DAGOREPORT - SUL PIÙ TURBOLENTO CAMBIO D'EPOCA CHE SI POSSA IMMAGINARE, NEL MOMENTO IN CUI CRISI…
Carlo Bertini per "La Stampa"
Vietato parlarne pubblicamente, «perché solo mettere in discussione le larghe intese significa indebolirle e fare un cattivo servizio a Enrico», ma nel Pd ormai sono in molti a pensare che se Berlusconi staccasse la spina, l'unico sbocco accettabile non sarebbe certo un Letta bis, ma un governo istituzionale non guidato da un premier Democratico; un governo a scadenza breve, utile solo a portare il paese alle urne senza il porcellum.
Con un profilo istituzionale e molto tecnico, a cui il Pd darebbe un appoggio esterno, «perché non vogliamo ripetere l'errore facendo un Monti due», spiegano dalle parti di Epifani. Sembrerà paradossale, ma questo scenario mette d'accordo le due truppe avversarie di renziani e bersaniani, che su tutto il resto sono su barricate opposte, a cominciare dal nodo se congelare il congresso o no nel caso venisse giù tutto l'impianto attuale.
Ma c'è anche chi fa notare come allo stesso Letta non converrebbe logorarsi guidando un esecutivo debole e raffazzonato, poco credibile in Europa, che non sarebbe certo un buon biglietto da visita per sfidare alle primarie Matteo Renzi. Tanto che il contrattacco del premier da Vespa e quell'uscita sulla volontà di ridurre le tasse sul lavoro come priorità , al Nazareno viene considerata già un segnale che «anche Enrico si sente già in campagna elettorale».
Dunque, se pubblicamente lo scenario di un Letta bis viene brandito per frenare la voglia di Berlusconi di staccare la spina alle larghe intese, in realtà nei colloqui privati tra i dirigenti del Pd questo sbocco è visto come altamente improbabile, «a meno che non si verifichi un vero smottamento nel Pdl e tra i 5Stelle, noi riusciremmo ad accettare solo un governo guidato istituzionale, magari retto dal presidente del Senato, per fare la legge di stabilità e quella elettorale», spiega uno di quelli che tengono i contatti con tutti, in primis con Matteo Renzi.
Anche nell'inner circle del «segretario emerito», così viene chiamato scherzosamente Bersani dai suoi detrattori, la musica è la stessa. «Un Letta bis con numeri risicati, sotto il bombardamento costante di tivvù e giornali della destra, non conviene a nessuno ed Enrico ha fatto già capire di non essere uomo per tutte le stagioni», dicono gli uomini ancora fedeli all'ex leader. Il quale non crede affatto che una situazione come l'attuale possa reggere a lungo e che Berlusconi proverà comunque a provocare la crisi.
«E' possibile che mercoledì non succeda niente e che anche a metà ottobre quando arriva la sentenza da Milano sull'interdizione di Berlusconi non succederà niente?», chiede il bersaniano Nico Stumpo seduto su un divano alla Camera. «Non sappiamo quali scenari, se ce ne fosse uno con Letta che mettesse in pratica quanto dice sempre, cioè che lui non resta lì a tutti i costi?».
Una delle teste pensanti del renzismo, Paolo Gentiloni, la mette giù così per spiegare quanto sia poco probabile un Letta bis. «Le larghe intese nascono da uno stato di necessità e sosteniamo questo governo per questo, ma se tale opzione fallisse per colpa di Berlusconi, allora si torni a votare». Un modo elegante per dire che i numeri per un Letta bis nei gruppi parlamentari del Pd non ci sarebbero, punto. Altra storia invece è l'accordo con Renzi sui tempi del congresso, ancora in alto mare.
Lo stesso Stumpo, che lavora gomito a gomito con Epifani, annuncia che «le primarie si riusciranno a fare il 15 dicembre se venerdì in assemblea si trova un'intesa politica per abolire l'automatismo tra segretario e candidato premier e sulla tempistica, per far partire prima i congressi locali e separare l'elezione dei segretari regionali da quella del leader. Ma se per assurdo l'8 dicembre venissero sciolte le Camere, non si può chiedere al paese di aspettare il nostro congresso per le consultazioni...»
IL SALUTO TRA RENZI E BERSANI bersani renzi BERSANI-RENZIrenzi bersani jpegGuglielmo EpifaniNICO STUMPO Paolo Gentiloni
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