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IL RIMPASTO POTREBBE ESSERE INDIGESTO PER LA DUCETTA – “LA STAMPA”: “PUNTUALE E IMPLACABILE, ECCO LA SEMPITERNA EVOCAZIONE DEL "RIMPASTO”. QUI HA A CHE FARE CON LA FRUSTRAZIONE STORICA DI MATTEO SALVINI, ORFANO DEL VIMINALE. SI È CAPITO CHE NON PORTERÀ A NIENTE. ASSOLUZIONE O NO, C'È SEMPRE IL PROBLEMA DEI RAPPORTI CON LA RUSSIA. AL MASSIMO, E DIPENDE DALL'ESITO NON IMMINENTE DELLA VICENDA GIUDIZIARIA, PER GIORGIA MELONI SI PORRÀ UN CASO SANTANCHÈ. NON PROPRIO UN RIMPASTO. PERÒ LA PAROLA COMUNQUE MISURA UN CLIMA. AVVISO AI NAVIGANTI” – I COMPLOTTI, LA “VERIFICA”, LA “CABINA DI REGIA”, LA “FASE DUE”: IL VOCABOLARIO DEI RIMANEGGIAMENTI DI GOVERNO
Estratto dell’articolo di Alessandro De Angelis per “La Stampa”
Puntuale e implacabile, ecco la sempiterna evocazione del "rimpasto", uguale a se stessa dai tempi di Mariano Rumor a quelli di Elon Musk. […] Financo il Cavaliere fu costretto al rito nel 2004. Prima un "mini-rimpasto", con la sostituzione di Giulio Tremonti con Domenico Siniscalco e la nomina di Marco Follini, allora leader dell'Udc, come vicepremier. Si parlò di "fine della monarchia". Poi, dopo le regionali, dimissioni e Berlusconi bis. Di pilotato ci fu poco. E, l'anno dopo, elezioni perse.
Qui si tratta di un'altra cosa, che ha a che fare con la frustrazione storica di Matteo Salvini, orfano del Viminale. Si è capito che non porterà a niente. Assoluzione o no, c'è sempre il problema dei rapporti con la Russia.
Anzi, il paradosso è che la smania ha prodotto l'effetto l'opposto, stoppando financo la chiacchiera sulla candidatura di Matteo Piantedosi a governatore della Campania. Meglio non liberare la casella, non si sa mai.
daniela santanche giorgia meloni
Al massimo, e dipende dall'esito non imminente della vicenda giudiziaria, per Giorgia Meloni si porrà un caso Santanchè. Un po' come quando Matteo Renzi fu costretto a cambiare, per altre ragioni, un paio di ministri, Federica Guidi e Maurizio Lupi. Quindi non proprio un rimpasto. Coprirebbe di polvere il nuovo corso che, per la premier, a fine legislatura, ha incorporato il record del governo più longevo senza interruzioni: più di Bettino Craxi e, appunto, di Silvio Berlusconi.
Però la parola comunque misura un clima. Avviso ai naviganti. Se mai diventerà una cosa seria, lo segnaleranno altre due formule da cacciare dalla naftalina: "verifica", che al momento nessuno ha la forza di chiedere, e "fase due", accompagnata, dai più raffinati, dalla richiesta di un "cambio di passo".
La invocò, per stare agli ultimi lustri, duecento volte la Lega durante il berlusconismo, Mario Monti durante il montismo, Enrico Letta durate le larghe intese con tanto di conclave in monastero. Pure Giuseppe Conte che poi, terminati gli Stati generali per il rilancio, cadde, nonostante il tentativo di un governo "ter".
silvio berlusconi giulio tremonti1
Proprio quel governo sdoganò, altro classicone, la "cabina di regia", altra rivincita della Prima Repubblica: l'indecisionismo mascherato da strumento operativo. Giorgia Meloni le ha convocate su Pnrr, migranti, Giubileo, siccità, Lep, la centesima sull'Ilva e, come trovata chic, il Cnel coinvolto sul salario minimo. […]
Nella sua declinazione più politica, e ancora non ci siamo, la cabina di regia annuncia dolori in arrivo con la richiesta di maggiore "collegialità" da parte degli alleati. […] Però un po' di agitazione si misura su un altro sempreverde: il complotto, inteso come ricerca del nemico esterno come alibi rispetto alle difficoltà interne. La letteratura è sterminata, dalle "manine e manone" di Bettino Craxi al "complotto dello spread" (copyright Renato Brunetta).
Nel 1994, quando Giorgia Meloni aveva 17 anni, l'allora vicepremier del Berlusconi 1, Pinuccio Tatarella, passato alla storia come il ministro dell'Armonia, fece l'elenco dei poteri forti che tramavano nell'ombra: "Corte Costituzionale, Csm, Mediobanca, servizi segreti, Massoneria, Opus Dei, Bankitalia, i gruppi editoriali, la grande industria privata". L'Unto del Signore scese dalle stelle sotto Natale, semplicemente perché Umberto Bossi gli tolse la fiducia.
Trent'anni dopo sono tornati di moda i fantomatici complotti di lobbisti, gruppi di pressione economici e editoriali, centri di potere, con annesse varianti hard tra Soros, Goldman Sachs, Trilateral.
GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO
CIRCO MELONI - LA RUSSA E SANTANCHE - VIGNETTA BY MANNELLI PER IL FATTO QUOTIDIANO
Matteo Renzi e Federica Guidi
I PALETTI DI GIORGIA MELONI A SALVINI E TAJANI- VIGNETTA DI ITALIA OGGI
daniela santanche giorgia meloni
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