MASCHI CONTRO FEMMINE - RINVIATO IL VOTO SULLA LEGGE CHE ABOLISCE L’OBBLIGO DEL COGNOME PATERNO - LE PIDDINE, LA MARZANO IN TESTA, STREPITANO MA IL FRONTE MASCHIO È BIPARTISAN - LA RUSSA RACCOGLIE FIRME PER IL VOTO SEGRETO

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1. STOP ALLA LEGGE SUL DOPPIO COGNOME

Cristiana Salvagni per “la Repubblica

 

Ignazio La Russa Ignazio La Russa

Maschi contro femmine. Sembrava a un passo dal voto finale alla Camera la legge sul cognome dei figli che abolisce l’obbligo di trasmettere il paterno, lasciando liberi i genitori di scegliere tra quello del padre o della madre o di entrambi, e che stabilisce che in caso di disaccordo vengano assegnati tutti e due. Approvata all’unanimità dalla commissione Giustizia la scorsa settimana, ieri il testo era all’esame dell’assemblea.

Invece, a sorpresa, il voto è stato rinviato.

 

Mandando su tutte le furie diverse deputate, che dello stop accusano i colleghi in Parlamento. «È colpa dei veti culturali opposti dai deputati maschi a una legge che avrebbe dovuto porre fine alla concezione patriarcale della famiglia», punta il dito la relatrice Pd sulla nuova legge Michela Marzano.

 

«Il testo recepisce una norma di buon senso ed è assurdo che debba essere bloccato per l’opposizione trasversale di alcuni deputati, per lo più uomini», aggiunge la deputata Pd Caterina Pes. «Ogni volta che si cerca di mettere mano a questioni così ancestrali si crea un blocco culturale ostile», sottolinea la deputata Sel Marisa Nicchi.

 Michela Marzano Michela Marzano

 

Il meccanismo della legge risponde alla sentenza della Corte europea del diritti dell’uomo che nel gennaio scorso ha condannato l’Italia per violazione del principio d’uguaglianza (perché negare la possibilità di trasmettere il cognome della madre discrimina le donne) e vuole allineare il nostro Paese agli altri europei, come Spagna, Germania e Inghilterra.

 

In particolare ricalca il modello francese e prevede che i genitori possano scegliere se dare al figlio il cognome del padre, della madre o di entrambi, nell’ordine da loro stabilito. In caso di disaccordo stabilisce che vengano attribuiti tutti e due in ordine alfabetico. Inoltre per evitare che fratelli nati dagli stessi genitori abbiano cognomi diversi dispone che quello scelto per il primo figlio sia trasmesso ai successivi. Infine prevede che la persona con due cognomi possa poi trasmetterne ai figli soltanto uno.

 

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Proprio questo punto fa scoppiare in aula la bagarre. Stefania Prestigiacomo di Forza Italia solleva il dubbio che non sia giusto far scegliere ai figli quale cognome salvare. Ignazio La Russa raccoglie firme per chiedere il voto segreto e propone il rinvio in commissione.

 

Anche Alessandro Pagano del Nuovo centrodestra e Rocco Buttiglione dell’Udc sollevano perplessità. Per risolvere le questioni formali si riunisce la commissione dei Nove ma il voto finale non arriva più: la proposta di legge viene rinviata a una seduta da fissare, forse, prima della pausa estiva.

 

2. “È MANCATO IL CORAGGIO MI SENTO TRADITA DAGLI UOMINI DEL MIO STESSO PARTITO”

Cristiana Salvagni per “la Repubblica

RENZI RIDE RENZI RIDE

 

«Stava filando tutto liscio, la proposta di legge in commissione era stata votata all’unanimità, invece anche in una parte del Pd, soprattutto maschile, hanno prevalso le idee retrograde che non vogliono farci allineare all’Europa».

 

È delusa Michela Marzano, relatrice del Pd per la nuova legge sul doppio cognome, per la frenata improvvisa in aula. «Mi sento tradita dal mio partito, dai dirigenti del gruppo parlamentare che non hanno avuto il coraggio di cambiare. Abbiamo perso un’occasione».

 

Cosa rimprovera ai suoi colleghi?

«Contestano l’impianto stesso della legge perché non concepiscono la possibilità di scelta. Ieri in aula è stato come se si aprisse un vaso di Pandora delle idee patriarcali della destra, assecondate purtroppo dai miei compagni di partito. Ma non è perché trenta persone non sono d’accordo che si abbassano le braccia e si assecondano le idee reazionarie».

camera dei deputaticamera dei deputati

 

Alcuni dicono che il testo è caotico.

«Il testo è semplicissimo e risponde anche all’infrazione che ci è stata contestata dall’Europa per mancanza di eguaglianza tra uomo e donna. È allineato ai meccanismi di Spagna, Germania, Inghilterra e Francia. Il problema è che molti di quelli che lo contestano neanche l’hanno letto: vogliono che sia ancora lo Stato a decidere e a imporre delle regole e per questo dicono che è caotico».

 

Pensa che sia tutta una scusa per mantenere una impostazione maschilista nella trasmissione del cognome?

«Posso dire che molti di quelli che ieri sono intervenuti contro l’impianto della legge sono uomini e così quelli che hanno votato contro ai primi tre articoli, anche nel mio partito. Ma questa è una scelta codarda e chi l’ha fatta chiaramente non ha capito il messaggio di cambiamento di Renzi».

 

3. “QUEL TESTO È UN CAOS COSÌ RISCHIAMO DI PERDERE I SEGNI DI APPARTENENZA ALLA FAMIGLIA TRADIZIONALE”

Cristiana Salvagni per “la Repubblica

 

CAMERA DEI DEPUTATI CAMERA DEI DEPUTATI

«Meglio il sorteggio all’ordine alfabetico. Anzi, meglio decidere che si trasmette solo il cognome della madre a questo testo caotico che scardina le indicazioni di appartenenza alla famiglia». Non piace a Ignazio La Russa, deputato di Fratelli d’Italia, la legge sul doppio cognome. «Ma non fatemi passare per maschilista, non è perché tifo per il padre che sono contrario. Piuttosto: visto che mater semper certa est, pater numquam , allora trasmettiamo solo il nome della donna».

 

Ci sarebbe la rivolta dei padri e non si risolverebbe il problema dell’infrazione europea sulla mancata uguaglianza...

«Non lo so, ma così non sono contenti né i padri né le madri: si accontenta solo qualche velleità modernista e si fanno litigare i componenti della coppia nel momento in cui diventano genitori. Se li immagina i signori Zapulla e Aselli? Come si può accettare che, se non sono d’accordo, prevalga l’ordine alfabetico?».

 

MATTEO RENZIMATTEO RENZI

Ha tre figli maschi: che effetto le fa pensare che i suoi nipoti potrebbero non portare il suo cognome?

«Certo io preferirei che avessero il mio cognome ma ci si adegua alla legge. Comunque penso che in alcune parti di Italia anche le mogli preferiscano trasmettere il cognome del padre. Altrimenti si perdono i riferimenti generazionali, si distrugge il vincolo della famiglia

che un nome aiuta a mantenere».

 

Dice che non tifa per i padri. E che ne pensa dei suoi colleghi, visto che per ora in Parlamento ha prevalso l’impostazione maschilista?

«Tanti non vogliono modificare l’impostazione culturale vigente e per questo dico che non c’è fretta e che il testo deve tornare in commissione: altrimenti, se la proposta di legge non sarà chiara, proporrò il voto segreto».