DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA…
Fabrizio Roncone per “Sette - Corriere della sera”
Anche nei selfie con panorama su Ponte Vecchio: sempre con quella simpatia un po’ stiracchiata, quel sorriso un po’ forzato in un miscuglio di rancore mai sopito e desiderio di vendetta malcelato (vendetta politica, s’intende). La promessa di Matteo Renzi, più o meno, è: non avete capito il fenomeno che ero e che sono e mi avete fatto fuori, ma io, prima o poi, tornerò a Palazzo Chigi per riprendermi quella poltrona da premier (la modestia e l’ottimismo sono doni del Cielo). Va bene: però qual è il piano per riuscire in una simile impresa?
Su una cosa, tutti gli osservatori concordano: Renzi ha deciso di uscire dal Partito democratico e fondare un soggetto che germogli lì al centro, diciamo una specie di margheritina. Il primo problema è che, esattamente in quel punto, è però già andato a piazzarsi con il suo movimento Carlo Calenda, spinto sulla scena con perfetto tempismo da Paolo Gentiloni (che, dicono, detesti Renzi, ma proprio una roba da bolle, da eritema, anche se poi Gentiloni - nobile d’animo e di famiglia - nega sdegnato).
PAOLO ROMANI MARIA ELENA BOSCHI
Certo, Calenda è stato veloce, però - spiegano nel monastero del renzismo - il cocco pariolino di Gentiloni guarderà a sinistra, se la intenderà con Nicola Zingaretti, mentre noi abbiamo un altro, grandioso piano. Così ti raccontano che Renzi, intimo amico di Denis Verdini, da mesi parla con Paolo Romani, ex berluscones di rango, e da un po’ osserva con insistenza anche Mara Carfagna, da molti indicata come possibile erede del Cavaliere alla guida di Forza Italia. Insomma, l’idea di Renzi sarebbe quella di far crescere la sua margheritina annaffiandola con voti berlusconiani in uscita (o in fuga, fate voi).
Riuscirà questa operazione?
Nel monastero c’è grande agitazione. Sacerdoti e sacerdotesse della congrega del Giglio sanno che, in caso di elezioni, sempre probabili, sarebbero tagliati fuori dalle liste di Zingaretti e perciò incalzano il capo, mettendogli fretta. Ma il capo cincischia. Perché?
Perché - soffiano - il piano non piacerebbe alla solita Maria Elena Boschi, convinta che in un partito di regina ne basti una sola (e lì il povero Matteo perde il sorrisone dei selfie: sa che la nuova regina porterebbe voti a vagoni; mentre ricorda che l’altra, per riuscire ad essere eletta, fu costretta a candidarsi sulle Alpi, a Bolzano).
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