzi scommette anche sui nuovi apporti che dovrebbero essere garantiti al Senato dai “transfughi” da Forza Italia guidati da Denis Verdini, personaggio molto controverso, in particolare a sinistra.
Certo, ancora non si sa quanti senatori comporranno il nuovo gruppo “verdiniano”, nel quale dovrebbero comunque essere compresi anche parlamentari che già da tempo votano a favore del governo. Ma proprio su questo fronte a palazzo Madama comincia a serpeggiare un effetto-paradosso: l’approdo di Verdini - anziché allargare la maggioranza - potrebbe restringerla. Un “effetto-Verdini” al contrario, prodotto dal rigetto che su alcuni senatori potrebbe determinare la confluenza del nuovo manipolo? Un “effetto” - ecco la sorpresa - che sta colpendo diversi senatori del Pd che non appartengono alla minoranza.
Racconta Felice Casson, vicepresidente della Commissione Giustizia: «Dalle prime discussioni con diversi senatori che non appartengono al “gruppo dei 25” sta emergendo una crescente insofferenza per l’approdo, per alcuni persino nel Pd, di “stabilizzatori” che rischiano di diventare dei destabilizzatori».
Conferma un personaggio di diversissima estrazione. un esperto navigatore come il senatore Paolo Naccarato, già braccio destro di Francesco Cossiga: «E’ sintomatico che dopo le prime polemiche, nello stesso giorno sia Verdini che palazzo Chigi si siano affrettati a precisare che non esistono accordi sottobanco. Un personaggio avvertito come Renzi deve aver percepito il rischio di contraccolpi al di là della minoranza Pd e d’altra parte chiunque abbia frequentato il Senato. se ne è accorto: anche diversi senatori renziani si stanno chiedendo: ma Verdini a che serve?».
Certo, il supporto dei “verdiniani” diventerà importante nell’unica battaglia politica che attende Renzi nei prossimi mesi, quella a settembre sulla riforma costituzionale. Eppure un altro proverbiale conoscitore delle logiche parlamentari, Rocco Palese, di Forza Italia, prende realisticamente atto: «Oramai al Senato esiste virtualmente un “Comitato permanente pro-2018”, senatori pronti a supportare il governo per tutta la legislatura, in tutti i passaggi. Se Renzi non commetterà gravi errori, lo porteranno in carrozza fino al 2018».
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